Fa causa alla banca e vince ; 09/09/2010L'istituto le chiede 18mila euro ma ora deve risarcirla CHIETI. Imprenditrice di Ortona perseguitata dalla banca. L'istituto di credito pretendeva dalla titolare di un'azienda che produce ingranaggi oltre 18 mila euro. Ma il giudice del tribunale di Ortona ha condannato la banca a pagare 38 mila euro.La sentenza è di qualche giorno fa, firmata dalla giudice Rita Carosella che nel provvedimento ha condannato un noto istituto di credito a versare in favore della imprenditrice anche la rivalutazione monetaria, calcolata dalla chiusura del conto, 2005, ad oggi. In sostanza il tribunale ha dichiarato che la banca ha applicato in danno della imprenditrice interessi ultralegali e anatocistici (interessi sugli interessi).La donna, che opera nel territorio di Ortona da diversi anni vistasi illegittimamente indebitata, L'imprenditrice dal 1992 aveva acceso con la banca un conto corrente. In seguito, dal 1995 al 2005, anno in cui è stata costretta a chiudere ogni rapporto con l'istituto, altri quattro, alcuni ordinari altri sotto forma di anticipi sempre relativamente alla sua attività di imprenditrice. Ad un certo punto si è vista lievitare gli interessi in modo tale da trovarsi stretta in una morsa di debiti. La donna nel 2004, ha citato la banca.Il legale ha chiesto che venisse dichiarata l'illegittimità del criterio di determinazione degli interessi, la illegittimità della capitalizzazione trimestrale degli interessi passivi, l'illegittima applicazione delle valute commissioni di massimo scoperto e spesa di tenuta di conto corrente, la nullità delle clausole contrattuali. Nell'atto di citazione l'imprenditrice ha chiesto che le venissero applicati i soli interessi legali. Nella citazione ha chiesto anche il risarcimento dei danni subiti per non aver potuto disporre di maggiori risorse finanziarie da impiegare nell'esercizio della propria attività. La banca, dal canto suo, ha chiesto che la domanda venisse rigettata e la legittimità di quanto aveva chiesto all'ex cliente, sostenendo che la citazione fosse arrivata anche fuori tempo massimo, ovvero si fosse prescritta. Ma la giudice Carosella ha accolto tutte le richieste della imprenditrice delegittimando il comportamento della banca e invertendo in sostanza le posizioni. Da creditore l'istituto di credito dovrà versare alla donna circa 38 mila euro. L'unica richiesta non accolta è stata quella sul risarcimento dei danni extra. Un successo per l'imprenditrice che dà speranza a tanti altri vessati dalle banche.
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08/09/2010, ore 12:50
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09/09/2010, ore 10:18
i hai ragione,di soldi ne devi spendere,però alla fine le cause le vinci e i risarcimenti arrivano,te lo posso assicurare personalmente..si rischi 20 per avere 500..mica male. |
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09/09/2010, ore 11:34
E' proprio questo il punto su cui....puntano le banche disoneste o che fanno le furbe: per recuperare i tuoi soldi, devi spenderne altri, senza neppure avere la sicurezza di riportarli a casa.... e non solo ha ragione Risparmio a domandarsi quanti vanno fino in fondo, ma quanti sono quelli che per poche centinaia di euro lasciano perdere del tutto e non ci provano nemmeno? E' anche per questo che la class action da così fastidio.... |
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09/09/2010, ore 12:33
quando sono poche centinaia di euro,non vale manco la pena di citare la banca,ma quando si parla di decine di migliaia di euro se non centinaia di migliaia..be la cos acambia!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! |
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09/09/2010, ore 12:47
Appunto... se 100 creditori da 1000 euro l'uno si "consorziano".... |
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09/09/2010, ore 12:49
Se si dovesse parlare di qualche decina di migliaia di euro potrebbe valere la pena di contestare il rapporto con la banca, naturalmente bisogna affidarsi ad un avvocato che abbia la mano sulla coscienza, Per iniziare una causa con una banca facendo opposizione al D.I. pervenuto ,bisogna pagare un fondo spese iniziale all'avvocato (300-500 euro) per l'ooposizione, le marche per l'opposizione a seconda del valore del D.I., e poi se vuoi essere sicuro di quello che fà il CTU nomina un CTP, allora devi pagare anche questo, ma le spese di CTU nominato dal tribunale al 99% dei casi sono addossati alla banca, poi se il correntista risulta di aver avuto ragione, le spese di CTU e le spese legali sono addebitate tutte alla banca. E' corretto dire che per tentare una causa bisogna anticipare però come dice qualche utente bisogna anche valutare l'entità della somma che si potrebbe ri-avere. Per una somma contestata di -15000, e dal ricalcolo (fatto prima da un CTP) si potrebbe ottenere € 150.000,00, beh a questo punto non conviene neanche perderci tanto tempo a riflettere se agire per il ricalcolo o chiedere un saldo a stralcio o un piano di rientro, a mio modesto parere, bisogna fare un profondo respiro iniziale (anche sforzo economico) e citare la banca. |
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