Chissa' chi sta cominciando a "tremare"?Ecco l'archivio segreto di Andreotti:3.500 faldoni in un caveau blindato Invia Stampa ROMA (10 gennaio) - Svelato per la prima volta l'archivio del senatore a vita Giulio Andreotti, depositato nel caveau blindato dell'Istituto Don Sturzo a Roma, dove tutti i principali esponenti della Dc hanno lasciato le loro carte. L'agenzia Ansa ha avuto la possibilità di visitarlo e, per la prima volta, di fotografarlo. Per ora l'archivio del senatore a vita è ancora chiuso, tranne particolari autorizzazioni, alla consultazione pubblica e ci vorrà ancora del tempo anche perché il novantenne ex sette volte presidente del consiglio continua ad ''alimentarlo'' quotidianamente e a consultarlo per i suoi libri, interventi, discorsi. Nel deposito di sono 3.500 grandi faldoni - ''buste'' secondo la denominazione archivistica - conservati in due grandi archivi a scomparti mobili che hanno occupato due stanze dei sotterranei dell'Istituto che già accoglie le 1.400 buste di Luigi Sturzo e l'intero archivio della Dc.
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11/01/2009, ore 14:58
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15/01/2009, ore 18:01
dal mio alterego zorroNovant'anni (con la condizionale)Anche la terza Camera del Parlamento, “Porta a Porta”, ha festeggiato il 90° compleanno di Giulio Andreotti. Alla tetra cerimonia hanno partecipato: Cossiga, il palo; Macaluso, il difensore non retribuito «de sinistra»; Giulia Bongiorno, la difensora retribuita «de destra»; Pisanu, l’Andreotti sardo; Piercasinando, il lattante; Massimo Franco, il biografo autorizzato; e naturalmente Vespa, il maggiordomo. Mancavano solo Bontate e Badalamenti, prematuramente scomparsi. La Bongiorno tentava per l’ennesima volta di dimostrare l’assoluzione del suo cliente (in realtà salvato dalla prescrizione per il delitto di mafia commesso fino al 1980) e ci riusciva benissimo, visto che non c’era nessuno a contraddirla e a rammentare che, per un’accusa così grave, alla prescrizione si dovrebbe rinunciare. Macaluso biascicava le solite giaculatorie sulla «responsabilità morale», come se la mafia non fosse un reato. Pisanu delirava sul «processo Andreotti per distruggere la Dc», senza spiegare a quale partito fosse mai iscritto Mattarella. Piercasinando invocava la riforma della giustizia per evitare processi come quello. Ogni tanto, a svegliare lo scarso pubblico superstite, provvedeva l’emerito Cossiga con i toni pacati tipici dello statista: bava alla bocca, occhi iniettati di sangue, violente minacce a Caselli, ovviamente assente («in un altro paese lo prenderebbero a calci nel sedere»). Eppure la pompa funebre di “Porta a Porta” è stata utilissima: se l’insetto la fa franca anche stavolta, nessuno potrà più invocare il «contraddittorio» o protestare contro la «gogna mediatica» e le trasmissioni «a senso unico». Grazie, Bruno.zorro |
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16/01/2009, ore 16:01
dal mio alterego zorroCosina nostraProseguono i festeggiamenti vespiani per il 90° compleanno del prescritto Andreotti. Non contento di avergli regalato due ore di cosiddetto servizio pubblico senza contraddittorio, l’insetto scrive un editoriale celebrativo sul “Mattino”, sostenendo che la prescrizione per mafia è un’invenzione di Caselli e altri visionari. A suo dire l’accusa si basava sulle «parole di decine di pentiti» (falso, c’erano una decina di testimoni oculari, fra cui i migliori amici di Falcone e Borsellino) che sono stati «smentiti l’uno dopo l’altro» (falso: nessuno è stato denunciato per calunnia). Dunque, conclude lo storico di corte, «Andreotti, come si sa, fu assolto». Falso: assolto in primo grado per insufficienza di prove, si vide ribaltare la sentenza in appello con l’affermazione della «stabile ed effettiva partecipazione all’associazione per delinquere» – quella cosina chiamata Cosa Nostra – fino alla primavera 1980, cioè fino al secondo e ultimo incontro in Sicilia con il boss Stefano Bointate,con cui il Divo discusse del delitto Mattarella prima e dopo l’esecuzione. Vespa concede: «S’è detto che la Cassazione avrebbe confermato questa tesi». Ma in realtà «non s’è dichiarata competente a scegliere». Strano, il dispositivo (15.10.2004, II sezione, presidente Cosentino) recita: «La Corte rigetta il ricorso del Pg e dell’imputato e condanna quest’ultimo al pagamento delle spese processuali». L’imputato condannato a pagare è Andreotti. La sentenza confermata è quella d’appello: «reato commesso fino al 1980». Sono 2 righe, basta leggerle. Ce la possono fare pure le vespe.zorro |
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