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Bisignani non è Balzac, la P4 non esiste e noi siamo anche un po' stufi Condividi su facebook Scritto da Giancarlo Loquenzi venerdì 24 giugno 2011l'Occidentale - Ma Giorgio Napolitano perché non dice basta? Lui sempre così attento a ogni minima increspatura del vivere civile, della leale collaborazione istituzionale, dell’equilibrio tra i poteri, come può ignorare questa gigantesca onda di sterco riversata illegalmente su un governo democraticamente eletto, sui suoi ministri e sui parlamentari che lo sostengono?Nessuna comunità, non una famiglia, non un ufficio, non un giornale, potrebbero sopravvivere alla lacerazione di quel velo di ipocrisia che tiene assieme ogni relazioni umana. Immaginate per un momento se sottoponessimo a sorveglianza telefonica h24 tutti i giornalisti di Repubblica. Pensate alle malignità, alle invidie, ai giudizi impietosi sui colleghi, ai gossip sulle relazioni sentimentali, alle insinuazioni sugli scatti di carriera di questo o di quella, agli insulti verso i capi, direttore compreso. Pensate poi di pubblicare tutto a puntate sul Corriere della Sera. Repubblica non sopravviverebbe un giorno a un simile trattamento. La stessa convivenza civile dentro la redazione sarebbe irrimediabilmente compromessa. Eppure ogni giornalista di Repubblica ha il diritto sacrosanto di pensare che la sua collega è una puttana e il direttore è un imbecille, e ha lo stesso sacrosanto diritto di dirlo a chi vuole senza vederlo pubblicato sul Corriere della Sera. Quello che interessa al lettore è che il giornale sia ogni giorno puntualmente in edicola.Lo stesso e a maggior ragione vale per un governo. I ministri e le ministre sono persone come tutte le altre, al telefono parlano come chiunque di noi e hanno il diritto di pensare tutto il male che vogliono dei colleghi, e noi elettori non abbiamo il diritto si saperlo. Anzi è espressamente vietato dalla legge che ministri e parlamentari possano essere intercettati a strascico e se capita le registrazioni devono essere distrutte. Sollevare quel velo di ipocrisia che tiene unita qualsiasi comunità, nel caso di un governo, equivale a una consapevole operazione di destabilizzazione istituzionale. Seminare la sfiducia e il reciproco discredito tra i membri del gabinetto vuol dire compromettere il funzionamento di un supremo organo costituzionale e in definitiva attentare alla democrazia e all’interesse di ciascun cittadino, che sia pro o contro il governo. Il Capo dello Stato una parola potrebbe spenderla visto che non è certo avaro del suo dire.Si sostiene: ma si tratta di una lettura interessante, apre uno squarcio sul disfacimento di una classe dirigente, sullo stile privato di personaggi pubblici, illustra meglio di un romanzo un clima da fine impero. Può anche essere vero (e per molti versi come dirò più avanti non lo è) ma è forse questo lo scopo delle intercettazioni telefoniche? Non sono esse un odioso e in certi casi necessario strumento di polizia per confermare l’esistenza di reati all’interno di una inchiesta giudiziaria? Dov’è in questo caso l’inchiesta? Qual è il reato su cui si sta indagando, qualcuno se lo ricorda? Associazione segreta? Associazioni a delinquere? P4? Niente di tutto questo. Pensate che questa inchiesta di cui sinora si vede solo il risultato di un immane violazione del segreto istruttorio e della privacy di persone neppure indagate, ruota attorno all’ipotesi che Gianni Bisignani abbia violato…il segreto istruttorio.Eppoi, davvero le intercettazioni possono essere ridotte (o esaltate) a strumento di conoscenza socio-antropologica della sfera politica? Non c’è in questo una terribile e mortifera aberrazione del diritto? Forse è vero che ci manca un Balzac a raccontarci la piccineria dei potenti, ma santo cielo: i giornali pagano fior di scrittori, sociologi, intellettuali, grandi penne e sopraffini osservatori (e censori) dei pubblici costumi, possibile che tutti costoro si accontentino di copiare e incollare le carte delle procure. Se credono che ci sia un clima da fine impero, lo raccontino, lo documentino, se ne facciano testimoni, diano grandezza e tragicità al declino di un’epoca, anche negli aspetti più infimi; facciano Tom Wolfe, Truman Capote se ne sono capaci, non i piccoli spioni un tanto a riga.Già si sentono i primi allarmi per il rischio "bavaglio", i martiri della libera stampa fremono per tornare in piazza a recitare l'articolo 21 (ma si ricordino che viene prima l'articolo 15). Che venga questo bavaglio, anche per decreto, se serve a far tacere questa ridda di chiacchiere. Qui nessuno può dire: "è la stampa bellezza!", qui non c'è stampa e non c'è bellezza, perchè non c'è ricerca della verità. Ma solo consapevole servaggio verso l'autocelebrazione della casta dei giudici.E infine, a parte gli insulti, le gaffes, le chiacchiere a vanvera, che cosa davvero suscita tanto sdegno in questa valanga di intercettazioni? A leggerle con attenzione (anche questo ci tocca…) viene fuori la politica, che da che mondo è mondo è fatta così, a destra come a sinistra, nella prima repubblica (provate solo a pensare se avessero intercettato per tre mesi Franco Evangelisti) come nella seconda: un misto di ambizione personale, rivalità, alleanze, tentativi di prevedere le mosse altrui, millanteria. Certo nella politica c’è anche nobiltà, dedizione, senso di una superiore missione pubblica, ma è raro che se ne discuta per telefono e se capita state certi che a nessuno verrebbe in mente di trascrivere e pubblicare quella particolare telefonata.Con questo non voglio dire che i politici siano tutti santi e certamente non lo sono. Ma qui siamo al di fuori di qualsiasi regola giudiziaria: l’approdo in tribunale dell’inchiesta non è neppure all’orizzonte, tutto si consuma e si rovina sui giornali. Sento dire: vedremo alla fine se ci sono o no dei reati, saranno i giudici a dirlo, aspettiamo l’esito e il giudizio. Ma qualcuno si ricorda come è finita l’inchiesta P3, o quella Why Not o mille altre che hanno agitato le pagine dei giornali, mandato al macero vite e carriere e poi sono finite in bolle di sapone? Qualcuno chiede mai ai pm di rispondere delle loro azioni, delle loro spese, delle loro scelte? Certo che no: c’è l’obbligo dell’azione penale e soprattutto c’è la sacra e intoccabile indipendenza della magistratura. Così, come dice il procuratore capo di Napoli, se l’inchiesta è buona o cattiva lo decidiamo solo noi.In America un public prosecutor che spende denaro pubblico e trascina persone innocenti nella gogna mediatica senza portare a casa un buon numero di condanne definitive, se va bene finisce a fare l’avvocato del gratuito patrocino. Da noi, se va male, fa il sindaco.8 commenti

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Le uniche intercettazioni gossip che ho udito in tv sono state finora quelle della famiglia Misseri, e infatti nessuno si è speso per lui e per la sua privacy.Della c.d. P4 scopriamo che sotto c'era un sistema ombra dedito alla malversazione delle finanze e al controllo occulto sui media, gestito non si sa per conto di chi. E infatti è un continuo piagnisteo sulla privacy violata e sui costi insostenibili (come noto Misseri lo intercettano gratis e la Procura viene ripagata con gli introiti pubblicitari di Pomeriggio 5).Quanto ai governi "democraticamente eletti dal popolo", mi risulta che ce ne sia stato un altro eletto con lo stesso sistema (tipo 2006) il quale però non aveva nessun diritto/dovere di governare.Deduco che ogni tanto il "popolo" sbagli, la fortuna è che c'è sempre qualcuno pronto a correggerlo.

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