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Bufera napoletana: assessori arrestati e onorevoli coinvoltiredazione Mercoledì 17 Dicembre 2008 3 commenti * ½ 3 votiCondividi Alla fine è arrivata: la bufera giudiziaria di cui tanto si è parlato nei giorni scorsi si è abbattuta stamane su Palazzo San Giacomo. E non solo, perché ci sono anche due parlamentari in carica, Renzo Lusetti (Pd) e Italo Bocchino (vice capo dei deputati PdL), tra le persone coinvolte nell’inchiesta sulla delibera Global Service, approvata dal comune di Napoli, che ha portato stamani all’esecuzione di 13 misure cautelari nei confronti anche di alcuni assessori ed ex assessori della giunta Iervolino e all’arresto dell’imprenditore Alfredo Romeo (già coinvolto in un’inchiesta per corruzione a Roma).Associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta, abuso d’ufficio e corruzione: sono queste le accuse contestate all’entourage di uomini d’affari e del Comune di Napoli che avrebbero favorito l’assegnazione di un super-appalto da 400 milioni di euro per la realizzazione di lavori pubblici e manutenzioni alla società sotto inchiesta.Tra i destinatari delle misure cautelari emesse dal Gip di Napoli figurano gli assessori comunali Ferdinando Di Mezza (con deleghe al patrimonio e alla manutenzione degli immobili) e Felice Laudadio (edilizia), l’ex assessore alle Scuole, Giuseppe Gambale, l’ex assessore al Bilancio Enrico Cardillo (che si è dimesso il 28 novembre scorso, dicendo addio all’attività politica) entrambi agli arresti domiciliari, nonché un ufficiale della Guardia di Finanza in forza alla Dia, che avrebbe informato l’entourage dell’imprenditore Romeo delle indagini in corso.Nell’inchiesta, partita da una indagine della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, emerge però uno spaccato i interessi comuni tra maggioranza e opposizione ancora più inquietanti che mirava, secondo i magistrati, al saccheggio delle risorse pubbliche a fini privati.Un affare da 400 milioni di euro, in realtà mai partito per mancanza di copertura finanziaria. ‘’La prospettiva ultima è quella del saccheggio sistematico delle risorse pubbliche, spesso già di per sé insufficienti a rispondere alla drammatica situazione in cui versano Napoli e la sua provincia. Risorse che vengono veicolate verso l’esclusivo ed egoistico interesse di Alfredo Romeo e delle sue imprese in totale dispregio delle regole fondamentali della buona ed efficiente amministrazione'’ scrivono il procuratore aggiunto di Napoli Franco Roberti ed i sostituti Enzo D’Onofrio, Raffaello Falcone e Pierpaolo Filippelli nelle richieste di custodia cautelare al gip.Dieci giorni fa, intervistata da Lucia Annunziata a In Mezz’ora, il sindaco Rosa Russo Iervolino si era soffermata su alcuni passaggi della vicenda. La delibera era stata ‘’sottoposta di corsa ad una commissione contro la corruzione nella pubblica amministrazione, guidata dal prefetto Serra e composta da magistrati. E ci ha detto che andava bene'’. Poi era stata anche sottoposta a una commissione di giuristi e alti magistrati, ‘’secondo la quale le norme per la prevenzione degli incidenti sul lavoro non erano ancora forti'’. In ogni caso ‘’non abbiamo fatto la gara, non abbiamo fatto assolutamente nulla. E chi vuole imbrogliare non sottopone i documenti approvati a verifiche non dovute'’, si è giustificata.Per i magistrati, secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa, dalle telefonate intercettate si evidenzierebbe una “commistione impressionante tra politici di ogni colore e provenienza, organi istituzionali, pubblici funzionari, appartenenti alle forze di polizia, appartenenti alle forze di polizia”. Tutti “convergenti” scrivono i pm “a soddisfare le piu’ diversificate pretese dell’imprenditore, autocompiacendosi e grossolanamente di se stessi e dei risultati conseguiti”.La conversazione intercettata mostra “un esaltato assessore comunale nel parlare con Romeo dopo che è stato raggiunto l’obiettivo dell’approvazione del progetto Global Service per la manutenzione delle strada di Napoli nel senso voluto dall’imprenditore”.Che riceveva “illecito sostegno”, “analogo” a quello che gli sarebbe stato offerto dal parlamentare del Pdl Italo Bocchino, anche dall’onorevole Renzo Lusetti del Pd: lo scrivono i pm che indagano sulle presunte irregolarità al Comune. In una conversazione intercettata vi è la dichiarazione di “un soddisfatto Bocchino” commentano i pm “all’esito del ritiro degli emendamenti più “fastidiosi” proposti dal gruppo consiliare di An con riferimento alla delibera avente ad oggetto il progetto Global Service”.Lusetti, secondo i magistrati, “si è adoperato per consentire all’imprenditore il proseguimento dei propri fini illeciti nel settore degli appalti, sia nella città di Napoli che nella città di Roma, in questo secondo caso intervenendo presso esponenti del Consiglio di Stato per sostenere Romeo nell’atto di appello interposto contro una decisione del Tar favorevole a una impresa concorrente”.La delibera “Global Service”, al centro dell’inchiesta, riguarda l’affidamento di appalti per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle principali strade della città, l’arredo urbano e alcune mense scolastiche. L’atto amministrativo fu approvato prima dalla giunta e poi portato in Consiglio alla fine dello scorso anno, ma in sostanza non è mai partito davvero per mancanza di fondi da parte del Comune. L’affare è di circa 400 milioni di euro e fu affidato ad un unico gestore, ossia alla società che faceva capo ad Alfredo Romeo.Secondo quanto ricostruito dai magistrati napoletani, la delibera fu elaborata proprio da Romeo e dal suo staff e poi passata ai vari enti pubblici nei quali vi erano persone a loro compiacenti.Per il procuratore aggiunto Franco Roberti e i sostituiti Raffaello Falcone, Pierpaolo Filippelli e Vincenzo D’Onofrio, Romeo aveva organizzato un vero e proprio “gruppo” di affari che, in cambio di posti di lavoro, incarichi e consulenze riceveva la certezza di ottenere gli appalti.Nell’inchiesta non sono illecite le delibere, gli atti pubblici, quanto piuttosto “l’intero percorso procedimentale attraverso cui si è giunti all’approvazione e alla successiva emanazione dell’atto pubblico”, sottolinea una lunga nota firmata dal procuratore Giovandomenico Lepore che spiega che i pubblici funzionari o incaricati di pubblico servizio che di fatto si mettevano a disposizione dell’imprenditore Romeo, “fungendo da meri strumenti attuativi, si adoperavano stabilmente per rendere fluido il percorso delle pratiche.Resta poi da capire, nel caso dei due parlamentari coinvolti, accusati anche loro di associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta, se i magistrati potranno utilizzare alcune intercettazioni telefoniche che vedrebbero il coinvolgimento dei due deputati. Sarebbe già stata chiesta l’autorizzazione a procedere alla Camera dei deputati.Secondo la Procura di Napoli quella che ha preceduto l’emissione delle ordinanze è stata una “perniciosa fuga di notizie strumentalmente utilizzate per screditare l’imponente attività investigativa”. Alcuni degli indagati, secondo i magistrati napoletani, in particolare lo stesso Romeo e l’ex assessore all’Istruzione del Comune di Napoli Giuseppe Gambale da un certo momento in poi e in particolare dallo scorso mese di gennaio “sono venuti a conoscenza dell’indagine per effetto di illecite rivelazioni di atti investigativi e a partire da allora, temendo interventi coercitivi da parte dell’autorità giudiziaria, hanno cominciato a realizzare una serie di condotte finalizzate ad inquinare le prove e soprattutto ad attenuare il quadro cautelare a loro carico”. Funzionale a questo disegno criminoso, secondo la Procura, sarebbe stato il colonnello della Guardia di Finanza Vincenzo Mazzucco, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, che era in servizio alla Dia di Napoli. È stata proprio la Dia, braccio operativo della Procura di Napoli, nell’indagine Global Service a svelare nome e ruolo della presunta talpa. se tutto va bene l'ex pm farà "raus".

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2/1/2009Idv, giallo sui rimborsi elettoraliIl Giornale: i soldi ad un'associazioneI rimborsi elettorali spettanti all'Idv, il movimento politico di Antonio Di Pietro, non finirebbero al partito ma a un ente controllato dall’ex ministro, dall’attuale moglie e dalla deputata Silvana Mura. Lo rivela un'inchiesta de Il Giornale. Per statuto sarebbe lei a "introitare e rendicontare" i finanziamenti del partito. Il contocorrente a cui affluiscono i soldi è infatti intestato all'organizzazione.Il quotidiano diretto da Mario Giordano è andato a leggere le carte processuali rese pubbliche con l’accesso agli atti del ministero dell’Interno e delle Corti d’appello di Roma, Bologna e Perugia, depositate nel procedimento contro l'ex pm. Processo intentato nella capitale dal movimento politico del "Cantiere" ideato da Elio Veltri per ottenere legittimamente parte dei rimborsi incassati, come risarcimento delle elezioni europee del 2004, dalla formazione denominata "Lista Di Pietro-Occhetto".Dalle carte risulterebbe che il conto corrente su cui affluiscono i fondi pubblici dei rimborsi è intestato all’associazione "Italia dei Valori" con sede legale a Milano e quindi nella esclusiva disponibilità di questa e non del partito "Italia dei Valori" a cui invece spetterebbero per legge le somme dei rimborsi elettorali.

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Prima Pagina IlmioGiornale Interni Esteri Economia Borsa Cultura Spettacoli Sport Motori Tech&Web Milano Roma Genova Archivio Il blog di Andrea Tornielli Il blog di Alberto Taliani Aiuto Inserisci i termini di ricerca Invia modulo di ricerca Web ilGiornale INTERNI lunedì 05 gennaio 2009, 13:12 Di Pietro, ecco la prova delle sue bugiedi Paolo BracaliniVota1 2 3 4 5 Risultato Strumenti utili Carattere Salva l'articolo Invia a un amico Stampa Rss Segnala su OKNOtizie Contenuti correlati La prova che inchioda Di Pietro Commenti Condividi la tua opinione con gli altri lettori de ilGiornale.itLeggi tutti i commenti (78) Log in / Registrati alla community e lascia il tuo commentoaiuto Sentite come Di Pietro presenta l’uomo che dice di aver conosciuto appena e di non aver mai frequentato: «Guardo il provveditore Mautone, che è il mio direttore generale al ministero e che c’ha tanta pazienza, da venire appresso a me...» (risatine e applausi del pubblico). La scena si svolge a Montenero di Bisaccia, il paese dove il leader Idv è nato e dove suo figlio Cristiano fa il consigliere comunale (il file audio originale di quel passaggio si può sentire sul sito del Giornale). Ma è la data quella che conta di più. La conferenza pubblica nella sala consiliare del piccolo comune molisano si svolge il 29 dicembre del 2007, vale a dire nemmeno cinque mesi dopo il trasferimento di Mario Mautone dal Provveditorato della Campania al ministero delle Infrastrutture, spostamento deciso da Di Pietro perché informato da qualcuno sulle indagini a carico di Mautone e di suo figlio. Di Pietro si trovava nel suo paese natale per presentare un intervento memorabile per Montenero di Bisaccia, il rifacimento di una torre del 1500 (da parecchi anni in pessimo stato) reso possibile grazie allo sblocco di 750mila euro caldeggiato proprio da Tonino. «Un finanziamento che Montenero aspettava da tempo – spiegò in Consiglio comunale un trionfante Di Pietro jr – e che si è realizzato grazie anche all’intervento del ministro Antonio Di Pietro, il quale ritiene la torre un simbolo per tutti i molisani». Insieme con il ministro e le autorità molisane (il presidente della Regione, quello della provincia e il sindaco di Montenero) in quell’occasione c’era anche il figlio Cristiano e, in prima fila, il dirigente del ministero ed ex provveditore Mario Mautone. Nel giro di pochi mesi, l’uomo che Tonino aveva spostato perché «chiacchierato» (così ha poi detto Di Pietro) si era miracolosamente redento. Quell’uomo «chiacchierato», con il quale a Di Pietro jr fu consigliato di troncare ogni rapporto, cinque mesi dopo, per Di Pietro senior, era tornato ad essere un professionista senza macchia. Dev’essere così se Di Pietro lo descrive affettuosamente agli astanti come «il mio direttore generale», uno che ha la pazienza di stargli sempre «appresso». E che stranamente viene presentato ancora come «provveditore», benché in quell’incarico gli fosse subentrata un’altra persona già da mesi. Anche Giuseppe D’Ascenzo, sindaco di Montenero - che ha recentemente espresso tutta la sua solidarietà a Di Pietro jr. - in apertura dei lavori saluta davanti a tutti il «provveditore Mautone», come fa Tonino. Un calore incomprensibile da parte del leader Idv, se si confronta con le sue dichiarazioni successive. «Mautone non è il mio uomo di fiducia, non lo è mai stato» dice all’Ansa il 3 dicembre scorso. Pochi giorni dopo Mautone diventa quasi uno sconosciuto per Di Pietro: «Non so nulla più di quello che ho letto sui giornali circa le accuse che vengono mosse a questo dirigente ministeriale». In un altro comunicato poi Di Pietro parla vagamente di «un certo dottor Mario Mautone». Ma delle due l’una: se il leader Idv non sapeva nulla, perché ha trasferito in fretta e furia Mautone nell’estate del 2007? E se invece era a conoscenza di comportamenti scorretti, perché lo ha spostato al ministero e qualche mese dopo lo ha accolto tra le sue braccia a Montenero di Bisaccia, parlandone come di un suo uomo di fiducia (che ha la santa pazienza di stargli appresso...)? Pagina 1 - 2 | Successiva Quel giorno a Montenero il dirigente di Tonino, che mesi prima aveva intrattenuto una fitta corrispondenza telefonica col figlio Cristiano a proposito di architetti e ingegneri da sistemare, si fa anche intervistare da Il quotidiano del Molise, che offre ai lettori l’opinione del «provveditore Mautone» sulla famosa torre. Il dirigente - che era già stato a Montenero nel marzo 2007 per l’inaugurazione della nuova caserma dei carabinieri - si dice ottimista sull’ultimazione dei lavori, ostacolati solo da impacci amministrativi, primo tra i quali il commissariamento dell’Arcus, l’ente interministeriale (Beni culturali e Infrastrutture) che eroga finanziamenti per opere di quel tipo. La Corte dei conti aveva infatti rilevato - come spiegò in un’interrogazione al Senato il leghista Michelino Davico - punti oscuri nella scelta dei programmi di intervento dell’Arcus, tra i quali nel 2006 figurava il restauro da 750mila euro della torre di Montenero, progetto coordinato proprio dall’allora provveditore Mautone.

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Prima Pagina IlmioGiornale Interni Esteri Economia Borsa Cultura Spettacoli Sport Motori Tech&Web Milano Roma Genova Archivio Il blog di Andrea Tornielli Il blog di Alberto Taliani Aiuto Inserisci i termini di ricerca Invia modulo di ricerca Web ilGiornale INTERNI martedì 06 gennaio 2009, 09:20 Ora Di Pietro insulta il Giornale. Mautone nel mirino dei giudicidi Massimo MalpicaVota1 2 3 4 5 Risultato Strumenti utili Carattere Salva l'articolo Invia a un amico Stampa Rss Segnala su OKNOtizie Commenti Condividi la tua opinione con gli altri lettori de ilGiornale.itLeggi tutti i commenti (56) Log in / Registrati alla community e lascia il tuo commentoaiuto Gian Marco Chiocci - Massimo MalpicaNapoli - Un’altra inchiesta starebbe per tirare nuovamente in ballo Di Pietro junior e più esponenti dell’Idv. La Dda di Napoli, dopo aver concentrato le sue attenzioni sul «sistema-Romeo», avrebbe cominciato a muovere i primi passi di un filone parallelo. Quello iniziale, incentrato sul sotto-sistema illecito collegato alle attività particolari dell’ex Provveditore alle opere pubbliche di Campania e Molise, Mario Mautone. Sì, proprio lui, l’uomo che Antonio Di Pietro portò con sé al ministero delle Infrastrutture rimuovendolo dall’incarico napoletano non appena seppe (non si è ancora capito da chi) delle prime avvisaglie dell’inchiesta che coinvolgeva lo stesso Mautone e il figlio Cristiano, consigliere provinciale Idv a Campobasso, intercettato mentre a Mautone chiedeva «favori» per persone a lui vicine. Nelle «nuove» indagini, ancora in fase embrionale, sarebbe dunque finita l’allegra gestione della cosa pubblica da parte di Mautone e il conseguente «sistema di potere illecito» di cui si trova iniziale cenno nel procedimento penale (numero 30624/06) avviato per «verificare eventuali infiltrazioni della criminalità organizzata nei rilevanti e onerosi lavori pubblici in corso d’opera nel bacino idrografico del fiume Sarno, con particolare riferimento alla zona costiera». Tantissimi gli input investigativi e i personaggi sott’osservazione: funzionari pubblici, politici locali, imprenditori, esponenti delle forze dell’ordine (tra cui l’ex questore Oscar Fioriolli). Tra i nomi dell’indagine-bis spunta anche quello di Cristiano Di Pietro, figlio dell’ex pm di Mani Pulite, che al momento risulta non ancora indagato secondo quanto ha riferito ieri il quotidiano Il Mattino (non smentito dalla Procura). L’inchiesta-bis sul «sistema» del Provveditore avrebbe origini lontane, e se ne trova una timida traccia nell’informativa 15 febbraio 2008 laddove si fa anche cenno a una precedente indagine sul rifacimento del Sarno, riguardante il versante Nolano-San Giuseppe. «È d’uopo rappresentare - sottolinea la Dia - che il ruolo ambiguo del Provveditore (Mautone, ndr) era già emerso in pregresse attività di indagini condotte da questo Centro Operativo nell’ambito del procedimento 14451/03 (...) in relazione ad infiltrazioni della criminalità organizzata nella S.O.A. nazionale Costruttori spa». L’indagine sul «sistema-Mautone» è dunque figlia di più indagini, in parte confluite in quella sul «sistema-Romeo». Scrive la Dia: «Dalle conversazioni registrate sul numero di Mautone è emerso da subito, in modo inequivocabile, un quadro generale nel quale il Provveditore risulta essere al centro di un sistema di potere molto forte e costituisce il volano di una serie di raccomandazioni in tutti i settori pubblici, e in particolare, naturalmente, in quello delle opere pubbliche». Secondo le prime indiscrezioni l’inchiesta-bis sul «sistema Mautone» avrebbe avuto un’accelerazione con l’ascolto di alcune conversazioni inerenti lotti di opere proprio sul risanamento del fiume Sarno. Tra le più significative quella in cui l’ex provveditore chiede al senatore Formisano di presentare un emendamento alla Finanziaria per un contributo alla «casa per gli anziani». Nell’intercettazione Mautone fa presente al suo interlocutore di insistere sul sociale arrivando «a inserire in graduatoria il nome della città» anche attraverso lo specifico stanziamento di 15-20 milioni di euro «per finanziare un progetto con impatto mediatico positivo» (Formisano, però, si mostra scettico). Quando Mautone si interfaccia telefonicamente con Nello Formisano, è presente il consigliere regionale dell’Idv, Francesco Manzi. giudicidi Massimo MalpicaVota1 2 3 4 5 Risultato Strumenti utili Carattere Salva l'articolo Invia a un amico Stampa Rss Segnala su OKNOtizie Ulteriori riscontri avrebbero portato gli investigatori a focalizzare l’attenzione su più iniziative «operative» di Mautone mirate a sbloccare fondi pubblici per una serie di «varianti» per orfanotrofi, edifici giudiziari, chiese, caserme, facoltà universitarie, strutture sanitarie. Iniziative messe in crisi con il trasferimento di Mautone a Roma. Illuminante, a tal proposito, la telefonata in cui l’ex provveditore parla con il deputato dell’Idv Amerigo Porfidia (indagato per camorra, si è autosospeso) della necessità di «tenere ben presente le esigenze di continuità», e dunque di rimanere a Napoli. Il 29 luglio 2007 Mautone la mette così: «Deve essere una posizione di voi politici a sostenermi. Noi abbiamo tante cose avviate insieme... ma come si fa... Poi è vero che è interesse mio, ma l’interesse è di tutti».

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Giovedì 08 Gennaio 2009 Scrivi alla redazione Sostieni il legnostorto Disclaimer A Di Pietro sono saltati i nervi Scritto da Giovanni Agretti mercoledì 07 gennaio 2009 ...Scrive Mario Giordano, direttore de Il Giornale:“Dall’Italia dei Favori all’Italia dei Livori. Di valori, evidentemente, ne devono essere rimasti davvero pochi: sul sito ufficiale del partito di Di Pietro, infatti, è comparso un articolo intitolato «Il paranoico direttore». Sotto, modestamente, la mia foto. Nel testo mi si accusa di «infermità mentale», elaborando una fulminante diagnosi psichiatrica che intravede in me «quadri di delirio sistematizzato», «azione coartata all’idea delirante che prevale» e dunque «incapacità, se non di intendere, certo di volere». Di fatto sarei, in virtù della mia pazzia, «pericoloso per me e per gli altri». La ragione della pericolosità, s’intende, è il fatto che il Giornale abbia osato porre a Di Pietro alcune domande. A cui, per altro, Di Pietro non ha ancora dato risposta.”Come è noto Il Giornale in questi ultimi tempi, attacca giornalmente Di Pietro ricordando i suoi trascorsi non proprio limpidi ma soprattutto chiedendogli lumi sui rapporti tra Di Pietro, suo figlio Cristiano e Mario Mautone. Pare che una seconda inchiesta della Dda di Napoli si stia incentrando sulle attività particolari di quest’ultimo, ex provveditore alle opere pubbliche di Campania e Molise e che Di Pietro portò con sé al Ministero delle infrastrutture non appena, secondo le ammissioni di Di Pietro fu informato della inchiesta che coinvolgeva il Mautone e Di Pietro jr.Quella inchiesta era coperta da segreto istruttorio e rivelarne l’esistenza è evidentemente un reato. La domanda che ora non solo Il Giornale, ma anche l’opinione pubblica, pone a Di Pietro è semplice: da chi ha saputo di questa inchiesta che riguardava Mautone e suo figlio Cristiano? Di Pietro prima ha minacciato inutili querele perché lui stesso aveva ammesso di essere stato messo al corrente dell’inchiesta. Poi, forse considerando tutti gli italiani siano alla stregua dei suoi sostenitori, ha affermato di averlo appreso dalle agenzie di stampa. Facile la verifica: l’affermazione è falsa.In mancanza di possibili motivi di querela come in passato, in mancanza di una giustificazione qualsiasi, di fronte alla insistenza de Il Giornale, Di Pietro passa agli insulti accusando Mario Giordano di essere pazzo.A Di Pietro sono saltati i nervi. Per ora l’unico risultato è stato una querela di Mario Giordano e la promessa che Il Giornale insisterà per sapere da chi ha saputo dell’inchiesta su suo figlio con sei mesi di anticipo e giustificazioni sull’uso dei quattrini pubblici al partito dell’Idv. Di Pietro gode la fama di essere furbo. Marcello Marchesi amava dire: “Il mondo è fatto a scale, chi è furbo prende l'ascensore”. E’ quello che ha sempre fatto Di Pietro: peccato per lui che l’ascensore stavolta stia scendendo. Giovanni Agretti,http://ag-notizie.blogspot.com/0 commentiAccedi per commentare l'articoloDello stesso autore08 gennaio 2009: Giornali ed Internet: è guerra aperta06 gennaio 2009: In memoria dei blog: ex luoghi liberi diventati podio della pubblica offesa 18 dicembre 2008: Controcorrente05 dicembre 2008: I magistrati snobbano Berlusconi.Ora preferiscono scannarsi fra loro15 novembre 2007: Berlusconi? Io ci credo!27 ottobre 2007: Italy? It’s unfit, inadeguata!25 ottobre 2007: Roba da matti!13 ottobre 2007: Non è mai troppo “sardi”!11 ottobre 2007: Il fascino indiscreto del lurido04 ottobre 2007: Io intendo rendere onore a Romano Prodi!

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