Leggo crtiche a Monti (che non condivido), leggo critiche a Di Pietro (che invece condivido: sono rimasto allibito da quanto riportato nell'ultima puntata di Report), oltre alle solite su Fini, Casini & C. Ma non leggo nulla a favore del ventennio berlusconiano: non una cosa concreta che abbia cambiato di una virgola la vita degli italiani o caratterizzato l'epoca.
Questa è la prova del fallimento: il nulla assoluto della sua opera.
...l'Italia del dopoguerra è stata forgiata da De Gasperi; allevata, nel bene e nel male, dalla grande Balena Bianca di andreottianana memoria; porta l'impronta di Einaudi e, nelle relazioni industriali, di gente come Lama, Trentin e soprattutto del vecchio PCI di Berlinguer, che pure non è mai andato al potere; porta tutto sommato anche l'impronta di Pannella, che pur avendo raccolto sempre e soltanto lo zero-virgola-qualcosa è riuscito con le sue battaglie sociali ad ammordernare il Paese; porta infine la caratterizzazione del craxismo, negli del rampantismo e del'espansione della nostra politrica estera (ricordo Sigonella e i pugni sul tavolo quando chiese che anche l'Italia entrasse a far parte del G7).
Poi, il nulla.
Ecco, il berlusconismo, in fondo, altro non è che un craxismo degenerato, deprivato cioè di qualsiasi afflato politico-sociale e di cui ha mantenuto soltanto la parte utilitarstica, anzi affaristica.
Il risultato è che Berlusconi ha preso da Craxi le consegne di un'Italia "Da Bere", come andava di moda dire allora, e l'ha lasciata completamente bevuta. Un Paese che ora affoga nel suo stesso vomito.
Questo è il risultato dell'era berlusconiana: il nulla che galleggia nel vomito