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Buongiorno a tutti, sono un socio di minoranza di una SRL; nella SRL ci sono altri 2 soci. Come società ci siamo rivolti a Unicredit per chiedere lo smobilizzo di riba. Normale castelletto per importi di circa 20.000 euro.Unicredit ci nega l'apertura di qualsiasi rapporto commerciale senza dare motivazioni scritte o chiare dicendo che é loro facoltà negare.A voce mi hanno detto che dicono "no" dato che il sottoscritto risulta esposto alla CRIF per garanzie prestate a terzi e non pagate , al momento tuttavia non sono aperte né iscrizioni né iniziative coattive di recupero nei miei confronti.Sussistono fidejussioni prestate a favore di un familiare il quale ha finanziamenti e mutui con rate scadute.Tale mie pendenze personali, secondo Unicredit, pregiudica la possibilità in capo alla SRL (che non ha minimamente legami con le posizioni da me garantite) di accedere al credito e a rapporti commerciali con il loro istituto.Ribadisco : io nella nuova SRL sono socio di minoranza (46%). La SRL ha il suo capitale sociale regolarmente versato e bilancio in ordine e attivo.Gli altri due soci non hanno problemi.E' giusto che posizioni pregresse di un singolo componente di una SRL pesino in tale misura e inficino le potenzialità di una SRL avulsa (come in questo caso) di ottenere regolare credito?Può Unicredit dire "no" asserendo di poterlo fare a suo insindacabile giudizio senza dovrne dar conto in nessun modo?Non é che si lede in questo modo la libertà di impresa mia ma anche di soggetti terzi (i miei soci) per problematiche non inerenti i fatti e l'andamento della società?Tra l'altro non sono state richieste, in premessa il rilascio delle garanzie dei soci.Come può la SRL controbattere ? (Grazie a chi mi legge e mi darà il suo parere)

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Caro Amico,comprendo la tua rabbia e la tua indignazione ma.... è un diritto della banca concedere o meno il credito.Non esiste alcuna legge che può obbligare una banca a concedere un prestito anche di fronte a situazioni limpide.Purtroppo è così e la cosa che ti consiglio è di cambiare banca e di provare in un altro istituto di credito.

"Se ti devo un dollaro io ho un problema, ma se ti devo un milione di dollari allora il problema è tuo" John Maynard Keynes

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Sussistono fidejussioni prestate a favore di un familiare il quale ha finanziamenti e mutui con rate scadute.--questo spiega tante cose, oltre al fatto che, come ti hanno già ricordato, le banche non sono obbligate a concedere credito nè devono motivare nel dettaglio il rifiuto.

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quello che discuto non e' la facoltà dell'istituto di concedere o non concedere. Possono fare quello che vogliono (e si vede)Io non ho chiesto un finanziamento per me.E' la società che l.ha chiesto. E non si e' detto alla società: servono garanzie e il socio X (di minoranza) non ci va bene come garante.Magari la società poteva munirsi di altre garanzie terze (per esempio un consorzio fidi)L'istruttoria, a scapito della società e degli altri soci che ne fanno parte non si e' nemmeno avviata. Non sono un pregiudicato ed il fatto che non ho subito prodedimenti esecutivi,ne' protesti, é perché nel mio caso specifico e del mio familiare, sussistono delle vertenze con le controparti per le quali le poste non sono riconciliateAd oggi non e' chiaro chi ha da avere e quanto, e purtroppo succede questo.Perché io che non sono fallito, non sono protestato, non sono condannato né interdetto, partecipo al capitale di una società di capitali, in forma minoritaria ,non sono l'amministratore unico, per problematiche patrimoniali avulse dall'attività dell'srl di fatto blocco tutto ?

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perchè per il sistema di credito non sei "affidabile" (non è un giudizio di merito, ma ciò che emerge dalle banche dati).ma non so nemmeno se dalla banca ti abbiano detto davvero tutto. magari ci sono altri motivi (per intenderci, dalla sede hanno detto "stop ai finanziamenti" ed appena possono evitano di finanziare).proprio per il fatto che non sono tenuti a motivare espressamente il rifiuto non sapremo mai il vero motivo.

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capisco e posso pure comprenderlo per me, ma di conseguenza, non sono finanziabili neanche i miei soci ?Io non avrei libertà di associarmi più con nessuno ?Si pone La questione del necessario e dovuto limite della tutela del creditore (in questo caso le banche mie personali creditrici), che, oltre ovviamente a essere tenute a non aggravare con colpa o addirittura dolo il debito di controparte nei suoi confronti, sono parimenti tenute a non inferire alcun vulnus alla sfera giuridica del proprio debitore attraverso la tutela, in senso lato, del proprio credito.Tutela in senso lato, perché al di là delle ipotesi di iniziative di recupero cautelari ed ordinarie , vanno considerate, a questi fini, anche gli “effetti collaterali” di queste iniziative o di valutazioni a esse correlate, che abbiano impatto informativo sull’ambiente sociale e commerciale nel quale il debitore agisce.Essendo le banche dati incrociate ormai la linfa del mondo finanziario viene dunque in gioco il concetto di reputazione e riservatezza commerciale.Sembrerebbe, nel mio caso, che essa sia inevitabilmente lesa dall’iniziativa del creditore.Ma fino a quale grado si può lecitamente arrivare?I diritti sostanziali e processuali (nel mio caso ancora non sorti) del creditore non possono trasformarsi in una sorta di “sanzione” privatamente inflitta a chi non paga, inaudita altera parte.Ed entro quali limiti, allora, può lecitamente diffondersi una “notizia” di non affidabilità commerciale che, si noti, ledendo la reputazione del debitore, al contempo tutelerebbe terzi?

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