Certo, la qualità del consulente, che sia dipendente di filiale di banca o promotore, è fondamentale. A prescindere dal fatto che la cultura dei clienti sta crescendo e sono molte le banche on line in cui i clienti (una minoranza crescente sul volume di tutti i clienti bancari) operano con autonomia, coscienza di quanto stanno facendo, e profitto. E le fonti di informazione stanno anche loro crescendo, quantitativamente e qualitativamente, per cui è difficile che chi decide in investire in titoli greci o in Mps, in autonomia o guidato da un qualsiasi "consigliere", non sappia di correre un rischio superiore alla media.
In effetti proprio ieri mattina al salone del Risparmio, il tesoriere di CheBanca! ha unito i discorsi precedenti, proprio perchè la maggioranza degli investitori ha ancora bisogno di essere guidata... e perchè faceva gli interessi della banca, che ha tutto l'interesse a seguire anche i clienti che vengono allo sportello (sempre meno in verità) e a farli contenti, ci guadagna e, in fin dei conti, è il suo mestiere.
Grazie a Dante di avermi ricordato che il mondo sta cambiando, ma è ancora in una fase "early" del cambiamento, e che ci sarà sempre bisogno dei "consulenti" per una gran parte dei clienti, ma soprattutto ha rimarcato che sta al cliente
carpire nelle parole dell'impiegato, se tenta di prenderlo per i fondelli
Totalmente d'accordo, soprattutto sul fatto che anche il cliente "tradizionale" ha una testa pensante, e, se non è convinto del discorso del consulente, può anche rinviare l'investimento di qualche giorno, e informarsi altrove, E comunque deve diversficare: se il consulente dice "all in" in un investimento sicuro, non è un consulente sicuro. Chi mi conosce sa bene che vado ripetendo questo discorso da anni. Dai tempi dei casi Cirio e Parmalat, per intenderci.
Facile poi dare del pirla a uno che ha fatto quello che tu avresti voluto fare, e non ci sei riuscito!