Sono un libero professionista che si occupa di successioni: faccio presente un caso capitato oggi.
Il defunto lascia un conto corrente (in una banca che non nomino) a cui sono chiamati all'eredità la moglie superstite nonché 15 fra fratelli, nipoti e pronipoti (non avendo avuto figli, il codice civile prevede - in assenza di testamento - l'eredità a favore anche di fratelli e loro eventuali rappresentanti per 1/3 complessivo in concorso col coniuge a cui spettano i 2/3).
Gli eredi non hanno una visione comune sul da farsi, tanto che qualcuno rinunzierà all'eredità (ma non ha detto quando lo farà perché comunque ha tempo 10 anni) mentre qualcun'altro risiede all'estero e dovrà agire per procura.
La moglie superstite, informati i parenti, ha provveduto alla registrazione della dichiarazione di successione legittima, indicando tutti i chiamati all'eredità (perché tali sono fintantoché non fanno una espressa rinuncia). Si è chiesto ed ottenuto il corrispondente Mod. 240 che indica alla banca quanto spetta ad ognuno degli eredi. Si sono pagate tutte le imposte dovute, compresa l'imposta di successione in capo a tutti i parenti. Si è consegnata alla banca copia completa di tutta la documentazione nonché l'originale del Mod. 240.
Non contenta, la banca ha richiesto anche un atto notorio (essendo la giacenza in conto corrente di circa 80.000 €), documento assolutamente inutile ma comunque puntualmente redatto e consegnato alla banca in originale.
Giunti a questo punto sono state adempiute tutte le incombenze di Legge nonché tutte le richieste della banca.
La banca sostiene ora che per la liquidazione del conto corrente serve una disposizione congiunta di tutti gli eredi che dovranno presentarsi in banca tutti assieme, personalmente o attraverso i loro procuratori.
Il sottoscritto (delegato solo dal coniuge superstite) fa presente che non vi è accordo fra gli eredi e, in presenza di rinunciatari ancora non espressi, la disposizione congiunta è praticamente impossibile e la situazione può perdurare per lunghissimo tempo.
Detto questo, ho chiesto di disporre la liquidazione di quanto spetta alla moglie del defunto, separatamente dagli altri eredi, attraverso versamento di quanto a lei spettante su altro conto corrente aperto sulla stessa banca, lasciando che gli altri eredi si attivino quando lo ritengono opportuno (perché nessuno può obbligarli, tantomeno il coniuge superstite né la banca). Ho ottenenuto il puntuale rifiuto della banca.
Ora, tralasciando gli aspetti umani di cui purtroppo non si può pretendere che la banca tenga conto (coniuge anziano e solo ricoverato in casa di cura che ha bisogno di quei soldi per sopravvivere e soprattutto per curarsi ....), ritengo che in un paese civile è il cliente che dispone dei sui soldi (quando ha rispettato le Leggi vigenti), mentre la banca ha solo il compito di vigilare sulla correttezza delle procedure e dispensare ad ognuno il suo, non di più. Qui invece, la banca trattiene arbitrariamente i soldi del suo proprio cliente ... giustificandosi dietro fantomatiche norme interne che non sono comunque le norme del codice civile ...
Prima di cominciare con raccomandate dove si minaccia la denuncia e il ricorso ad un legale, l'addebito di spese e danni materiali e morali, la verifica se vi siano fattispecie di reati penali (es. appropriazione indebita), la chiusura di tutti gli altri rapporti in essere con la stessa banca, ecc. ecc.., VORREI SENTIRE COSA PENSANO GLI ALTRI UTENTI DEL FORUM.
CHE SI FA ????
LA BANCA HA MOTIVI CREDIBILI PER PRETENDERE QUESTO (che a me ora proprio sfuggono) O SI STANNO COMPIENDO DEI PRECISI REATI ?
Grazie a tutti.