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Da una breve biografia di marx riassumo la sua analisi della produzione capitalistica. ne ho fatto un riassunto preciso. a me sembra, la sua analisi sia attualissima. cosa ci chiedono infatti i nostri politici e i nostri imprenditori - capitalisti? lavorare di più! sempre di più a un salario più basso! possibilmente lavorare il sabato, la domenica e perché no? anche la notte!!!!!! insomma per sconfiggere la concorrenza dobbiamo ridurci, al limite, volontariamente, perché tanto siamo deficienti non comprendiamo, in schiavitù!MARX: ANALISI DELLA PRODUZIONE CAPITALISTA.1. Il ciclo M-D-M (merce, denaro, merce). Cioè, vendita di una merce per l’acquisto di un’altra, cioè, il venditore nel ciclo M-D-M diventa lui stesso compratore. In questo ciclo, sui tempi lunghi, nessuno ci rimette e nessuno ci guadagna. Ovvero, “la circolazione, ossia, lo scambio delle merci, non crea nessun valore”.2. Il ciclo D-M-D’ (denaro, merce, denaro + una certa quantità x di denaro). Qui Marx mette in evidenza quello che l’economia politica borghese nascondeva accuratamente cioè, una merce del tutto particolare: “il lavoro degli operai” ovvero la merce forza – lavoro. A un certo momento della giornata lavorativa la forza – lavoro ha infatti ripagato sotto forma di altre merci ch’essa ha prodotto e che il padrone della fabbrica immetterà sul mercato, l’esatto equivalente delle spese anticipate dall’imprenditore. Le spese dell’imprenditore comprendono il “capitale variabile”, cioè il salario dei lavoratori e, il “capitale costante”, ossia le materie prime, le macchine e il costo d’esercizio della fabbrica. A questo punto della giornata di lavoro, ha inizio un secondo periodo del processo lavorativo che all’operaio “costa dispendio di forza – lavoro, ma per lui non crea nessun valore. Esso crea “plusvalore” che va al capitalista come una creazione dal nulla”. In che cosa consiste questo “plusvalore”, questo valore in più? Il denaro (D) ha acquistato una merce (M) che è la forza – lavoro. Ma questa è una merce del tutto particolare, non si è limitata a resituire l’investimento del capitalista. L’ha fatto fruttare. La formula usata da marx è D-M-D’: il denaro ricavato (D’) supera quello speso (D), il profitto (D’ = D + una certa quantità x di denaro) è nato grazie all’uso della forza – lavoro. Con questa scoperta del plusvalore Marx mette dunque in luce il meccanismo per cui, vuotando le tasche degli operai senza dar da intendere che le vuota, il capitalista riempie la sua cassaforte. Il capitalista, forte del suo diritto di compratore della “forza – lavoro”, vede valorizzato il capitale attraverso un “pluslavoro” dell’operaio che per lui, si trasforma in plusvalore. Secondo il capitalista, la giornata lavorativa “conta ventiquattro ore complete al giorno, detratte le poche ore di riposo senza le quali la forza – lavoro ricusa assolutamente di rinnovare il suo servizio”. l'operaio, ma io direi tutto i lavoratori "dipendenti", ovvero, questo sfruttamento della forza - lavoro e delle alienazioni fisiche e morali che esso comporta per l'operaio. Marx riunì nel "Capitale" una documentazione impressionante ricavata da fonti dell'epoca. L'operaio, vittima di uno sfruttamento certamente terribile ma formalmente legale, afferma il punto di vista opposto a quello del capitalista. Egli dichiara "il suo diritto di venditore quando vuole limitare la giornata lavorativa a una grandezza normale determinata". Rifiuta cioè di svolgere un pluslavoro la cui unica funzione è di permettere grossi guadagni al padronato.Nasce così la battaglia SINDACALE dalle organizzazioni operaie. Questa, nell'ambito della sicietà capitalistica, è dunque uno scontro di "diritto contro diritto, entrambi consacrati dalla legge dello scmbio delle merci". Ma poiché "fra diritti eguali decide la forza",sta appunto qui l'origine della lotta moderna "fra capitalista collettivo, cioè la classe dei capitalisti, e l'operaio collettivo, cioè. la classe operaia".segue in un prossimo post: "lo sfruttamento non dipende dalla buona o cattiva volontà del capitalista"..........PROFITTO DEFINIZIONEIl profitto è l'utile (o la differenza tra il valore del prodotto ed il suo costo di produzione, ovvero P=Rt-Ct dove P è il profitto, Rt sono Ricavi totali e Ct sono Costi totali) che si ottiene da un'attività economica (commerciale, finanziaria o produttiva). La parola deriva dal latino e significa "andare oltre".Quello del profitto è un concetto definito in maniera non condivisa: tra contabili ed economisti vi sono, infatti, delle differenze nei metodi di calcolo. Gli economisti marxisti si riferiscono, poi, al profitto come ad un segmento del surplus ottenuto dai capitalisti a danno dei lavoratori.Il termine profittabilità si riferisce all'ammontare di profitto relativo all'ammontare investito ed è spesso misurato come tasso di profitto o tasso di ritorno dell'investimento (ROI).

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errata corrige: ho "riassunto", in realtà copiato e assmblato brani di un capitolo del libro karl marx di nikolao merker ed. riuniti.

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forze vi è antipatico marx? eppure l'analisi di produzione capitalista che fa è esatta! il sistema capitalista è soggetto per forza di cose a crisi cicliche. questo perché quando la società capitalista ha raggiunto un "livello massimo" di benessere generalizzato il sistema capitalista va in tilt. cioè, quando siamo al "punto di sisifo", cioè, noi umani, abbiamo quasi raggiunto la vetta (il benessere) della montagna succede qualcosa, come a sisifo, che ci fa ritornare alla base della montagna (crisi capitalista). questo punto limite l'uomo lo può superare solo quando l'attività principale dell'uomo sarà il sapere, la conoscenza ecc... cioè, un livello d'intelligenza superiore! cioè un essere non più bestia. cosa ci può far superare queste crisi capitaliste? cosa ci può far superare questo sfruttamento insensato delle risorse dellla terra? e le guerre? ecc... ecc... semplice a dirsi ma difficilissimo a farsi! cioè, pianificare l'economia, cioè, produrre pianificando, risparmiando e sviluppando le risorse della terra, ovvero, pianificare. abolire il consumismo, abolire l'economia dello spreco, abolire il profitto insensato di "rapina". la pianificazione economica l'abbiamo già conosciuta nel XX° secolo. l'economia dell'URSS era una economia pianificata. il famoso piano quinquennale! ma, perché è fallita l'economia pianificata nell'URSS? si può affermare senza dubbio, al di là delle oggettive difficoltà dovute a nemici interni ed esterni, è fallita perché lo stadio evolutivo intellettuale dell'uomo è ancora ad un livello di poco supeiore alla bestia! (basta leggere la cronaca "nera" di questi giorni per avere un'idea precisa che razza di bestia sia l'uomo) quindi, un animale chiamato uomo che vede appena una nebbia illuminata ma, non la luce! dicevo: l'economia pianificata è fallita perché l'uomo non è preparato a passare al livello superiore della conoscenza. infatti l'URSS tentò d'imporre con la "dittatura del proletariato" la società dell'economia pianificata. è ovvio, per le ragioni dette, non poteva funzionare perché forzare l'evoluzione è un errore, ora lo sappiamo, che da origine a errori, orrori simili, non uguali, alle dittature nazifasciste. "fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza"!!!zorro

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