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Salve,

ho un problema.

Qualche giorno fa mi è arrivata una lettera di un avvocato in cui mi viene intimato di pagare una somma di denaro circa 15.000 €, pena un'azione legale nei miei confronti.

In breve la questione è questa:

nel 1991 un mio zio con i suoi risparmi si è recato in Ufficio Postale insieme ad una altro parente per sottoscrivere alcuni Buoni fruttiferi postali ordinari cartacei con clausola di pari facoltà di rimborso. L'impiegato delle poste ha consigliato di cointestare i buoni a lui e a questo suo parente. Così è stato fatto.

Nel 2008 questa zio si è recato alle Poste da solo con i buoni cartacei in suo possesso e ha chiesto ed ottenuto il rimborso dei BFP= circa 30.000 €.

Nel 2010 questo mio zio è morto ed unica suo erede universale sono io. Non ci sono altri eredi.

Adesso questo lontano parente di mio zio si è fatto vivo chiedendomi la somma di 15.000, cioè la metà della somma che mia zio ha ottenuto dal rimborso di questi Buoni perchè dice che essendo cointestatario gli spetta la metà dei soldi.

Ha ragione? Come posso fare? Come tutelarmi? Grazie

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essendoci pari facoltà di rimborso, non penso proprio che si possano appigliare a nulla, anche perchè tuo zio è deceduto ben due anni dopo il "prelievo".

onestamente, non mi preoccuperei.



Ho imparato che l'improbabile se fa guadagnare i commercianti, gli artigiani, i politici diventa più certo del probabile...

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nella tua nota non specifichi chi sono i lontani parenti (vuoi dire che abitano lontano?) devi dire il rapporto di parentela fra il defunto e chi ha la pretesa di essere un erede. Comunque sembra che l'origine della somma portata dai buoni appartenga solo al defunto nel senso che il lontano parente non ha partecipato con le sue sostanze all'acquisto dei buoni e quindi non può rivendicare delle somme che non sono mai appartenute a lui. D'altra parte le somme sono state riscosse dallo zio e non da te. saluti

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