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Al civico 11 di via D’Annunzio ho visto delle lesioni sui muri. Ho chiesto spiegazioni e mi hanno risposto che la situazione era sotto controllo. Nicola, caro viceministro, è stato ucciso dall’imprudenza delle istituzioni. Lettera a Guido Bertolaso di Sergio Bianchi, padre di Nicola, 22 anni, studente morto nel terremoto

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La maledizione del terremoto non è soltanto quel minuto in cui la terra ha tremato, ma ciò che accadrà dopo. La paura per gli abruzzesi è quella di vedersi spacciare come aiuto una speculazione senza limiti nata dalla ricostruzione. Roberto Saviano, 14 aprile

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Ponte di Messina, rischi e riserve. Meglio, forse, ricostruire l'AbruzzoCamilleri, si tenga forte: Berlusconi non ha tutti i torti! I terremoti non sono prevedibili, li prevedi di qua, e poi ti arrivano di là. Ma il terremoto è come un pregiudicato. Se ha già colpito da qualche parte, ha la fedina penale macchiata e, in quanto tale, va guardato a vista. Mi spiego: a Messina, con 150 mila morti nel 1905, l’idea di campare per aria un ponte la trovo irresponsabile, se non ingegneristicamente criminale. Ecco perché, dopo il sisma d’Abruzzo, Berlusconi rischia di apparire un criminale: se si ostinasse, gli farebbe difetto la buona fede. Via, e subito, da Messina! Caro Lodato, Lei tocca un mio punto dolente. E dico subito che sono d’accordo con il suo perentorio grido «via da Messina»; ma con riserva. E per non essere accusato di contraddizione, chiarirò come la penso. Con il cuore dico di sì al ponte, soprattutto perché penso che la Sicilia, e il Sud in genere, ne trarrebbero gran vantaggio. Fino ad ora, i detrattori hanno portato argomenti come: «sarebbe lo stesso che finanziare la mafia»; «servirebbe solo a unire due deserti». E allora? Ci arrendiamo a priori alla mafia? E in quanto ai deserti, ricorro alla stessa metafora: non possono rifiorire se innaffiati regolarmente? E poi, con il ponte, la sicilitudine, il senso di separatezza, il piangersi addosso, avrebbero meno alibi. La ragione, però, mi porta a dubitare del mio sì ideale. Vorrei che prima di costruire il ponte, tutti i geologi della terra, dico tutti, dessero la loro assicurazione che lì si può costruire senza rischio. Altrimenti, niente. Vuol dire che il ponte non si farà mai. Infine: non l’ho mai ritenuta, e continuo a non ritenerla, un’opera prioritaria. Ci sono altre necessità impellenti, a cominciare dalla ricostruzione dell’Abruzzo, prima di erigere il monumento al Faraone Silvio.

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