Un Napolitano troppo chiacchierato |
Scritto da Bartolomeo Di Monaco | |
venerdì 30 dicembre 2011 | |
Tacere per compiacere può essere una colpa. C’è stato un solo momento in cui ho creduto che i destini di Napolitano e di Berlusconi fossero strettamente legati, a tal punto che Napolitano, smarritosi nei gorghi della crisi internazionale, aveva tutto l’interesse che il governo Berlusconi assumesse gli impegni contenuti nella famosa lettera della Ue. Addirittura egli ne era diventato di fatto il garante. Quiil mio articolo di allora; era il 10 settembre. Poi si sa come invece andò a finire. Il 2 novembre era pronto il decreto legge per varare gli impegni contenuti nella lettera Ue, ma Napolitano fece pervenire a Berlusconi il consiglio di non scegliere la via del decreto legge, bensì quella del disegno di legge. La motivazione fu che con il disegno di legge si sarebbe potuto accogliere qualche modifica avanzata dal parlamento. Se quanto riferisce il Wall Street Journal fosse vero, nonostante le smentite del Quirinale, la coincidenza delle date sarebbe impressionante. Vediamole. Il 20 ottobre c’è la telefonata tra la Merkel e Napolitano, durante la quale la cancelliera tedesca lascia intendere di gradire la sostituzione di Berlusconi. Segue a stretto giro di posta la trappola del 2 novembre surricordata e quindi le dimissioni del governo Berlusconi sostituito dal governo Monti, tuttora appoggiato da una maggioranza diversa da quella votata dagli elettori. Napolitano avrebbe così risposto alle richieste, esplicite o implicite, della Germania. E per farlo, come ormai tutti i maggiori commentatori hanno infine riconosciuto, sia pure obtorto collo (ultimamente Galli della Loggia), ha forzato la Costituzione come mai prima era accaduto, trasformando di fatto una repubblica parlamentare in una repubblica presidenziale. Qualcuno continua a sostenere che l’operazione era giustificata dalla situazione di paralisi in cui si trovava il parlamento e dalla crisi internazionale che stava aggredendo l’Italia in modo massiccio. Ho già scritto che qualunque giustificazione che si voglia dare a questa operazione è assolutamente ipocrita e biasimevole. Non dire pane al pane e vino al vino può essere, come in questo caso, foriero di conseguenze terribili per il futuro. Vedrete che nel discorso di fine anno, siccome la lingua batte dove il dente duole, Napolitano si affannerà a giustificare il governo Monti, e ancora ci racconterà la balla del baratro in cui l’Italia sarebbe caduta senza il suo intervento. Confesso che mi è venuto da ridere quando ho letto nei giorni scorsi che Napolitano ha chiesto a Draghi perché con il nuovo governo in carica lo spread sia rimasto a livelli così preoccupanti. Spero che tanto la sinistra quanto il capo dello Stato si siano resi conto, finalmente, grazie alla spiegazione di Draghi, che lo spread così elevato è strettamente collegato alle insufficienze della governance europea. Insomma, quel gran da fare di Napolitano, debordando dalla Costituzione e in pratica negando al popolo di decidere sul da farsi, non era affatto necessario e tanto meno urgente. Ho scritto che Berlusconi mi ha deluso per essersi fatto infinocchiare da Napolitano. Saranno molti gli elettori di destra e di sinistra che si convinceranno che Berlusconi, così debole per i tanti difetti umani, compreso quello della troppo fiducia negli altri, forse era il male minore, e che il comunista Napolitano, evitando di interpellare gli elettori come invece ha fatto la Spagna, ha preferito sostituirsi a loro alla maniera dei monarchi d’altri tempi e decidere così, attraverso i fili di una pressante regia sul governo da lui voluto (e non dal popolo), di spremere con una tassazione peggio che feudale perfino il poco che è rimasto nelle loro tasche, inculcando, a giustificazione di ciò, la paura che, se non fosse intervenuto, tutto sarebbe andato in rovina. Che continua ad essere una gran balla, visto che il decreto Berlusconi, che Napolitano ha impedito di varare, avrebbe agito assai meglio. E senza nuove tasse. |