Accedi con Google+
Registrati con LinkedIN

Accedi con ForumConsumatori


Recupero Password Chiudi
Accedi | Registrati


Iscritti a ForumConsumatori: 68204  Discussioni create: 40501  Messaggi inviati: 260681
Iniziata: oltre un anno fa   Ultimo aggiornamento: oltre un anno fa   Visite: 9965

0
0 / 0
Rev.0 Segnala

Le labbra del Cav Condividi su facebook Scritto da Marco Cavallotti giovedì 26 maggio 2011Non sono un lettore labiale, non ho visto la famigerata ripresa che tanto ha indignato i nostri uomini migliori, ho solo sentito alcune delle parole che i più maligni, pensosi e preoccupati per il destino della Patria, hanno ritenuto di attribuire al solito Berlusconi di fronte ad un importantissimo capo di Stato straniero. Che cosa hanno potuto pronunciare quelle labbra lubriche, lorde del rossetto e dei belletti di tante fanciulle ingenue e illibate, portate dalla miseria e dalla fame a bussare alle porte del ricchissimo campione d'immoralità? Che figura! I nostri patrioti, preoccupati, non è nemmeno il caso di ricordarlo, per il solo destino del Paese, trasecolano di fronte al colpo di testa dello sfrontato. Si è permesso di dire quello che sanno tutti, e per giunta a Obama, proprio a lui. Il quale, invece, avrebbe dovuto continuare a ritenere che le discussioni in corso fra i migliori Italiani e i soliti pasticcioni – fascisti e ignoranti che non sanno nulla di democrazia, non sanno stare a tavola e magari non leggono nemmeno la Repubblica – sono solo ad uso interno, e non richiedono chiarimenti: quello che in Italia sanno tutti deve rimanere per i soli italiani, perbacco, e certe dichiarazioni – vere agli occhi dei più, ma tanto sgradite ai signori che volevano e vogliono cambiare il Paese non dal Parlamento, ma dai tribunali – potrebbero confondere le idee dei nostri partners. Molto più semplice continuare a far sì che ritengano quello che i buoni e i saggi pensano sia meglio per noi – quelli che, per intenderci, sostengono oggi a piè fermo per Milano un ex militante di Rifondazione comunista, alleato con tale Nichi Vendola, sagace guida politica e brillante amministratore delle Puglie.Parole orrende e impresentabili, che a questo punto avrebbero potuto essere ripetute e amplificate in chiaro, una buona volta: perché proprio questo pudore degli indecenti borghesotti milanesi e delle famiglie del birignao, dei politicanti ex DC con un grande avvenire alle spalle, delle dame del biscottino, delle signore che sciamano intorno alla Curia intente ad opere di bene, questo loro negare lo stato indecente in cui è ridotta la Giustizia, in fondo serve solo a lorsignori: per accreditarsi come gli unici onesti e come gli unici moderati e sensati che sopravvivano in Italia da una ventina d'anni. Come gli unici che possano dire allo straniero come sono gli Italiani, e come è oggi la loro giustizia.6 commenti

aggiungi un commento
aggiungi un commento
Data
Votazione
Non hai ancora votato! Vota ogni singolo contributo che ritieni utile o interessante e che sia ben scritto per permettere ai contenuti di qualità di salire in alto.
Vota ora facendo click sulle icone e vicino ogni domanda, commento o risposta
Pagina 3 di 4
Vai alla pagina [1 2 3 4]

0
0 / 0
Rev.0 Segnala

Portare in Europa il problema della Magistratura Italiana. Mossa geniale del Cav. Condividi su facebook Scritto da Aldo Reggiani domenica 29 maggio 2011Tralasciando le pietose reazioni di politici e media sulla mossa, come al solito, geniale del Cav di parlare al recente G8 di Deauville dei fasti dell’italica Magistratura, esaminiamo nel merito la sua iniziativa di denuncia della dittatura di fatto, peraltro già denunciata da altri e da anni, di questo apparato statale in Italia.La denuncia del Videla di Arcore, è vera o il nostro, come Giulietto Chiesa, si è ammalato di una malattia tanto alla moda oggidì e denominata “complottismo”?Procediamo con ordine. In una lettera a Il Foglio del 22 giugno 2010, il per diciassette anni (dicasi 17) processato Rino Formica, informa che la “dittatura” dell’italica Magistratura preesiste ai problemi giudiziari del Cav, che, infatti, ne sono, come Mani Pulite, il frutto avvelenato. Recita Formica: «In quale punto della Carta costituzionale sí trova il passaggio obbligato ed unico attraverso il quale si deve passare per il controllo politico-ideologico del rispetto dell’impianto compromissorio costituzionale?Le colonne d’Ercole sono nel titolo VI (Garanzie costituzionali), art. 134/art. 137.L’articolo 137 rinvia ad una legge costituzionale per stabilire “le condizioni, le forme e i termini di proponibilità dei giudizi di legittimità costituzionale e le garanzie d'indipendenza dei giudici della Corte". L'art. 1 della legge costituzionale 9 febbraio 1948, n.1 così stabilisce: “La questione di legittimità costituzionale di una legge o di un atto avente forza di legge della Repubblica, rilevata d’ufficio o sollevata da una delle parti nel corso di un giudizio e non ritenuta dal giudice manifestamente infondata è rimessa alla Corte Costituzionale per la sua decisione".I costituenti, fin dalla seduta del 25 ottobre del 1946, furono vincolati dall'odg Bozzi-Togliatti ad includere nell’articolato della Costituzione: "Disposizioni concrete di carattere normativo ed istituzionale anche nel campo economico e sociale". Inutilmente Calamandrei avvertì i costituenti che il vincolo dell’odg Bozzi-Togliatti avrebbe assegnato uno straordinario potere politico ai giudici ordinari e alla Corte costituzionale». Il ridicolo e penoso balletto del Lodo Schifani e del Lodo Alfano, con sentenze della Consulta in opposizione tra loro (per il primo si era detto che poteva esser approvato come legge ordinaria portando delle modifiche. Per il secondo, che di tali modifiche aveva tenuto conto, cambiati gli equilibri politici della Consulta, si è detto, per la serie “di doman non v’è certezza”, che una legge del genere poteva esser attuata solo come legge costituzionale), testimonia delle impeccabili osservazioni di Formica. E Oscar Giannino, nell’ articolo “E l’azionista Calamandrei chiese un commissario per le toghe”, in cui si diceva molto preoccupato per l’imminente scontro istituzionale (come puntualmente si sta verificando), ricorda che Calamandrei, visto che l’italica Magistratura non aveva alcun controllo da parte di altri sul suo operato, proponeva di istituire un Commissario che relazionasse il Parlamento Sovrano sulla qualità delle azioni dei Pm. Marcello Sanna, in un commento all’articolo di Giannino pubblicato da questo coraggioso quotidiano, non a caso anch’esso sotto il mirino della Magistratura, commenta: «Spiace constatare che Oscar Giannino, in materia di Giustizia, abbia considerato il solo aspetto politico.Lo scontro veramente grave che potrebbe determinarsi in Italia è a livello sociale. 4 milioni di errori giudiziari (200.000 solo negli ultimi 4 anni), i padri separati: una nuova classe di mendicanti, centinaia di suicidi sia in carcere che fuori, una giustizia civile lenta, una minorile che fa orrore e quella penale che... è sotto gli occhi di tutti.E i cui errori non vengono assolutamente risarciti.Non è una novità che siffatta gestione della giustizia condizioni pesantemente l'economia nazionale in tutti i suoi aspetti.Per quanto attiene al piano politico Oscar Giannino tralascia di considerare che il livello di scontro sia stato ampiamente travalicato in aperto golpe. E non da oggi.Nel 1988 con l'accordo politico-giudiziario sancito dall'approvazione della L.117/88 (Vassalli) si annullò il referendum del 1987 sulla responsabilità dei magistrati. E si sancì l'irresponsabilità della magistratura. Un doppio golpe.Nel 1992 con Mani Pulite si distrusse l'intero arco costituzionale da cui uscì indenne il solo PCI.Nel 1994 con un siluro giudiziario venne abbattuto un governo.Nel 2010 la magistratura tenta di dare la spallata finale utilizzando mezzi di spionaggio e metodologie dirette a rovesciare un Primo Ministro che gode della fiducia della maggioranza degli Italiani e governa con la fiducia della Camera e del Senato.E lo fa con accuse francamente opinabili e del tutto prive di supporto probatorio.Oscar Giannino quindi dovrebbe prendere atto che questa volta lo scontro fra la magistratura e Berlusconi potrebbe prendere la piega della rivolta popolare diretta contro un potere che una volta di troppo si è elevato al di sopra dei poteri» E il lettore Rinaldo precisa il perché.«Non è una novità che siffatta gestione della giustizia condizioni pesantemente l'economia nazionale in tutti i suoi aspetti.Ho gestito per 15 anni uno studio di comunicazione avendo come clienti piccole medie aziende. Ho dovuto percorrere la via crucis dei mancati pagamenti dei clienti che ci marciano, e delle relative cause strumentali (basta una semplice raccomandata di un avvocato che contesta qualcosa), fino ad averne abbastanza e chiudere per limitare i danni. Quali danni? Avvocati e periti che guazzano felici tra i ritardi le lentezze e le inadeguatezze dei giudici nel comprendere il settore. Le parcelle si moltiplicano e gli avv. non rischiano. E quando, in qualche modo, il giudice ha capito la situazione (mediamente dopo 4/5 anni) il medesimo cambia sede e tutto ricomincia. Il nuovo giudice, dopo un altro paio d'anni di ulteriori altalene, "costringe" le parti a concordare suggerendo il taglio della fattura del 50% perché "si è perso troppo tempo".Ogni azienda potrebbe compilare manuali su quel che succede al sistema del "diritto". Definirlo osceno significa nobilitarlo. Impossibile quantificare il danno al sistema economico. A questo punto, se il problema della monnezza napoletana e campana fuori controllo è diventato un problema nazionale, così il problema della costosissima, politicizzatissima e lentissima Magistratura italiana, costituzionalmente fuori da ogni controllo, deve essere affrontato con equivalente apertura: visto che da noi, soprattutto a sinistra, è tutto in cicalecciare di come sia bella e giusta l’Europa, e di come dobbiamo adeguarci allo spirito europeo, sarà il caso che diventi un problema europeo.Dunque il Cav, come al solito, si sta dimostrando un genio lungimirante.

aggiungi un commento
aggiungi un commento

0
0 / 0
Rev.0 Segnala

Mi premuro d'informarvi che il post di Rinviato arriva come di consueto dal sito filo Berlusconi che si chiama Legno Storto.Che evidentemente non si fila nessuno se ogni giorno Rinviato deve postarlo pari pari con un copia/incolla qui da noi.

Il 12 giugno --> 4 SI ai Referendum
Se Berlusconi avesse fatto quanto Renzi ha fatto, ci sarebbero state le piazze piene !!

aggiungi un commento
aggiungi un commento

0
0 / 0
Rev.0 Segnala

sei alquanto poco ma poco spiritoso ma non hai niente da fare?

aggiungi un commento
aggiungi un commento

0
0 / 0
Rev.0 Segnala

mi dici che senso ha postare con un copia/incolla ogni giorno il pezzo preso da un altro sito e senza dire oltretutto che è un sito mooolto di parte ?

Il 12 giugno --> 4 SI ai Referendum
Se Berlusconi avesse fatto quanto Renzi ha fatto, ci sarebbero state le piazze piene !!

aggiungi un commento
aggiungi un commento

0
0 / 0
Rev.0 Segnala

non mi sembra che sia di parte anzi........a volte il Cavaliere dovrebbe riflettere ed ascoltare i suoi amici FELTRI, FERRARA, GIACALONE invece......Anatomia di un declino Condividi su facebook Scritto da Angelo Panebianco lunedì 30 maggio 2011Abbiamo aspettato a pubblicare questo commento del politologo Panebianco non perché non ne trovassimo interessante e persuasivo il contenuto, ma perché non volevamo che esso assumesse il senso e il tono di un epicedio anticipato – come forse voleva essere per gli editori del Corriere lo scorso 28 maggio. Ora sono le 15:30 di lunedì 30, i giochi sono fatti, e forse queste parole serviranno per discutere sulla base di dati politicamente realistici. Non sarà né il primo né l'ultimo contributo su questo tema, visto che le opinioni sulla situazione attuale possono essere anche assai diverse.Corriere della Sera - C’è una parte del suo tradizionale elettorato che non crede più in Berlusconi. Non è che si sia spostato a sinistra. Non lo ha fatto. Nemmeno si è spostato sulla Lega. Ha semplicemente smesso di votare Berlusconi. Perché? I guai giudiziari del premier ne hanno certamente logorato l’immagine ma non credo sia questa la ragione principale del distacco.Non si trovano spiegazioni plausibili se ci si limita a cercarle in superficie, nelle contrapposte propagande: «di qua la libertà, di là il comunismo» come dice la destra; «di qua la vera democrazia, di là la destra eversiva e populista» come replica la sinistra. Sono argomenti buoni per comizi e articoli di editorialisti-militanti un po’ esagitati, e utili per soddisfare pubblici «propaganda-dipendenti». Ma non spiegano nulla. La vera ragione sta nel fatto che quella parte di elettorato che aveva votato Berlusconi contro la «società corporativa», sperando che egli la smantellasse (o, quanto meno, la indebolisse fortemente) ha constatato che ciò non è avvenuto e ora si è stancata, non crede più alle sue promesse.Sfruttando il vuoto di potere che si era creato nei primi anni Novanta e le nuove regole del gioco (maggioritarie) Berlusconi mise in piedi, fin dal suo ingresso in politica nel 1994, una coalizione sociale fortemente eterogenea (più eterogenea di quella della sinistra). Usò il linguaggio «liberale» dell’appello al mercato, della riduzione del peso della politica, della de-regolamentazione, per attirare a sé quella parte di elettorato, prevalentemente (ma non solo) del Nord, interessato alla competitività, alla riduzione del peso della politica nella vita associata, allo smantellamento dei mercati chiusi, protetti e iper-regolati da uno Stato inefficiente, costoso e sprecone. Ma, per vincere, Berlusconi dovette anche inglobare ampie porzioni di elettorato più interessato alla difesa dell’esistente che a radicali cambiamenti. I suoi successi, da allora in poi, sono dipesi dalla capacità di stare in equilibrio fra due mondi contrapposti, portatori di domande incompatibili. È stato un eccezionale esercizio di leadership tenere insieme per tanto tempo una coalizione siffatta. Ma non poteva durare in eterno.Non che non ci siano state anche cose buone (dal punto di vista della modernizzazione del Paese) fatte dai governi Berlusconi. Per esempio, se non fosse per la faziosità che acceca tanti professori, essi dovrebbero riconoscere che la riforma universitaria Gelmini, pur con i compromessi che sono stati necessari per vararla, è decisamente migliore delle pessime riforme fatte in passato dalla sinistra. Stante che il miglioramento del capitale umano è essenziale allo sviluppo, si capisce anche perché è meglio, in genere, che scuola e università siano in mano alla destra (sempre che essa sia capace, come è stato questo il caso, di scegliere un buon ministro) piuttosto che alla sinistra: a differenza della sinistra, la destra non è «ostaggio» delle corporazioni che dominano il settore dell’istruzione (capaci solo di protestare per i «tagli» mettendo la sordina sulle proprie inefficienze), è più libera di agire. È probabilmente la stessa ragione per cui Roberto Maroni, esponente di un partito privo di legami clientelari con il Sud, è risultato un ministro degli Interni più efficiente di altri nella lotta contro la criminalità organizzata.Ma ammesso che alcune cose buone sono state fatte (anche in altri campi, come quello del mercato del lavoro), resta che non sono state rimosse le fondamentali cause del declino. La società corporativa è ancora viva e vegeta, continuano ad esistere inespugnabili mercati protetti, fonti di tanti sprechi e inefficienze, i piccoli e medi produttori continuano a subire vessazioni burocratiche, il peso dell’intermediazione politica non è stato minimamente scalfito. Certo, c’è stata la crisi e nessuno può togliere a Giulio Tremonti il grandissimo merito di avere impedito all’Italia di fare la fine della Grecia. E, certo, la riduzione drastica delle tasse da sempre promessa da Berlusconi non poteva esserci con questi chiari di luna. Ma l’elettore che si sta staccando dal premier constata che molte altre cose potevano essere fatte e non lo sono state. Privatizzare e liberalizzare sarebbero state cose possibili in questi anni senza intaccare la giusta linea tremontiana del rigore. Oggi la società sarebbe molto più «libera» e le energie liberate sarebbero una preziosa e potente risorsa per rilanciare la crescita. Sfortunatamente una politica siffatta, stante l’eterogeneità della coalizione sociale del centrodestra, sarebbe venuta incontro alle domande di una parte dell’elettorato ma ne avrebbe anche antagonizzata un’altra parte. Quando il ministro Renato Brunetta (sul Foglio di ieri) espone un complesso progetto - che egli dice già approvato dal Pdl - teso a rimettere in moto lo sviluppo, è impossibile non domandarsi perché quelle cose non siano già state fatte da tempo (e non basta riferirsi alla scissione finiana per spiegarlo). Non è ormai un po’ tardi per annunci e promesse?Gli antiberlusconiani per principio pensano che gli elettori delusi da Berlusconi avessero sbagliato a sceglierlo fin dall’inizio. Ma cos’altro avrebbero potuto fare? Rivolgersi alla sinistra? Ma quegli elettori sanno che la base sociale prevalente della sinistra è data dalle corporazioni del pubblico impiego, un mondo incompatibile con le loro aspirazioni. Per inciso, è in questa prospettiva che si comprende anche perché la Lega non riesca a sfondare nelle grandi città del Nord a spese del Pdl e anzi mostri segni di arretramento. La Lega esprime un attaccamento al ruolo della intermediazione politica altrettanto forte di quello della sinistra. Non può intercettare i delusi da Berlusconi.La verità è che se il problema italiano si riduce alla gestione della società corporativa allora la sinistra è più adatta allo scopo rispetto alla destra (alla destra berlusconiana per lo meno). Può farlo con più sapienza. Il premier si era presentato come l’uomo «del fare». Paga il prezzo di ciò che non ha fatto.28 maggio 2011

aggiungi un commento
aggiungi un commento
Pagina 3 di 4
Vai alla pagina [1 2 3 4]


Prendi parte alla discussione
Prima volta? Assicurati di aver compreso le linee guida di partecipazione

Informativa sull'uso dei Cookies

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.OK

Gentile visitatore,

l'accesso gratuito a questo sito è possibile grazie al presenza di alcuni inserti pubblicitari.

Ti chiediamo gentilmente di disattivare il blocco della pubblicità dal tuo browser e, possibilmente, di sostenerci visitando i siti degli sponsor.

Grazie per la comprensione.

Ok, ho disattivato il blocco su questo sito