Come tutti sanno, le telefonate ufficiali fra capi di stato sono registrate, trascritte e, successivamente, archiviate come documenti di stato. Grazie ad una talpa infiltrata al Quirinale, siamo in grado di fornirvi la trascrizione integrale depositata con numero di protocollo AJ-22643111. Interpreti, lato Germania, Fulvia Hassen, lato Italia Brando Orsini della Gherardesca di Villa Fugata.
12 ottobre 2011, ore 13.45 Ora di Roma
Ripetuti squilli
Roma: Pronto, qui residenza del presidente della Repubblica Italiana.
Berlino: Salve, questa è la segreteria della cancelliera Angela Merkel a Berlino.
Roma: Grazie, non ci serve niente. Click. (chiude)
Ripetuti squilli
Roma: (voce palesemente scocciata) Pronto, qui residenza del presidente della Repubblica Italiana.
Berlino: Sentite, forse non ci siamo capiti, questa è la segreteria della cancelliera Angela Merkel, la premier tedesca, vorremmo parlare con il presidente.
R: ah, sì, scusate, telefonano sempre quelli dei call center per proporre il cambio gestore. Comunque, il presidente sta mangiando. Non potete chiamare più tardi?
B: No guardi, si tratta di cosa urgente, la cancelliera è già in linea. Non potrebbe avvertire il presidente?
R: Mo vedo se è disponibile. Aspettate un attimo in linea che verifico sulla linea interna. (Voce ovattata come quando si mette il palmo sul microfono) Presidé … Presidente. Ce sta a tedesca ccà, dice che vi deve parlare. Comme chi Presidé, a culona llà, chella cu chelli cazze e zizze. Berlusconi dice ca nun se po’ chiavà, ma io na botta c’ha desse eccome. No presidé, c’haggio già ditto ca ce stavate. Mo nun ce pozzo dicere che state a na inaugurazione. (Voce remota) Io c’haggio ditto a patete ca tu nun si buono a nu cazzo. Ma isso dicette pigliatello, almeno pe risponne a telefono pigliatello, ca chillo è nu buono guaglione. U buono guaglione du mazzo e chitemmuorto. damme ccà.
Pronto sono Giorgio Napolitano. Presidente della Repubblica Italiana. Con chi Parlo?
B: Un attimo presidente … click … . Salve Presidente, sono Angela Merkel.
R: Dottoressa, come state? Proprio ora stavo dicendo al mio assistente che vi dovevo fare un colpo di telefono. Che tempo fa a Berlino? Ma quando mi venite a trovare che mi hanno portato due bottiglie di limoncello che lo dovete proprio assaggiare …
B: No guardi Giorgio, la chiamo per una questione importante …
R: (interrompendola) Anzi, sapete che facciamo? Mo chiamo a nu pasticciere amico mio e mi faccio preparare ‘na caprese ca nun va putite mai scurdà. Chillo invece di trità ‘e mandorle, se mette llà cu santa pacienza e le fa fini fini a punta di coltello. Così quando se magna o dolce uno sente ancora e pezzettielli e mandorla. A caprese cu limoncello è a morta soia.
B: Va bene Giorgio, poi ne parlo con il mio staff e vediamo di organizzare. In realtà io la chiamavo per parlare di Berlusconi.
R: No dottoressa, aggiate pacienza, chillo è fatto accussì. Voi non vi dovete offendere. Qua piacete a tutti quanti. Anzi, il mio assistente mi ha appena confessato che ha un debole per il vostro elegante portamento e io stesso non nego che, nonostante l’età, qualche volta ho fatto un sogno spuorco su di voi. A Berlusconi non lo dovete pensare. A chillo u viagra ci è sagliuto intu u cerviello.
B: Ma di cosa parla Giorgio, scusi? Io mi riferivo alle contingenze economiche internazionali. Si rende conto che una rappresentanza come quella di Berlusconi è lesiva per l’Italia e per l’intera Europa? Io mi aspetto un suo intervento immediato.
R: (mano sulla cornetta. Voce ovattata) O vvide? all’anima e chitemmuorto o vvide? Mo che cazzo ce dico a chesta? C’aggio ditto a patete ca tu aviva fa o bidello. No, chillo ha studiato Giorgio, pigliatelle. Puozze passà nu guaio tu e patete. (Voce in chiaro) capisco signora. Le devo confessare che stavo lavorando proprio a questo problema. Ho intenzione di esternare di qui a qualche settimana.
B: Esternare? (conciliabolo con l’interprete mentre si cerca di tradurre il vocabolo). No guardi Giorgio, ma che scherziamo? Qui non siamo più allo stadio di esternazione. Bisogna agire, se no sarò costretta a scaricarvi. Ho già parlato con Nicolas (Sarkozy N.d.T.). O lo caccia via lei o noi cacciamo via voi.
R: (40 secondi di silenzio) Signora, ma come faccio? Chillo tene a maggioranza. Io non posso fare niente. Sapete, non è come da voi. Io qua inauguro le scuole, faccio i discorsi a fine anno, dico una cosa una volta ogni tanto, insomma è na cosa formale. Non conto niente.
B: (fruscio di fogli) Mi permetta Giorgio, non è esatto. Ho fatto studiare la cosa ai miei esperti costituzionalisti italiani. Ho qui un programma preciso, punto per punto. Lei deve solo seguirlo. Ho anche indicato il candidato alla successione. Adesso se vuole le faccio un fax, se lo studia e ne riparliamo.
R: Ma signora bella, ma che figura e ‘merda che ci fate fare a tutti quanti. Ma le pare che io mo metto in pratica il programma che ha scritto lei? Insomma, non stiamo mica nel 43 col governo di occupazione.
B: (silenzio gelido)
R: Signora? Signora?
B: Guardi Giorgio, io credo che le convenga leggere lo studio. E’ anche in italiano. Più tardi telefono a Nicolas. Voglio sapere che gli devo dire.
R: (Voce ovattata da mano sul microfono) Anastasio, Anastasio, Anastasiooo, All’anima e chitemmuorto e i chi t’adda murì ancora, appiccia o cazzo du fax, tu e chilllo sfaccimmo e pateto ca mo co o veco aggia sputà ‘nfaccia. Si s’avesse fatto na pugnetta nu sbagliava. (in chiaro) Vabbene signora, ho appena attivato il mio staff per verificare la sua proposta. Invii pure al solito numero. Le faccio sapere tra un paio di settimane.
B: Tra trenta minuti
R: Ma sono spaghetti, si attaccano.
B: Venti minuti.
R: Va bene. Tra venti minuti.
B: Sono già diciannove. A presto.
R: E per la caprese?
B: tu, tuuuuu, tu, tuuuuu, tu, tuuuu
R: (mentre cala la cornetta) Anastasio, Anastasio, Anastasiooo. Piglia doie ova che facimmo na frittata e maccaruni, se no s’adda iettà tutte cose e chiamma a quaccheduno ca ce sta a legge na cosa. Vedimmo e ce move, fancazzisti.