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Stampa l'articolo Il Velino presenta, in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. POL - Why not: fatti sconcertanti, per due pg avviato trasferimento Roma, 6 dic (Velino) - L’avvio di una procedura di trasferimento per incompatibilità ambientale e funzionale per Luigi Apicella, pg di Salerno ed Enzo Jannelli, pg di Catanzaro. È quanto è stato deciso all’unanimità dalla prima Commissione del Csm al termine delle audizioni dei magistrati implicati nello scontro tra le Procure di Catanzaro e Palermo riguardo alle inchieste Why not e Poseidone. Il presidente della Commissione Ugo Bergamo, nella conferenza stampa, ha ribadito che l’intervento di Palazzo dei Marescialli è stato “tempestivo” per “garantire il ripristino nel paese della fiducia, compromessa in questi giorni, nella magistratura” e per “restituire al Csm autorevolezza nell’ambito delle proprie competenze”. Bergamo ha anche annunciato che saranno ascoltati martedì altri nove pubblici ministeri dei due uffici requirenti. Si tratta dei pm di Catanzaro Salvatore Curcio e Alfredo Garbati e Domenico De Lorenzo, titolari dell’inchiesta Why not e firmatari del controsequestro del fascicolo. Mentre per la procura di Salerno, saranno ascoltati i pm Gabriella Nuzzi, Dionigo Verasani, titolari del procedimento a carico dei magistrati di Catanzaro, Antonio Centore, Fabrizio Gambardella, Roberto Penna e Vincenzo Senatore. Tutti questi magistrati hanno partecipato al sequestro e alle perquisizioni che si sono svolte alla procura di Catanzaro e nelle abitazioni dei pubblici ministeri di quell’ufficio. “La conclusione è prevista - ha spiegato Bergamo - subito dopo Natale”. Il presidente della Prima commissione ha anche chiarito che la seduta è stata secretata in quanto l’indagine Why not è ancora in corso e non può essere violato il segreto istruttorio. Tuttavia, pur senza entrare in particolari, lo stesso Nicola Mancino, vicepresidente del Csm, dalla sua residenza campana ha fatto sapere che dalle audizioni “sono venute fuori cose sconcertanti”. Mancino si era tenuto in stretto contatto telefonico con il segretario generale Carlo Visconti e il presidente della prima commissione Ugo Bergamo. Lo stesso Bergamo, in una pausa dei lavori, aveva confermato che c’era stata una “tensione notevole” e una “sofferenza palpabile”. Mancino, a quanto riferito da Bergamo, ha tempestivamente informato il presidente della Repubblica delle determinazioni cui è giunta la Prima commissione. Inquietante sarebbe stata in particolare l’audizione del procuratore generale di Catanzaro, Vincenzo Jannelli (Enzo per i colleghi) che avrebbe rivelato particolari sconcertanti sulle modalità seguite nel corso delle perquisizioni ordinate dalla Procura di Salerno nelle abitazioni dei pm di Catanzaro: alcuni pubblici ministeri sarebbero stati addirittura denudati. Jannelli, che pur avendo dichiarato che “questa non è una guerra”, non aveva esitato a mettere sotto inchiesta per abuso d’ufficio e interruzione di pubblico servizio sette colleghi degli uffici giudiziari di Salerno, procuratore in testa, e disporre il controsequestro di quegli stessi atti che i magistrati salernitani avevano sequestrato a Catanzaro. Una “contromossa” che le truppe salernitane non si aspettavano: avendo agito per prime, con un’abile manovra di accerchiamento avevano “chiuso” nel registro degli indagati ben otto magistrati catanzaresi. Le operazioni di controsequestro in alcuni casi si sono servite, per giunta, degli stessi carabinieri, che si sono trovati così a fare da “servitori” di due padroni in lotta. Come non bastasse, a chi gli chiedeva chiarimenti sull’iniziativa, Jannelli aveva risposto definendo “eversiva” l’attività dei colleghi salernitani: “A Catanzaro – aveva dichiarato Jannelli - è accaduto che i magistrati della Procura generale hanno reagito ad un atto, proveniente dalla Procura di Salerno, finalizzato alla destabilizzazione e all’eversione dell’istituzione dello Stato”. “C’è stato un attacco inaudito - aveva proseguito - all’esercizio giurisdizionale, come non era mai accaduto nella storia. Si è cercato di espropriare un processo in corso a questa Procura”. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha apprezzato “la tempestività del Csm” e ha auspicato che “con altrettanta tempestività” gli vengano inviate le documentazione per i profili di sua competenza. Le audizioni decise dal Csm non hanno precedenti nella storia della magistratura, non solo d’Italia, ma del mondo intero. La guerra di inchieste a colpi di sequestri che contrappone la procura di Salerno a quella di Catanzaro che ha come obiettivo la “conquista” delle indagini dell’ex pm catanzarese, e ora napoletano Luigi De Magistris ha scosso l’Italia intera, a cominciare dal capo dello Stato Giorgio Napolitano, per finire con il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Catanzaro che, per soprammercato, aveva proclamato uno sciopero simbolico di mezz’ora da tutte le udienze con l’obiettivo di “vederci chiaro in nome dei cittadini che l’avvocatura rappresenta”. Ecco perché, adottando una procedura d’urgenza assolutamente eccezionale, il Csm ha convocato a Palazzo dei Marescialli i generali che guidano i due schieramenti in lotta. Nel tentativo di avviare un’operazione di “peacekeeping” in attesa di verificare poi se ci sono, e di chi sono, eventuali responsabilità disciplinari. Ma l’iniziativa del Consiglio era stata preceduta da una mossa imprevista del procuratore generale della Cassazione Vitaliano Esposito: i Pg di Salerno e Catanzaro sono stati convocati venerdì in Cassazione per essere ascoltati. Esposito è il titolare, insieme con il ministro della Giustizia, del potere disciplinare che, a quanto ha affermato Bergamo, sarebbe già stato esercitato. Tornando al Csm, il primo a essere ascoltato era stato il procuratore generale di Salerno Lucio Di Pietro il quale tuttavia non ha una parte “di primo piano”: la decisione di mettere sotto inchiesta i vertici degli uffici giudiziari di Catanzaro l’aveva presa il procuratore della Repubblica Luigi Apicella (Gigino per i colleghi), e soltanto in un secondo momento Di Pietro era stato informato, quando ormai l’eco dei “colpi di cannone” era vicinissima. Dopo Di Pietro e Jannelli è stata la volta dei presidenti delle due Corte d’appello, Matteo Casale (vicario a Salerno perché l’incarico di presidente è in attesa di nomina) e Pietro Sirena per Catanzaro. I presidenti, in casi come questi, ne sanno ben poco, almeno direttamente: le norme assegnano a loro un ruolo del tutto marginale quando si tratta di iniziative investigative. Poi è toccato ai procuratori della Repubblica: Luigi Apicella per le “truppe” di Salerno e Antonio Vincenzo Lombardo per la “trincea” di Catanzaro. Intanto l’operazione di controsequestro degli atti relativi all’inchiesta Why Not è ancora in corso (dell’inchiesta Poseidone non se ne parla perché è di competenza della procura della Repubblica di Catanzaro e non della procura generale, e il procuratore della Repubblica non ha adottato le stesse contromosse del collega Pg). Ed era sempre stato il Pg di Catanzaro Jannelli a spiegare: “Noi abbiamo richiesto a Salerno la trasmissione delle carte che loro avevano sequestrato. Se ci verranno date o no non lo sappiamo ancora. Abbiamo inviato a Salerno un ufficiale di polizia giudiziaria per prenderle ma non so quale atteggiamento assumerà Salerno. La situazione è in evoluzione”. Insomma, i movimenti delle truppe al fronte sono ancora in corso. Ma se Sparta piange, Atene non ride, come annotarono gli storici della guerra del Peloponneso: mentre il Csm si appresta a fare la parte dei caschi blu dell’Onu, agli ispettori del ministero della Giustizia sono già arrivate, in un CD, le carte richieste alla procura generale di Salerno. In pratica, il decreto di sequestro di circa 1.700 pagine con cui sono stati “sigillati” presso gli uffici giudiziari di Catanzaro gli atti delle inchieste Why not e Poseidone di cui era a suo tempo titolare De Magistris. Una analoga richiesta è stata consegnata dagli “ambasciatori” del Guardasigilli ai pubblici ministeri-ministri della guerra salernitani. Sulla base degli accertamenti preliminari che l’ufficio ispettivo di via Arenula, guidato da Arcibaldo Miller, ex pm napoletano, porterà a termine, si valuterà poi l’invio degli ispettori “al fronte”. Il conflitto inoltre potrebbe allargarsi fino a raggiungere la Capitale: le accuse ipotizzate da Catanzaro contro Salerno dovranno essere trasferite a Napoli per competenza ma a sua volta Napoli dovrà spostarle a Roma perché De Magistris è in servizio al tribunale del riesame partenopeo.

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ooohhhh!!! my good!!!!rinviate a giudizio rinviatoooo!!!!zorro

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dunque ti firmi "zorro" ma non era quel personaggio che stava dalla parte dei poveri, diseredati ecc. ecc.

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