Salve a tutti,
sono alla ricerca di ragguagli riguardo il tentativo di rescissione, da parte di uno dei cointestatari, di un mutuo bancario con ipoteca sull’immobile per il quale è stato contratto.
In breve.
Padre (alla data di sottoscrizione del mutuo dipendente dello stesso istituto erogante il mutuo, pertanto in regime di agevolazione INPDAP con tasso agevolato) e figlia sono cointestatari del mutuo per l’acquisto di un immobile del quale SOLO la figlia risulta in possesso al 100%.
Il conto bancario del padre è l’unico dal quale l’istituto di credito attinga per il pagamento delle rate (corrisposte al padre sotto forma di bonifico mensile dal conto del genero).
Il padre vuole svincolarsi dall’impegno (assunto volontariamente) “invitando” la figlia a cambiare banca (a costo che questi paghi anche qualcosa in più!) o ad aprire un conto presso il medesimo istituto, sempre allo stesso scopo.
Domanda.
Può il padre procedere autonomamente per “uscire” dal contratto?
C’è qualche percorso percorribile da parte del padre al fine di trovare un metodo/postilla/clausola per recedere dal contratto cointestato di mutuo?
Qualche considerazione.
1) Il mutuo è stato contratto con agevolazione INPDAP, pertanto, qualora il padre decidesse di "uscire" dal vincolo, questa variazione contrattuale comporterebbe inevitabilmente la perdita di suddetta agevolazione (con applicazione dell'attuale tasso vigente) e l'apertura di un nuovo mutuo (a detta della banca), con conseguenti spese notarili nonché una nuova verifica da parte di un architetto (di parte, della banca) per l'immobile di interesse.
2) Per il padre "uscire" dalla cointestazione occorre, se non ricordo male, che l'altra parte (la figlia) sia conseziente e che la banca, effettuate le dovute verifiche ed accertamenti, approvi il tutto.
3) figlia e genero hanno una situazione reddituale che non arriva a coprire 3 volte la rata mensile (quindi la banca, tenendone ovviament econto, potrebbe con tutta probabilità rigettare la richiesta).
Vi prego di illuminarmi il più possibile sulle possibili vie che il padre potrebbe intraprendere per muoversi autonomamente o, comunque, per "invitare" la figlia a fare in modo di raggiungere il suo (ingiustificato per vari noti, ma non pubblicabili, aspetti) scopo.
Vi ringrazio in anticipo per il consueto contributo.
Fabrizio