tanto va la gatta al lardo finchè lascia lo zampino
Sì, volendo sintetizzare, il concetto è questo. Pensare che davvero ci sia dietro un complotto, o persecuzione che dir si voglia, fa davvero sorridere (chiunque scenda in politica viene messo sotto i riflettori, come il caso Idem, il caso Clinton, il caso di quel ministro tedesco dimessosi perché aveva copiato una tesi di leurea ecc. c'insegnano; e quanto al complotto per farlo fuori, basti pensare che quando la sinistra ha vinto non solo non lo ha dichiarato ineleggibile - come oggi propone il m5s - ma non gli ha fatto neppure uno straccio di Legge sul Conflitto d'Interessi: se questo è un volerlo far fuori...).
Le cose sono talmente chiare che oggi continuare a parlare del berlusca e dei suoi problemi - giudiziari e non - francamente annoia. E non ha neanche più senso, visto che se soltanto Grillo avesse dato l'ok oggi Berlusconi sarebbe già nel dimenticatoio: fatto fuori dai numeri della politica, non dalle sentenze della magistratura. Dunque si parla di nulla guardando al passato.
A me sembra invece più interessante pensare al futuro. Ovvero, dopo il berlusconismo cosa ci aspetta? Perché, pur essendo chiare le cose, per 20 anni e oltre gli italiani hanno continuato a votare per costui e non per le forze che ora dovrebbero raccoglierne il testimone? In altre parole, questa sinistra o, in alternativa, il M5s appaiono in grado di guidare il Paese a una rinascita sociale e economica?
Per quanto riguarda il m5s, nonostante le mie dichiarate simpatie più volte esternate, devo constatare che alla prova dei fatti si stanno dimostrando inconsistenti. Magari cresceranno... ma per ora non appaiono in grado di risolvere alcunché. Monti e lo schieramento di centro (per il quale ho votato) hanno numeri irrilevanti e i sondaggi lo danno in costante calo... Resta la Sinistra. Ecco, è questa che andrebbe analizzata. E, francamente, c'è da farsi cascare le braccia. Alcuni tra i principali motivi di questa dis-illusione li mette oggi nero su bianco Ricolfi, in un bellissimo articolo che potete leggere qui:
http://www.lastampa.it/2013/07/28/cultura/opinioni/editoriali/la-sinistra-che-nega-la-realt-LuWHdIL1HpIxDQsk0BDcIO/pagina.html?fb_action_ids=10201866604370816&fb_action_types=og.recommends&fb_source=other_multiline&action_object_map={%2210201866604370816%22%3A493049454105302}&action_type_map={%2210201866604370816%22%3A%22og.recommends%22}&action_ref_map=[]
Qui riporto soltanto un breve passaggio, estrapolandolo dal resto:
Quando i fatti mettono a repentaglio l’ideologia, il riflesso meccanico della cultura di sinistra non è correggere o adattare l’ideologia alla realtà, ma correggere la realtà negando i fatti. Dove correggere può voler dire, e ha voluto dire per almeno mezzo secolo, cercare di raddrizzare il «legno storto» dell’italianità, rieducando e civilizzando gli italiani secondo la concezione del bene comune propria della cultura di sinistra (una vicenda puntualmente narrata nell’ultimo libro di Giovanni Orsina: I l berlusconismo nella storia d’Italia, Marsilio 2013). Ma può voler dire anche, più letteralmente, correggere i dati della realtà, fino al punto di negarli.
E’ successo mille volte, talora con risvolti tragici (il partito comunista che nel 1956 si rifiuta di vedere i fatti d’Ungheria), talora con risvolti meno drammatici ma non per questo privi di conseguenze (ad esempio con la negazione di dati socio-economici scomodi), talora, infine, con risvolti decisamente comici, come nel caso di Stefano Fassina sommerso di critiche per aver constatato un fatto – l’evasione da sopravvivenza – tanto evidente quanto indigesto al suo partito.
...come la giri giri, c'è soltanto da farsi cadere le braccia