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Le immagini girate con un cellulare.L'ex volto tv: «Non c'è nessun video».ROMAUn ricatto al presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo. Quattro carabinieri arrestati per aver estorto denaro in cambio del silenzio su un video girato in un appartamento di Roma a luglio. Sono questi gli ingredienti della bufera che si è abbattuta sul governatore. Bufera che adesso scuote la politica e i palazzi romani. «Se un video esiste è falso», «non ho mai pagato alcuna somma di denaro», si sfoga il presidente della Regione, a Frosinone per un incontro presso il palazzo della Provincia. «In questo Paese per colpire un presidente si getta fango sull’uomo» aggiunge il governatore che si dice «sconcertato e amareggiato». Da quanto trapela da piazzale Clodio Marrazzo non sarebbe stato solo ricattato, ma anche rapinato dai carabinieri dei soldi che aveva nel portafogli durante il blitz. O così avrebbe detto lo stesso politico ai pm quando è stato interrogato come parte offesa. Per questo motivo i militari fermati devono rispondere di rapina, violazione della privacy, violazione di domicilio ed estorsione.Secondo l'agenzia di stampa Ansa nell’appartamento dove sarebbe stato girato il video c’era anche un transessuale. Sarebbe stata proprio la natura scabrosa del video, girato sembra con un telefonino, a far scaturire il ricatto. Resta da chiarire, e al momento non è stato accertato, se il video sia stato girato proprio dai carabinieri, arrivati nell’appartamento per un controllo, o se, come gli stessi militari avrebbero dichiarato, il video sia stato girato da un altro transessuale e poi ’cedutò ai carabinieri. In sostanza, quello che dovranno chiarire le indagini del Ros è se il controllo nell’appartamento sia stato casuale o meno. Il video comunque risalirebbe proprio alla mattina dell’irruzione dei militari nella casa, avvenuta ai primi di luglio. In ogni caso, stando all’informativa che i carabinieri hanno trasmesso in procura, quattro assegni, per un importo di decine di migliaia di euro, sarebbero stati staccati dal carnet di Marrazzo per mettere a tacere il tentativo di ricatto. Assegni mai incassati e forse spariti dalla circolazione. Chi indaga ritiene che il documento era già stato proposto ad alcune testate giornalistiche e società di produzione. Forse era destinato a Milano e sarebbe finito nelle mani di un mediatore. Altre indagini verranno sviluppate per capire di chi fosse la droga (pare cocaina) trovata nella casa dove i carabinieri hanno trovato Marrazzo. I carabinieri arrestati sono sottufficiali in servizio presso la compagnia Trionfale. «Sono quattro mele marce che abbiamo immediatamente scoperto e isolato dall’istituzione alla quale non sono degni di appartenere» ha detto il comandante provinciale dell'Arma, generale Vittorio Tomasone. La procura di Roma tiene intanto a sottolineare «la massima collaborazione avuta dall’Arma dei Carabinieri, la cui investigazione è stata rapidissima e precisa». In procura si precisa che «in questa vicenda non esistono mandanti nè complotti di alcun tipo. Il caso va inquadrato in un ambito di criminalità comune». Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha espresso solidarietà a Marrazzo: «Esprimo solidarietà a Marrazzo perchè la merita come tutte le persone oggetto di ricatto o estorsione». A difesa di Marrazzo si schiera anche il segretario del Pd Franceschini: « E' una vicenda che parla da sola. Ci sono già stati provvedimenti dell’autorità giudiziaria, i ricatti vanno condannati e puniti. Conosco Marrazzo come una persona seria che ha fatto bene il Presidente della Regione, altri ragionamenti sugli effetti di quesa vicenda in vista delle elezioni regionali sono prematuri».

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Il day after di Marrazzo e la bufera in Regione: «Perché non ci ha avvertito? Perché si è ricandidato?» News■ Marrazzo ricattato, dimissioni in vistaFranceschini preme, riunione in RegioneApprofondimenti■ La procura crede alla ricostruzione di Marrazzo. I Ros tornano nella casa del trans Natalie■ Caso Marrazzo, la soffiata e la cocaina messa ad arte: quello strano blitz dei 4 agenti deviati■ Il condominio di via Gradoli, lo stesso del covo delle Br■ Il Pd difende Marrazzo ma pensa al sostituto: tra i nomi Gasbarra, Bindi e Sassolidi Mauro EvangelistiROMA (24 ottobre) - L’altra sera, quando ha capito che la notizia del ricatto sarebbe uscita sui giornali, si è chiuso nel suo ufficio in Regione. Ha distribuito poche, laconiche risposte, forse ha ripensato alla campagna elettorale del 2005, alle prime storiacce di spie e a quella foto che volevano rubargli, mandando un viados a comprometterlo. Ha cercato, insieme ai suoi collaboratori più stretti come Zamperini e Cristaldi, una strategia. Tutto era un cucchiaino che tenta di fermare uno tsunami. Ha pensato alla moglie e ai due figli. A tarda notte, dopo avere visto i primi giornali e i primi tg, ha provato a dormire.Ieri sera, 24 ore dopo, Piero Marrazzo era di nuovo chiuso nel suo ufficio. In un’altra stanza della Regione Lazio assessori e maggioranza si schieravano dalla sua parte. Marrazzo intanto scriveva un comunicato in cui spiegava perché non sta rispondendo colpo su colpo al grande fango: «Ho fornito pieno supporto alla magistratura, e continuerò a farlo, in relazione alla delicata indagine ancora in corso condotta dalla Direzione distrettuale antimafia. Mi era stato chiesto dall’autorità inquirente, di mantenere il massimo riserbo, in osservanza del segreto istruttorio. A questo impegno mi sono attenuto nella giornata odierna, considerando largamente prevalente l’interesse generale della giustizia a fronte di un presunto coinvolgimento della criminalità organizzata. Quando non sarò più vincolato al segreto istruttorio sarà mia cura precisare ogni aspetto di questa vicenda e informare l’opinione pubblica rispetto a quanto accaduto in una situazione in cui sono parte offesa». Chiarirò. Torniamo al day after, a ieri. Girava veloce il ventilatore che distribuiva tutto il resto che segue. Marrazzo ha tentato di far finta di nulla, business as usual. Ha rispettato l’agenda, al mattino a Frosinone, al pomeriggio a Palazzo Chigi a parlare dei fondi per la sanità. Ma dentro il desiderio di dimettersi c’era. Dai corridoi della Regione e dalle differenti parrocchie del Pd tanta solidarietà. A parole. Nei fatti si preparava il dopo Marrazzo, con un dubbio: arriverà o meno a fine legislatura?Al mattino, Marrazzo (o chi per lui) aggiorna la sua pagina su Facebook. Il suo “stato”: «Sono sconcertato e amareggiato perché in questo Paese per colpire un presidente si butta fango sull’uomo. Il video è una bufala e come presidente andrò avanti. Sarà la giustizia a far luce sulla vicenda». Decine di commenti: la maggioranza è con lui, («Forza Piero, andiamo avanti, queste schifezze si ritorceranno su chi le ha inventate»), ma qualcuno è fuori dal coro («L’amarezza che prova l’uomo Marrazzo vale anche per l’uomo Berlusconi?»).Al mattino, a Frosinone. Incontro in Provincia sul sistema aeroportuale. Marrazzo è inseguito da domande che non riguardano gli aerei. Si fa forza: «Non ero a conoscenza di questa vicenda. Quanto sta accadendo non risponde a verità. Pretendo rispetto».Al pomeriggio, Palazzo Chigi. Alle 14 Marrazzo sale sull’auto blu, imbocca l’A1. Insieme ai suoi collaboratori scrive e riscrive la dichiarazione, l’ufficio stampa annuncia a decine di giornalisti e cameramen che lo aspettano a Palazzo Chigi: «Parlerà». Marrazzo è pallido, ha un foglietto con il testo. Per due volte prova a parlare e si interrompe, l’onda di giornalisti e cameramen lo ricaccia indietro. «Ci vuole calma per fare comunicazione», sussurra. Poi legge e basta, lo sguardo sul foglietto. Ricorda la precedente campagna elettorale: «Non è la prima volta che si scatena contro di me un attacco che mi colpisce personalmente e politicamente. Quanto è successo è un atto di una gravità inaudita e dimostra che nel nostro Paese la lotta politica ha raggiunto livelli di barbarie intollerabili». Passaggio sui carabinieri: «Sono dispiaciuto che questa bruttissima storia veda coinvolti alcuni carabinieri. Voglio comunque rivolgere un ringraziamento ad Arma e magistratura per il lavoro svolto». Non mi dimetto, dice (ma non dice che si ricandida). «Per quanto mi riguarda, pur con grande amarezza, continuerò con serenità e determinazione il mio lavoro fino all’ultimo giorno della legislatura. Ci sono provvedimenti troppo importanti per i cittadini del Lazio a cui dobbiamo dare esecuzione». La voce trema: la famiglia. «In questa vicenda, che definirei surreale, io sono vittima. Mi auguro che si arrivi al più presto al chiarimento di tutti gli elementi di questa vicenda, ho una famiglia alla quale tengo più di ogni altra cosa e che voglio preservare con tutte le mie forze». Da questo momento, conclude, di questa brutta storia parlerà solo il mio avvocato. Poi entra, va alla conferenza Stato-Regioni, al suo fianco la barba immobile del vicepresidente Esterino Montino. Dentro, Marrazzo riceve la solidarietà di altri presidenti come Errani e Bassolino, gli stringe la mano il ministro Stefania Prestigiacomo.Tardo pomeriggio, Marrazzo nel suo ufficio, la giunta e i capogruppo si riuniscono senza di lui. «Perché non ci ha detto che stava per esplodere questa bomba? Perché si è ricandidato?», rimbalzano le voci dei telefonini off the record del Pd. Nella riunione di maggioranza in Regione, con tutta la giunta, parla Montino. Marrazzo resta in ufficio. «Deve - dobbiamo - andare avanti. E deve essere ricandidato, sarà lui a decidere. Si deve dimettere la vittima di una macchinazione come questa che va a toccare la sua sfera privatissima? A questo siamo arrivati in Italia?», ripete Montino. Il ventilatore intanto gira.

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2009-10-24 16:22MARRAZZO AUTOSOSPESO POTERI AL VICEROMA - Il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo si è autosospeso. I suo poteri sono stati delegati al vicepresidente Esterino Montino. "Ho detto la verità ai magistrati prima che l'intera vicenda fosse di pubblico dominio". Lo dichiara il Presidente della Regione Lazio in una nota. "L'inchiesta sta procedendo speditamente anche grazie a quelle dichiarazioni, che sono state improntate dall'inizio alla massima trasparenza. Si tratta di una vicenda personale in cui sono entrate in gioco mie debolezze inerenti alla mia sfera privata, e in cui ho sempre agito da solo", aggiunge Marrazzo."Nelle condizioni di vittima in cui mi sono trovato ho sempre avuto come obiettivo principale quello di tutelare la mia famiglia e i miei affetti più cari; gli errori che ho compiuto non hanno in alcun modo interferito nella mia attività politica e di governo", continua il presidente della Regione Lazio nella nota. "Sono tuttavia consapevole che la situazione ha ora assunto un rilievo pubblico di tali dimensioni da rendere oggettivamente e soggettivamente inopportuna la mia permanenza alla guida della Regione anche al fine di evitare nel giudizio dell'opinione pubblica la sovrapposizione tra la valutazione delle vicende personali e quella sull'esperienza politico-amministrativa", conclude Marrazzo.''APRO PERCORSO CHE PORTA A DIMISSIONI'' - Con la decisione di autosospendersi il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo ha spiegato di aver aperto "un percorso che porti alle mie dimissioni dalla carica di presidente della Regione". Marrazzo ha spiegato che "in considerazione degli importanti provvedimenti di governo e legislativi che nell'immediato dovranno essere assunti, in virtù della particolare congiuntura economica e anche in relazione alle funzioni che svolgo in qualità di commissario di Governo, ho deciso di aprire un percorso che porti alle mie dimissioni dalla carica di presidente della Regione". MATTINATA CONVULSA PER DECIDERE UN'EXIT STRATEGY - Una mattinata convulsa aperta con una riunione tra i più stretti collaboratori politici di Piero Marrazzo alla presenza sia del vicepresidente della giunta regionale del Lazio Esterino Montino che del legale del governatore, Luca Petrucci. Una riunione per mettere a punto una exit strategy che corregga la rotta intrapresa in un primo momento dal governatore, ovvero quella di non lasciare e concludere la legislatura, ora che i contorni dell'inchiesta che vedono Marrazzo vittima di un'estorsione e quattro carabinieri in carcere, sono più nitidi. E che l'esistenza di un video testimonia di un incontro tra il presidente della Regione Lazio e un transessuale. Tra le ipotesi anche quella di dimissioni immediate da parte del governatore. Ma c'é anche chi spinge verso una soluzione soft: restare "per senso del dovere", soprattutto perché la Regione ha in campo questioni aperte del calibro del piano sanitario e del piano rifiuti, ma di fatto passare le "consegne" al vicepresidente Esterino Montino. Quest'ultima ipotesi eviterebbe il commissariamento e soprattutto eviterebbe al Pd di precipitare in campagna elettorale subito e di votare tra 90 giorni.Fuori dal coro il deputato Pd Gasbarra, indicato come possibile successore: "Questa è una vicenda molto amara. Sono sconcertato su come si possano infangare le persone e le famiglie. Di come assurdamente la vittima paghi più dei criminali. Ritengo assurdo il gioco del toto-presidente, me ne sottraggo e comunque ribadisco la mia indisponibilità". E' quanto afferma il deputato del Pd Enrico Gasbarra, ex presidente della Provincia di Roma. "In questo momento difficile - aggiunge - il Pd deve rassicurare politicamente i militanti e gli elettori, facendo sentire nel contempo a Piero sincera solidarietà e sostegno politico e umano. Marrazzo ha battuto la destra, ha assicurato la vittoria della coalizione avviando con la sua giunta un ottimo e onesto lavoro per i cittadini del Lazio. Sono certo - ha concluso Gasbarra - che presto il presidente saprà chiarire ogni cosa. Questa vicenda rafforza ancora di più la mia amicizia personale con Piero e la sua famiglia".FRANCESCHINI E DI PIETRO PER DIMISSIONI DA GOVERNATOREIl segretario del Pd Dario Franceschini, a quanto si apprende, vorrebbe le dimissioni del presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo dopo la bufera esplosa per il video con cui quattro carabinieri, poi arrestati, lo avrebbero ricattato. La vicenda ha scioccato il Pd alla vigila delle primarie. In tanti, a quanto si apprende, al vertice del Pd, hanno cercato invano di contattare Marrazzo per capire la situazione. Il segretario è in contatto con Pier Luigi Bersani e Ignazio Marino per valutazioni e affinché ogni decisione sia condivisa al di là della battaglia congressuale.INIZIATI GLI INTERROGATORI"Ho visto una persona che forse somigliava a Marazzo. Ma non sono sicuro, non so dire con certezza se si trattasse del presidente Marrazzo o no". E' quanto ha detto il maresciallo Antonio Tamburrino, uno dei quattro carabinieri fermati per il ricatto al governatore del Lazio, durante l'interrogatori di garanzia terminato da pochi minut nel carcere di Regina Colei. A riferire le parole del maresciallo il suo legale l'avvocato Mario Griffo."A una domanda specifica del gip -ha detto l'avvocato di Tamborrino- il mio assistito: 'ha notato la presenza di un politico specificatamente il presidente della Regione Lazio nel video?' Il maresciallo ha risposto: 'non ho la certezza, era somigliante ma non posso dire se si trattasse di lui''. Tamborrino deve rispondere di ricettazione per aver tentato di comercializzare il video in cui comparirebbe Marrazzo dopo avere contattato il fotografo Max Scarfone per un'agenzia milanese. In mattinata si è svolto di un altro dei quattro carabineiri fermati. Sono in corso al momento da parte del gip gli interrogatori degli altri due militari.Il video che ritrarrebbe il Presidente della Regione Piero Marrazzo "é della durata di poco più di due minuti, un filmato breve". Lo ha detto l'avvocato Mario Griffo all'uscita dal carcere, dopo l'interrogatorio del suo assistito, Antonio Tamburrino, uno dei carabinieri arrestati per l'estorsione a Marrazzo. Alla domanda di un giornalista circa l'inquadratura nel video che ritrarrebbe il tesserino del presidente della Regione nell'appartamento dove è avvenuto l'incontro con il trans, l'avvocato Griffo ha risposto: "Questa è una contestazione che non compete il mio assistito - ha detto l'avvocato Griffo - Al maresciallo Tamburrino è contestata soltanto la ricettazione del cd, lui non è mai entrato in quell'appartamento". L'avvocato Griffo ha poi specificato che il suo assistito "non intendeva vendere quel cd". "A lui è stato soltanto chiesto - ha aggiunto il legale - di intercedere e commercializzare il filmato. Ma da parte del mio assistito è stata talmente fugace la visione del filmato stesso che ha anche il fondato dubbio se la persona ritratta fosse Marrazzo oppure no".Intanto è durata fino a notte fonda la perquisizione effettuata dai carabinieri del Ros nel condominio di via Gradoli, periferia nord di Roma, dove nel luglio scorso sarebbe avvenuto l'incontro tra il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, e un transessuale. I militari dell'Arma, circa una decina, hanno perquisito alcuni appartamenti e identificato sette persone. Secondo quanto si apprende i primi piani delle due palazzine che compongono il condominio vengono abitualmente utilizzate dai transessuali per gli incontri con i clienti.MARRAZZO, "PER ORA NON PARLO"ROMA - "Quando non sarò più vincolato al segreto istruttorio sarà mia cura precisare ogni aspetto di questa vicenda in cui sono parte offesa". A dirlo è il Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, a proposito dell'inchiesta che ha portato all'arresto di quattro carabinieri e alla vicenda che lo vede coinvolto. "In questi giorni - spiega Marrazzo in una nota - ho fornito pieno supporto alla magistratura, e continuerò a farlo anche in futuro, in relazione alla delicata indagine ancora in corso condotta dalla Direzione distrettuale antimafia. Mi era stato chiesto - aggiunge -, di mantenere il massimo riserbo, in osservanza del segreto istruttorio. A questo impegno mi sono attenuto nella giornata odierna, considerando largamente prevalente l'interesse generale della giustizia a fronte di un presunto coinvolgimento della criminalità organizzata in questa inchiesta".Un filmato con "Piero Marrazzo mentre si intratteneva con un transessuale all'interno di un'abitazione". Questo il passaggio contenuto nel decreto che ha disposto il fermo dei quattro carabinieri infedeli - Luciano Simeone (30 anni), Carlo Tagliente (29), Antonio Tamburrino (28), Nicola Testini (37) - e che fa riferimento al video girato "con modalità abusive" nell'abitazione con lo scopo di ricattare il presidente della Regione.Nel filmato, si legge nel decreto firmato dai magistrati, "si vedono anche della polvere bianca, che, per le caratteristiche, le circostanze e le dichiarazioni rese, consisteva con ogni evidenza in cocaina, nonché un tesserino sul quale si legge il nome di Marrazzo". Secondo i magistrati la presenza della presunta cocaina è riconducibile "ad un'intenzionale messa in scena, effetto reso ancor più evidente dalla collocazione accanto del tesserino di Marrazzo che non può ritenersi casuale". Ciò, si legge nel provvedimento, è "del tutto conforme alle evidenti finalità dell'intervento premeditato".MARRAZZO SI DIFENDE: "SONO VITTIMA""Ho una famiglia alla quale tengo più di ogni altra cosa e che voglio preservare con tutte le mie forze. Da questo momento quindi su questo argomento parleranno esclusivamente i miei legali", ha detto Marrazzo davanti a palazzo Chigi prima di entrare nella Conferenza delle Regioni. "Mi auguro si arrivi al più presto al chiarimento di tutti gli elementi di questa vicenda che definirei surreale e di cui vi ricordo sono vittima", ha aggiunto."Sono dispiaciuto che questa bruttissima storia veda coinvolti alcui carabinieri. Voglio comunque rivolgere un ringraziamento all'Arma e alla magistratura per il lavoro svolto", ha proseguito, "non è la prima volta che si scatena contro di me un attacco che mi colpisce personalmente e politicamente. Quanto è successo è un atto di una gravità inaudita e dimostra che nel nostro paese la lotta politca ha raggiunto livelli di barbarie intollerabili".''Per quanto mi riguarda, pur con grande amarezza, continuero' con serenita' e determinazione il mio lavoro fino all'ultimo giorno della legislatura. Ci sono provvedimenti troppo importanti per i cittadini del Lazio a cui dobbiamo dare esecuzione'', ha concluso.I QUATTRO CARABINIERI ARRESTATII quattro militari avrebbero preteso dal presidente della Regione somme di denaro, si parlerebbe di circa 80 mila euro. Gli investigatori del Ros sono arrivati a loro tramite alcune intercettazioni relative ad un'altra inchiesta. I quattro sarebbero dunque accusati di tentativo di estorsione.Resta da chiarire se il video sia stato girato proprio dai carabinieri, arrivati nell'appartamento per un controllo, o se, come gli stessi militari avrebbero dichiarato, il video sia stato girato da un altro transessuale e poi 'ceduto' ai carabinieri. In sostanza, quello che dovranno chiarire le indagini e' se il controllo nell'appartamento sia stato casuale o meno. Il video comunque risalirebbe proprio alla mattina dell'irruzione dei militari nella casa, avvenuta ai primi di luglio."Non può ritenersi casuale la circostanza che proprio la mattina del 21 ottobre, cioé poche ore dopo l'avvenuta esecuzione delle perquisizioni (in casa degli indagati, ndr) le autovetture della ex moglie e della figlia di Marrazzo sono state fatte oggetto di atti di vandalismo". E' quanto i magistrati rilevano nel decreto di fermo emesso la notte del 22 ottobre.OGGI GLI INTERROGATORI - Saranno interrogati nel carcere di Regina Coeli a Roma, i quattro sottufficiali dei carabinieri arrestati. Gli interrogatori di garanzia saranno effettuati dal gip Sante Spinaci che dovrà decidere sulla richiesta della procura di Roma, dell'emissione di quattro ordinanze di misure cautelari in carcere. L'inchiesta è coordinata dal procuratore di Roma, Giovanni Ferrara, dall'aggiunto Giancarlo Capaldo e dal pm Rodolfo Sabelli.REGIONALI, DECISA LA SUA RICANDIDATURA - "Il centrosinistra e tutti e tre i candidati alla segreteria regionale del Pd hanno già deciso la ricandidatura di Marrazzo". Lo dichiara il vice presidente della Regione Lazio Esterino Montino a proposito delle prossime elezioni. Montino aggiunge che "se c'é qualcuno che in queste ore mischiando le questioni politiche con le questioni personali pensa ad un piano alternativo per la candidatura alle regionale vuol dire che sta pensando di perdere le elezioni. Questo - ricorda Montino - già è avvenuto con Roma, adesso basta, lavoriamo per consolidare i risultati fin qui ottenuti" è la sua esortazione.

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ma è una barzelletta' l'autosospensione non esiste giuridicamente.......ma chi credono di prendere in giro?..................

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.è un modo di dire..è come dire..mi licenzio in attesa di..chiarimenti,guarda che tutti i RE del passato,i Presidenti di stato esteri..INGLESI..Italiani..facevano cose simili..basta leggere le biografie..i libri di storia..i Kennedy..Garibaldi...

" del doman non v'è certezza..chi vuol essser lieto sia"
"Non siamo gli ultimi di ieri ma i primi del domani." "Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare."

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ha dato le dimissioni, di fatto.

... e continuavano a chiamarlo l'ineffabile...

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