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Discussione spostata dall'area "Recupero crediti".

- Discussione off-topic

Finanziamenti per gli acquisti, leasing, prestiti alle aziende, mutui. Ecco l'Italia senza soldi che non riesce più a pagare le rate. Un viaggio di tre settimane nelle case insieme con gli incaricati del recupero crediti. Per scoprire il vero volto della crisi. Il lavello della cucina straripa di stoviglie sporche, bucce di mandarini e mozziconi. Accanto, sul tavolo, gli avanzi della cena di ieri e cumuli di posta mai letta. Aldo, 45 anni, tuta da ginnastica e barba di tre giorni, accende l'ennesima sigaretta: "Non ce la faccio a seguire la casa", dice. "Non ce la faccio a seguire niente...". Fino al 2007, racconta, non ha mai avuto problemi economici. Viveva nell'hinterland milanese con la moglie (ragioniera, stipendio 1.100 euro) e la figlia di sei anni, e lavorava a pieno ritmo: "Il pomeriggio come operaio in una conceria e la notte sul furgone, a distribuire giornali nelle edicole". Totale: 2 mila 500 euro al mese. Abbastanza per acquistare questo bilocale con un mutuo da 200 mila euro. E per ottenere, a breve distanza, altri due prestiti: "il primo da 3 mila euro per un televisore, il secondo da 5 mila per una Fiat Multipla usata". Spese allora sostenibili e adesso devastanti. Nel giro di un anno, per Aldo è cambiato tutto. La conceria ha perso clienti e gli ha tagliato la paga. La società per cui distribuiva i giornali è fallita. E in parallelo è deragliata la sua famiglia: settimana dopo settimana, rata dopo rata. Versamento dopo versamento non rispettato. Fino al disastro attuale, con i risparmi sottozero e la moglie in esaurimento nervoso, tornata con la bambina dai genitori ottantenni. "E ora?", si chiede Aldo. "Voglio pagare, sto cercando di uscirne. Ma non ci riesco. Le finanziarie mi hanno bollato come cattivo pagatore. Il conto in banca è chiuso e in giro non c'è lavoro: c'è solo crisi, un mare di crisi. Chi può salvarmi?".Una scorciatoia non esiste. Anche perché l'uomo in giacca e cravatta che gli è seduto di fronte, e lo ha ascoltato finora, non è un suo vecchio amico. E nemmeno un parente stretto. È un recuperatore di crediti, invece. La persona a cui questa mattina deve restituire i soldi. E alla quale non sa cosa raccontare, se non l'angoscia di trovarsi spalle al muro. "Una condizione sempre più diffusa", dice Fabio Picciolini, segretario nazionale di Adiconsum (Associazione in difesa di consumatori e ambiente): "Gli ultimi dati dell'Istat mostrano che in Italia ci sono 2 milioni 653 mila famiglie povere. Un numero enorme, ma che non deve sorprendere. Basti pensare che, dal 2002 a oggi, i prezzi al consumo sono saliti del 16 per cento. E che gli stipendi, in parallelo, sono rimasti al palo. Se a ciò aggiungiamo la crisi in atto, e l'indebitamento delle famiglie pari a 525 miliardi di euro, diventa comprensibile che il tasso di insolvenza cresca. Inesorabilmente". "La situazione è pesante", conferma Marco Recchi, segretario generale di Unirec (Unione nazionale imprese di recupero, gestione e informazione sul credito): "Il Paese è in sofferenza e l'unica via per riscuotere i debiti, paradossalmente, è aiutare i debitori: diventare loro consulenti, analizzare le criticità e trovare insieme una soluzione". Per questo, aggiunge Recchi, i recuperatori sono un termometro infallibile della débâcle economica. E sempre per questo, affiancarli nel loro lavoro, seguirli per tre settimane dalla mattina alla sera, dal Piemonte alla Sicilia, dalla Campania all'Emilia Romagna, dal Lazio alla Lombardia, è un'esperienza impressionante. Un viaggio nella disperazione dove tabelle e statistiche si trasformano in storie reali. Nelle lacrime degli imprenditori a rischio fallimento. Nelle ansie dei trentenni impiccati ai mutui. Nell'esasperazione di anziani vittime delle bollette e delle carte revolving. "Gli italiani stanno soffocando. O meglio: si aggrappano ai soldi altrui, e quando cadono si fanno male", dice Leopoldo Dragonieri, 47 anni, recuperatore in Puglia ed Emilia Romagna. La sua monovolume, alle otto della mattina, è già per strada. Punta verso Brindisi, oggi, diretta a un capannone dove si costruiscono porte e finestre. Ad accoglierlo c'è il titolare, un quarantenne palestrato che lo accompagna in ufficio. "La situazione è delicata...", esordisce il recuperatore. L'uomo infatti ha tre leasing: il primo per un camion da 60 mila euro, il secondo per un'attrezzatura tecnica da 20 mila, il terzo per un pulmino da 30 mila. E non sta pagando le rate. "A questo punto", dice Dragonieri, "le strade sono due: o salda le rate, o restituisce i mezzi. Altrimenti rischia una querela per appropriazione indebita".Il tono è pacato, i modi impeccabili. Ma il titolare perde la testa: "Non potete impedirmi di lavorare! Non potete distruggermi! Sapete perché non saldo le rate? Ve lo spiego io, il perché... Ho fatto un lavoro da 100 mila euro per un'impresa di costruzioni e non ho visto un soldo. Poi ho lavorato per un comune del Salentino, e pure qui non hanno pagato. Non paga più nessuno, in questo schifo di paese, lo volete capire?". Dopodiché inizia a singhiozzare, pesta i pugni sul tavolo e si scusa con il recuperatore.Alla fine Dragonieri incassa parte della somma in assegni. E si accorda per tornare cinque giorni dopo. Ma è comunque pessimista: "Mi ripresenterò e i soldi non ci saranno ancora", dice. "Il titolare sta mentendo, anche a se stesso. E non è l'unico. Molti imprenditori giurano che il peggio è passato, che aggiusteranno tutto e subito. Poi la situazione precipita e la verità salta fuori". Esemplare, in questo senso, è il caso del titolare di una piccola azienda dolciaria ligure. A marzo 2008 ha sottoscritto un leasing da 80 mila euro per una Bmw. I primi mesi ha pagato regolarmente, poi ha smesso. "Allora gli ho telefonato per fissare un appuntamento", dice un esattore, "ma ha finto di essere il segretario. Così mi sono presentato senza preavviso a Genova. Pensavo di discutere, di ascoltare ancora bugie. Invece quando mi ha visto è sbiancato. Si è seduto alla scrivania e ha detto: 'Mi faccio pena...'. Quindi ha firmato tre assegni da 10 mila euro l'uno".Di casi simili se ne incrociano all'infinito. La crisi, infatti, sta moltiplicando la percentuale di chi non riesce a pagare. "Circolano meno soldi, la gente è terrorizzata e anche il recupero si complica", conferma Recchi dell'Unirec. D'altro canto, le statistiche indicano come il panico incida anche sul numero dei finanziamenti rischiesti dagli italiani. A dicembre 2008, la centrale rischi Crif (cassaforte strategica delle informazioni creditizie) ha registrato il meno 6 per cento della domanda di prestiti rispetto al dicembre 2007. In parallelo, la richiesta di nuovi mutui è scesa dell'8 per cento. E altrettanto prudenti sono stati i Poe (Piccoli operatori economici), ossia le imprese con meno di dieci dipendenti o sotto i 2,5 milioni di fatturato. Se nel 2007 il 35,4 per cento ricorreva ai prestiti, nel 2008 si è scesi al 28,7.Cifre che fotografano l'allarme nazionale. Ma che perdono un po' di senso, quando ci si trasferisce a Napoli. Qui il discorso cambia, rispetto al resto d'Italia. E diventa pesantissimo, se altrove è pesante. Basti pensare che, da gennaio a novembre 2007, la Campania ha registrato il record nazionale delle insolvenze: 6,4 per cento per i crediti al consumo, 4,9 per i finanziamenti auto e 10,7 per i prestiti personali. A questo si aggiunge la presenza della camorra in grande stile, da Casal di Principe a Giugliano a Napoli stessa. "Anche se quella è gente che non vuole fastidi", dice il recuperatore Anna Crisci: "quando ha un insoluto, lo salda al volo". Addirittura, dice, "un cliente mi ha telefonato e ha detto: signora, ho due ore d'aria, venga a incassare che poi mi arrestano". E così è stato. "Il problema, in effetti, riguarda un'altra fascia di popolazione", spiegano gli analisti delle finanziarie. "Il disastro nasce dall'incrocio tra miseria e senso di impunità". In altre parole: "La povera gente, ma anche gli ex piccoli borghesi, quelli che oggi stentano già alla terza settimana, fanno debiti per sopravvivere. E non considerano l'ipotesi di restituire i soldi".La riprova immediata si ha spostandosi dal centro di Napoli e raggiungendo un casermone del quartiere Ponticelli, alla periferia est della città. I citofoni sono sradicati, e un ragazzino-sentinella vuole capire cosa succede: "Ho una comunicazione urgente", dice il recuperatore Cesare Brandi per tutelare la riservatezza del debitore. "Vattinne!", intima il ragazzino con il gesto della pistola. "Vabbuò", finge di assecondarlo Brandi. Ma sul retro della palazzina c'è un altro portone. Uno, due, tre, quattro, cinque piani senza ascensore. Tra muri sbrecciati con scritto 'Sbirro primo nemico' e un susseguirsi di porte blindate prive di campanelli. Barriere dietro alle quali ci dovrebbe essere un signore che ha sei pratiche aperte: "Tre si equivalgono e sono finanziamenti personali da 70 mila euro", spiega Brandi: "Altri tre, invece, sono crediti al consumo, acquisti di elettrodomestici".Per mezz'ora è una ricerca inutile, su e giù per le scale, bussando e ribussando, finché una porta si apre e compare la persona giusta. È un uomo sulla cinquantina, in pigiama e ciabatte alle cinque di pomeriggio. Il recuperatore gli illustra la situazione e lui lo ascolta paziente. Poi, però, allarga le braccia: "Siamo alla frutta", dice. E ride amaramente, perché in passato aveva una bottega di frutta e verdura, chiusa per la concorrenza di un supermercato. "In questa casa", giura l'uomo, "non teniamo un euro. Le cose stanno così: o mangiamo io e mia moglie, o pago voi". Certi giorni, si lamenta, lo assale la desolazione: "I debiti ci sono e li vorrei sanare. Invece finisce che me li porto al camposanto. O in carcere, se non trovo lavoro". Quando ci congeda, il dubbio di avere assistito a una sceneggiata resta. Il che porta automaticamente a un secondo dubbio. Cosa succede, in concreto, se un italiano non paga i debiti? Quali sono le conseguenze reali, se le rate si moltiplicano e nessuno le liquida? "Dipende", dice Recchi: "Nel caso di un finanziamento personale, o del credito al consumo, dopo qualche mese la finanziaria pretende la restituzione dell'intera cifra erogata (per la cosiddetta 'decadenza del beneficio del termine'). Dopodiché, se la situazione non si sblocca, partono l'azione legale e i pignoramenti. Quanto ai leasing, l'atto finale è la risoluzione del contratto e la riconsegna del bene. Oppure, se il bene non torna alla società che lo possiede, si arriva alla denuncia per appropriazione indebita".Tutto questo, va da sé, impatta con i ritardi della giustizia italiana. E con una logica di base: le banche, o le finanziarie, non scatenano guerre legali per poche migliaia di euro. Preferiscono agire velocemente, e in via stragiudiziale, incaricando del recupero società esterne specializzate (609 in Italia, di cui 152 iscritte a Unirec). Le quali a loro volta stressano i tempi, perché più il debito è fresco, più elevata è la percentuale di successo. E questo, per usare un eufemismo, non facilita la situazione di chi è schiacciato dalla crisi. La esaspera, invece, sommando disperazione a disperazione."L'errore più grave", sottolinea Angelo Mignosi, 44 anni, recuperatore a Palermo, "sarebbe approcciare tutti i debitori con lo stesso presupposto: tu non paghi perché non vuoi pagare". In verità, dice, "ci sono famiglie e aziende che vorrebbero saldare, eccome, ma non possono veramente". Si riferisce, per esempio, al trentenne che ha visitato ieri. "Aveva un negozio di fiori e manteneva tranquillamente la moglie e i due figli piccoli". Poi il negozio è fallito e lui è crollato sotto un finanziamento da 10 mila euro. "Era una scena tristissima: firmava cambiali con i bambini in braccio... Almeno, però, ha avuto la dignità di affrontare il problema".Ancora più desolante, sotto questo profilo, è una storia che s'incontra al quartiere Borgo Nuovo, periferia ultra popolare di Palermo. Questa volta la persona in difficoltà è una trentenne minuta con il volto pallido. Il suo incubo, da mesi, è un finanziamento da 25 mila euro ottenuto lo scorso maggio. Le rate sono da 500 euro, ma nessuno le paga. "La pratica scade fra pochi giorni", avverte Mignosi, "poi le carte tornano alla finanziaria e si passa alle vie legali". Il consiglio è di sbloccare la situazione, di tamponarla con un assegno. Ma la ragazza non ascolta: è assente, tiene lo sguardo basso. E quando lo rialza, è per spiegare in lacrime la verità: "Io non c'entro con questi soldi", dice, "non ho preso un centesimo di questo finanziamento. Ho fatto da prestanome a mio suocero: ho creduto a lui, e al progetto di aprire un ristorante". Un locale, spiega, che ha finto di avviare, tenendosi i soldi e trascurando le rate. "Sa che è illegale, fare da prestanome?", chiede Mignosi. "Sì", ammette la donna. Lo sa bene. "Però dobbiamo arrangiarci, in qualche modo...". Il marito, dice, lavorava in un chiosco di benzina che ha chiuso. Lei ha un bambino di un anno, nell'altra stanza, e il miraggio del ristorante aveva conquistato tutti i parenti. "Rischio la prigione?", chiede impaurita. La risposta è "No: rischia di rovinare la sua famiglia, se non interviene subito"."Il debito", scrive Gianpaolo Luzzi nel saggio 'Come non pagare i debiti e vivere felici' (FrancoAngeli), "può trasformarsi in una tigre"; una bestia che fagocita "serenità, salute, unità familiare e la tua stessa vita, se sei tra i milioni di persone che si sono fatte attrarre, condizionare e travolgere". Ormai, aggiunge Luzzi, è spaventosa la facilità con cui una famiglia finisce gambe all'aria: "Basta un piccolo mutuo, il licenziamento di un coniuge, magari l'apparecchio ortodontico per il figlio, e ci si trova davanti ai recuperatori". Lui stesso, tra l'altro, è un recuperatore, ma lo scorso settembre ha contribuito alla nascita di un nuova iniziativa: "Si chiama Liberi dai debiti (www.liberidaidebiti.it), ed è la prima debt agency italiana". L'obiettivo, ovviamente, è sostenere i debitori. A 360 gradi e per tutto il tempo necessario: "Quantificando con precisione il debito, trattando con i creditori, e arrivando il prima possibile a un accordo".Una realtà interessante, dicono gli addetti ai lavori. "Anche perché l'indebitamento, nella nostra società, è una macchia imperdonabile", sottolinea lo psicologo Daniele Mannini, esperto in dinamiche dei consumi. "Gli amici ti isolano, i parenti ti criticano e l'autostima svanisce, scaraventandoti in una confusione totale". "Detto questo", dice Nazareno D'Atanasio, titolare della società di recupero Maran, "bisogna anche ammettere che gli italiani non sanno indebitarsi. O almeno: spesso sbagliano strategia". Quello che manca, a suo avviso, "è la cultura del debito a lungo termine, la pianificazione scientifica". E altrettanto vale per gli extracomunitari, sempre più propensi ad accumuli di finanziamenti e mutui. Con un'aggravante: "Il terrore che gli tolgano il permesso di soggiorno, per il quale sono disposti a fare qualunque sacrificio".Prima di Natale, racconta per esempio Loredana Scarlatti (recuperatore attivo tra Piemonte e Lombardia) è stata pagata da un'operaia senegalese in cassa integrazione con 25 mila euro di debiti, il marito clandestino nascosto in casa e un figlio a carico. Un altro recuperatore del Lazio, invece, è entrato nell'appartamento di due anziani italiani, e ha trovato giusto il letto e la cucina economica: "Il resto era già stato pignorato". Ma la storia più dolorosa si incontra a Torino, in una palazzina dignitosa poco lontana dal centro. A raccontare il tunnel dei debiti, questa mattina, è una giovane coppia disoccupata. Mesi fa, quando ancora lui lavorava in un'azienda tessile, ha chiesto un prestito di 10 mila euro. "Per ristrutturare l'appartamento", lo giustifica la ragazza. Ma non è questo il punto. Mentre parla, la donna ha in braccio un bambino di due anni con la febbre alta, che piange e tossisce senza interruzione. Il recuperatore cerca di svolgere il suo lavoro, fa moltiplicazioni con la calcolatrice e ipotizza tempi di rientro. Ma alla fine si preoccupa per il bambino: "Lo avete portato da un dottore?", chiede. "No", risponde la madre. "Abbiamo troppa paura che ce lo tolgano
"Se ti devo un dollaro io ho un problema, ma se ti devo un milione di dollari allora il problema è tuo" John Maynard Keynes

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Gli esattori o uffucuali extragiuduziali....che a calci in culo altro che,lor si presntano tu gli racconti come stanno le cose e per quanto brutte strano ma accettano cmq assegni post datati o cambiali.mah!

Saluti

Il Link in firma è collegato ad altri che potrebbero darvi già una risposta alle vostre domande:
http://www.adusbef.it/forum/leggi.asp?F=26&id=203057


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La situazione è drammatica, lo sappiamo. Il problema a monte, spesso, è la disoccupazione (ma non c'è un diritto al lavoro costituzionale in Italia?) Se non hai lavoro, se non possiedi bene che eventualmente puoi vendere, se puoi hai anche dei figli ma se sul lato passivo hai dei debiti con delle finanziarie, diciamo 20.000 +, allora sei definitvamente insolvente.Problema in Italia (al contrario di molti altri paesi come per esempio la Germania): Non hai la possibilità di tolgierti i debiti ed incominciare da capo attraverso una procedura giudiziaria di insolvenza privata. Sarà più facile in Italia vivere anche per molti anni con una certa tranquillità perché i tempi tecnici fino ad arrivare al pignoramento sono più lunghi, ma prima poi avverà, e poi risulti un non-pagatore a vita.Ma c'è un altro aspetto ancora.Le finanziarie dovranno affrontare il problema che ci saranno grosse perdite per loro, la bolla dei prestiti è scoppiate, ci sarà una rettifica di mercato.

The piano keys are black and white
But they sound like a million colours in your mind

The piano keys are black and white But they sound like a million colours in your mind

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Quello che dite è verissimo, Anche se tra cinque sei sette anni saremo (lo speriamo tutti) in un'latra situazione, sicuramente ci sarà stata quella che Thinkpositive deifnisce correttamente una rettifica di mercato.E non l'ha certo inventata lui: uno dei massimi esponenti del capitalismo italiano, l'Ing. Carlo de Benedetti, diceva praticamente la stessa cosa già diversi mesi fa, a crisi già scoppiata, in televisione, credo a "L'infedele": il mercato globale capitalista per sopravvivere dovrà darsi nuove regole. Ed il consumatore dovrà essere sempre più critico ed accorto lui stesso.Le mutande con l'elastico D&G da 80 euro le lascio proprio li, o ne compro un paio per le grandi occasioni la ragazzina coi capelli rossi potrebbe avere una sera di sfiga....: per tutti i gionri, se quelle Cagi ne costano 11 e quelle Esselunga by Cagi costano 10,50, compro le esselunga...Lato positivo, o meglio meno negativo della faccevnda: il fatto che la crisi sia scoppiata pirma e più grave negli Usa, ci ha persino risparmiato guai ancora maggiori....

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Qualcuno mi illumini sul senso del PIPPONE tratto dall'Espresso che quella cornacchia di PHILEAS FOGG ha postato. Chiediamo al Vaticano la canonizzazione dei cani da riporto o cosa ?O dobbiamo aprire il càrcere di Pianosa per metterci dentro tutti queli che fanno piangere le brave Finanziarie che si tolgono i soldi di bocca e non riescono più a pagare i loro dipendenti ( sigh ) perchè troppi farabutti con scuse varie,non pagano più i loro dèbiti ?

LA NOBILTA' DELLO SCHIAVO, E' LA RIBELLIONE !
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