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La Repubblica delle banane, si salvi chi può.Lo scrive il gip: la parola di Saviano è leggePer motivare l’arresto di una banda di rapinatori un giudice di Monza cita nell’ordinanza un’intervista allo scrittore. A questo punto gli avvocati dovranno andare in udienza con una copia di Gomorra: è un vero e proprio paradossoGian Marco Chiocci - Simone Di MeoLe pronunce della Cassazione? Sì, d’accordo, utili ma un po’ troppo aride, eccessivamente solenni. Le informative degli investigatori? Per carità, importantissime, fondamentali, ma spesso hanno un linguaggio così arido, poliziesco, da mattinale di questura. Vuoi mettere invece una bella frase di Roberto Saviano che impreziosisce l’ordine di arresto rendendolo così raffinato, così acculturato, così glamour? In una parola: unico. Tutta un’altra cosa.Dev’essersene accorto - per primo in Italia - un gip di Monza che sembrerebbe aver inaugurato un nuovo genere di atto giudiziario: il mandato di cattura con citazione letteraria. L’antefatto è presto detto: una banda di rapinatori napoletani semina il panico in Lombardia e in Toscana con una serie di scippi e rapine. Un bottino da 100mila euro, almeno. Agiscono in gruppo, quasi sempre. Un branco esperto. Mordi e fuggi. Aspettano i clienti appena usciti dagli istituti di credito con le tasche gonfie di contanti e li rapinano. Una tecnica che in gergo si chiama «filo di banca». Nel giro di un anno, i colpi messi a segno superano la ventina. Arrivano le prime denunce: partono le indagini, i carabinieri s’impegnano e li identificano, il pm prende atto e chiede l’arresto per tutti. Dopodiché trasferisce gli atti al giudice per l’udienza preliminare.Il giudice legge, studia le carte, ma probabilmente non è soddisfatto della quantità e della qualità del materiale investigativo che gli è stato trasmesso. E allora che fa? Insieme alle prove raccolte dai militari dell’Arma e alla meticolosa ricostruzione dei fatti, oltre ai capi di imputazione contestati ai presunti banditi, decide di infilare nell’ordinanza di custodia cautelare una dichiarazione di Roberto Saviano, neanche fosse la sentenza di un tribunale, una decisione della Suprema Corte, un richiamo di giurisprudenza. Una frase significativa per modo di dire, nemmeno estrapolata da un testo honoris causa ma da un’intervista concessa dallo scrittore campano al quotidiano «la Repubblica» nel lontano 8 settembre 2006, in cui parla - appunto - del «filo di banca». Spiegando: «Il filo di banca è la più sofisticata: si aggancia la persona allo sportello, quella che ha prelevato più soldi, si lancia l’allarme con il telefonino ai complici e la vittima viene pedinata fino a una strada tranquilla. A quel punto non servono neanche le armi: quasi sempre basta la minaccia per farsi consegnare i soldi». Questa frase è riportata, nero su bianco, nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip. Ma a leggere e rileggere il documento, ci si chiede: che c’azzecca Saviano? La tesi accusatoria è forse più credibile se è compatibile con quanto dichiarato dalla star antimafia anticlan dei casalesi? Il pubblico ministero non ha spiegato bene la dinamica delle rapine e il gip ha ritenuto di dover ricorrere alla sapienza dell'Autorità Massima in tema di criminalità per facilitare la comprensione dei fatti? A questo punto, che devono fare gli avvocati che si stanno occupando dell’inchiesta, i penalisti Maria Grazia Padula, Aldo Egidi e Licia Sardo? Dovranno portare in udienza, oltre al codice di procedura penale e al codice penale, pure una copia del bestseller Gomorra, così, giusto per non fare la parte degli ignoranti?Con quest’innovazione giuridica nessuno potrà più dire che ci sono giornalisti che copiano pari pari dai giudici per scrivere paginate di verbali e tomi in materia giudiziaria. Ora ci sono i giudici che copiano dai giornalisti, e che però - va detto - citano le fonti. Questo fa la differenza con Saviano, noto per il «copia e incolla» in Gomorra degli articoli di cronaca nera scritti da cronisti di strada meno noti di lui, e da lui non citati.

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bret sei sparito perchè non scrivi?

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Lo sai perchè non rispondo.Appiccicare lenzuolate di righe, senza dire da dove le prendi è scorretto.Anzi se hai notato, adesso ti rispondo con analoga lenzuolata, ovviamente senza scrivere da dove la prendo.

Per denunciare (anche anonimamente) gli evasori fiscali alla Guardia di Finanza, chiama il 117

Se Berlusconi avesse fatto quanto Renzi ha fatto, ci sarebbero state le piazze piene !!

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Viaggi di Stato con Berlusconi, il latitante Lavitola da Panama: “Sono pronto a spiegare”Un mese prima del viaggio con il premier, il direttore dell'Avanti aveva partecipato a una "missione" con il ministro degli Esteri Franco Frattini. La Farnesina smentisce che lui facesse parte della spedizione. Ma non chiarisce le ragioni della sua presenzaPanama: due visite di Stato di Valter Lavitola in un mese. Nella sua delegazione a maggio 2010 il ministro degli Esteri, Franco Frattini. A giugno, invece, il primo ministro Silvio Berlusconi e il sottosegretario Paolo Bonaiuti. Chissà, forse a Palazzo Chigi qualcuno sperava che quei viaggi sull’aereo presidenziale fossero dimenticati. E invece il governo panamense, magari immaginando di mostrare così la sua devozione agli amici italiani, ha reso disponibili su Internet decine di filmati dedicati alle due missioni. E poi fotografie, notizie, di tutto. Emerge un quadro sorprendente: Lavitola non era un imbucato sull’aereo di Stato. No, era la vera eminenza grigia delle due missioni. Le prime, come sottolinea lo stesso Frattini, in 106 anni di storia della Repubblica di Panama.Il titolare della Farnesina, tuttavia, stamane si è affrettato a far diramare una nota per smentire tutto. O almeno il carattere istituzionale della presenza di Lavitola. L’ex direttore de L’Avanti “che peraltro a quel tempo non risultava oggetto di indagini conosciute dal pubblico – scrivono dal ministero degli Affari esteri -, non ha in alcun modo fatto parte della delegazione che ha accompagnato il ministro da Roma a Caracas e successivamente da Caracas a Panama, con rientro diretto da Panama a Roma”. A prescindere dalle tappe della missione, cosa ci faceva allora Frattini con Lavitola? Secondo la Farnesina il faccendiere era già lì. Testuale: “Giunto a Panama il ministro Frattini ha incontrato il signor Valter Lavitola, tra i partecipanti al ricevimento offerto dal Presidente di Panama, Martinelli”. La precisazione del ministero – che in realtà precisa ben poco sull’evidente cordialità tra Lavitola e Frattini- è arrivata in risposta alle affermazioni di Gianfranco Fini. Intervistato a SkyTg24 da Maria Latella, il presidente della Camera aveva dichiarato: “Quando ci si circonda di personaggi come quelli è evidente che c’è qualcosa di poco trasparente”.A proposito di trasparenza, in serata è tornato a farsi vivo anche il diretto interessato. Valter Lavitola, da Panama dove è latitante, ha promesso che presto dirà la sua verità. Quando? E’ lui stesso ad annunciarlo all’Ansa: “Domani pomeriggio spiegherò nei dettagli lo ‘scoop’ del Fatto Quotidiano. Non posso rispondere, spiegando nel merito le strumentali e banali notizie inerenti la missione del presidente Berlusconi in centro e sud America. Su disposizione del mio avvocato non parlo, trovandoci in una delicata fase processuale che impone silenzio e sobrietà”. Tradotto: oggi non può dire nulla, domani potrà. Si tratta dell’ennesima ambiguità in una vicenda dai contorni kafkiani, in cui c’è un latitante che parla dall’America in attesa della decisione di un tribunale italiano: il Riesame di Napoli domani si pronuncerà sulla richiesta di annullamento o attenuazione delle misure cautelari ai suoi danni. Lavitola, infatti, è accusato – al pari dei coniugi Tarantini - di concorso in estorsione continuata per aver estorto ingenti somme di denaro (quantificate in circa 800mila euro) a Berlusconi. Ma questa è un’altra storia.Tornando alla presenza dell’ex editore de L’Avanti durante le visite di Stato in centro America, ieri Il Fatto ha pubblicato e messo online le immagini del viaggio di Berlusconi e Lavitola (più nutrita e variegata delegazione) a Panama il 29 e 30 giugno 2010. Ma dagli archivi emerge una seconda storia: un mese prima c’era stato un altro viaggio di Stato, guidato almeno ufficialmente, dal titolare della Farnesina. È lo stesso ministro degli Esteri, coccarda al petto, a spiegare nel discorso ufficiale gli scopi della visita: Frattini è stato insignito di una delle massime onorificenze della Repubblica panamense. Non solo: ci sono accordi da siglare e preparare, dalle infrastrutture alla cultura e l’università. Frattini parla della “grande amicizia che lega Panama e l’Italia”, ricorda i legami strettissimi tra le due popolazioni. Il presidente panamense, Ricardo Martinelli inalbera un sorriso a trentadue denti (è facile capire perché) ed elenca i regali dell’Italia a Panama.Berlusconi da quelle parti è una specie di Babbo Natale: ospedali, scuole, centinaia di borse di studio, ecc. Gli italiani, poi, doneranno anche 6 navi da guerra per pattugliare le coste contro i narcos. In ballo ci sono grandi appalti, come quello di Impregilo per il Canale di Panama. Due missioni in un mese, un record. Ma la vera anomalia emerge passando in rassegna le immagini dei solerti fotografi governativi. Ecco la festa in onore di Frattini. Prima immagine: Lavitola, con la cravatta nel taschino perché tanto lui è di casa, parla amabilmente con il ministro degli Esteri panamense (a sua volta insignito di una prestigiosa onorificenza italiana). È soltanto l’inizio: di nuovo Lavitola dà una pacca sulla spalla a Frattini mentre parla con il collega centramericano. Ancora: ecco Lavitola (stavolta con cravatta), Frattini e il presidente Martinelli (origini italiane, un piccolo impero nella grande distribuzione) che discorrono amabilmente. Quindi, dopo svariati altri clic con Lavitola, ecco il clou, la tavolata dei vip: il presidente Martinelli, il suo ministro degli Esteri e i pezzi grossi della delegazione italiana, cioè Frattini e Lavitola.Insomma, il vero protagonista degli incontri pare essere lui: Valter Lavitola. Molto più che un comprimario, come oggi qualcuno vorrebbe far credere. Di qui una legittima domanda: al di là del passaggio ottenuto sull’Airbus di Stato – e quindi a spese del contribuente – a che titolo Lavitola accompagnava Frattini? La conferma del ruolo di primissimo piano dell’amico del premier arriva un mese dopo, quando arriva Berlusconi. Dalla scaletta dell’aereo presidenziale i primi a scendere sono il Cavaliere e Lavitola. Il faccendiere distribuisce pacche sulle spalle e strette di mano alle autorità locali. Poi, alla firma del trattato commerciale, è nelle primissime file, a un passo da Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.Di qui nacque l’accordo per combattere l’evasione fiscale e contribuire alla sicurezza di Panama, che costerà allo Stato italiano 6 navi da guerra gentilmente donate al governo amico (un cadeau da 35 milioni di euro). Il tutto a corollario del contratto siglato da Finmeccanica (il colosso statale chiamato in causa dalle inchieste delle procure di Napoli e Bari) per il pattugliamento elettronico delle coste panamensi (interessate Selex, Agusta e Telespazio). Valore 165 milioni di euro. A Lavitola potrebbe finire una provvigione di 8 milioni.Ma al di là del folklore, dei passaggi in aereo, del ruolo da chiarire di Lavitola nell’affare Fimeccanica e nei rapporti con Panama, le immagini potrebbero creare nuovi grattacapi a Berlusconi. Anche quella famosa frase scappata al premier in un’intercettazione telefonica, “resta dove sei” (cioè all’estero, lontano dai pm), assume un valore diverso vedendo quanto stretto sia il legame tra i due. Del resto a confermare quell’amicizia arriva anche la testimonianza di Alfredo Pezzotti, fedelissimo maggiordomo di Berlusconi (non certo un suo nemico). Ai pm napoletani ha detto: “Conosco Lavitola da due anni. Ho avuto modo di conoscerlo per il rapporto di frequentazione che ha con il presidente. Lavitola veniva a trovarlo ogni tanto… per quanto ho potuto constatare i loro rapporti erano cordiali. Sicuramente Berlusconi gli dava del tu”. Vero, come ha detto Niccolò Ghedini, “il presidente verso tutti coloro che vengono toccati da vicende giudiziarie, naturalmente per un riflesso condizionato, ha una solidarietà istintiva”, ma oggi sarà forse imbarazzato dai rapporti con Lavitola che, seguendo il suo consiglio, è rimasto dov’era. E oggi è latitante.

Per denunciare (anche anonimamente) gli evasori fiscali alla Guardia di Finanza, chiama il 117

Se Berlusconi avesse fatto quanto Renzi ha fatto, ci sarebbero state le piazze piene !!

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Ragazzi...con tutti sti' lenzuoli..che mettete nella lavatrice..del ns. server...state intasando la memoria e i filtri...Avete notato..che ultimamente per apreire un post ci mette 3 minuti!Se dovrà aggiungere memoria RAM..Daniele chi chiede i danni! :-)))

Leo

:--)) da riempire!

Leo

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