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dopo avergli fatto del bene una moldava, tramite la cgil ha fatto una vertenza ai benefattori: mandiamoli tutti a casa. mobile commenta email stampa IL CASO BADANTI"Era clandestina, le abbiamo dato tutto e lei ci fa causa"La storia di una commerciante pesarese: "Una volta assunta e regolarizzata, ci ha fatto causa con la Cgil chiedendoci 3mila euro di arretrati" Commenta Home Pesaro prec succ Contenuti correlatiCentenario 'Gentiliano', atteso il ministro Gentiloni Potenza Picena 'al vertice' della raccolta differenziata Silenzi: "A Roma non si possono conoscere bene i fatti" Il titolare gli chiede di non fumaree lui tira fuori la pistola, arrestato Sesso terapeutico? "Nessun abuso sui pazienti" Il caro-gasolio fa salire i prezzi Castagni a rischio estinzione, c'è un fungo killer Pesaro, 11 gennaio 2008 - "Ci sta succedendo anche a noi quello che avete scritto in questi giorni. Dopo aver preso in casa per un anno una ragazza moldava, clandestina, che ci ringraziava sempre per averle dato un lavoro, una retribuzione piena, vitto e alloggio e tutti i permessi che chiedeva, anticipandole anche i soldi per le sue necessità, una volta assunta e regolarizzata, ci ha fatto causa con la Cgil chiedendoci 3mila euro di arretrati. E poi si è licenziata. Ci ha trattati da sfruttatori, come se non fosse mai stata pagata. Siamo offesi, arrabbiati, avviliti, ma sarebbe meglio dire che moltissime famiglie italiane sono ormai in balìa di queste persone e dei sindacati che spalleggiano le loro pretese totalmente immotivate". A parlare è una commerciante pesarese. Che rivela: "Le badanti hanno capito che in Italia molte leggi sono fatte per dare addosso alle persone oneste. Così sfruttano l'onda lunga e grazie ai sindacati che pensano di stare dalle parte dei deboli ma che in realtà sanno di colpire delle famiglie normali già provate dal dolore per le condizioni di salute di un familiare anziano e non hanno remore nel provocare altro dolore e angoscia alle famiglie. Non ci credo che si debba subire tutto questo, non ci credo che le famiglie trascinate in tribunale da badanti accolte in casa propria non possano reagire. Vogliamo riunirci, sentirci, decidere come controbattere nella maniera più giusta contro un ricatto perché qui si tratta di un ricatto a tutti gli effetti. Arriveremo davanti ad un giudice e racconteremo tutto. Sarà l'occasione per spiegare al magistrato che siamo stati costretti da un'estrema urgenza a reclutare queste persone per seguire una persona anziana. In pratica, non potevamo scegliere perché in casi come questi scatta un meccanismo che la legge forse non contempla ma che esiste. E' l'affetto che le persone anziane riversano sulla badante. Ad un certo punto, diventa la persona di famiglia e non intendono separarsene per nessuna ragione al mondo. Essendo clandestina, come potevamo pensare di assumerla regolarmente? Non era possibile ma nello stesso tempo ci chiedeva di rimanere con noi, nella nostra casa. Dovevamo cacciarla via per rispettare la legge? Di tutto questo, la causa di lavoro non ne parla ma deve pur valere qualcosa. Vorremmo riunire le forze e reagire al ricatto perché ciò che si sta facendo è intollerabile. La badante pretende di avere altri soldi oltre a tutti quelli che ha già avuto subito pur essendo in clandestinità. La realtà è che le famiglie sono abbandonate a loro stesse, non c'è nessuno che le tutela e questo porta a situazioni di sofferenza vera, dopo tutto il resto". L'avvocato Floro Bisello di Pesaro, responsabile regionale dell'Adusbef, interviene sulla vicenda: "Siamo di fronte ad un fatto che non mi esimo dal definire estortivo. Non si può pensare di spillare ancora denaro a famiglie, magari già al limite della povertà, che che hanno accolto in casa propria delle persone a cui hanno assicurato una retribuzione regolare e una condizione di vita dignitosa sottraendole a miseria e soprusi. Famiglie di anziani che non avrebbero avuto nulla in contrario ad assumere la badante se questa non fosse stata clandestina. Quindi, occorre opporsi in tutte le sedi a queste miriadi di lettere che pretendono soldi senza alcun fondamento".

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