Credo ci sia un misunderstanding, Patos. Quell' 1,5 che ho indicato sta per una volta e mezza, ovvero il 150% (non 1,5%). La mia frase esatta era piu' o meno cosi: ' mentre il mercato globale ha triplicato i fruitori, il Pil e' cresciuto solo di 1,5 volte'. In altre parole, se prima avevi 1000 di ricchezza da spartire per mille fruitori, dopo ti ritrovi con una richezza di 1500 ma da spartire con 3000 fruitori. E' evidente che da qualche parte qualcuno avra' meno. Il resto e' consegente.

E questo e' il vero nocciolo della questione, ovvero la scaturigine di questa recrudescenza competitva, fino all'esasperzione di renderla questione di vita o di morte. Il resto e' corollario, roba di valenza infinitesimale rispetto a questo. Il che non vuol dire che non ci si debba occupare delle distorsioni di altro genere e tentare di correggerle; indica solo la necessita' d'inquadrare i problemi nella loro giusta vakenza dimensionale

Si prendo atto ma non evidenzi il periodo considerato,preso anche dell'esempio che fai,è chiaro che abbiamo ceduto una parte della minestra agli emergenti,ma questa e la storia che vede al termine dei cicli una civilta che avanza e l'altra che declina,se osservi,tuttavia,il megatrend vedi che abbiamo margini incolmabili e siamo avvantaggiati rispetto a questi popoli,gli indici di crescita non ci debbono impressionare più di tanto,chiaro che partendo dal basso e più facile ottenerli.

Tornando all'europa,inquadrata la problematica nella giusta dimensione, non vedo perchè non attuare quei provvedimenti cui ieri accennavo,anche questo è inquadrare la problematica.

Patos, il periodo a cui faceva riferimento l'articolo era a partire dall'avvento della globalizzazione spinta, ovvero dalla caduta delle barriere commerciali.

Quanto al resto, come ho gia' detto sapere che il centro della turbolenza deriva da questo non impedisce affatto la possibilita' d'intervento su cause minori o collaterali: l'importante e' avere piena cognizione della questione cosi' da evitare di buttare il bambino con l'acqua sporca.

Mi sta bene dire che l'euro e' sopravvalutato (in realta' e' il dollaro a essere sottovalutato, ma fa niente) e che una leggera svalutazione aiuterebbe la competitivita' (in realta' aggiusta da una parte, le esportazioni, e rompe dall'atra, ovvero impotazioni di materia prima), purche' non si passi poi a dire che la soluzione dei nostri problemi e' uscire dall'euro. Mi sta bene anche dire che la UE cosi' com'e' non funziona al meglio e va perfezionata; purche' non si passi poi a dire che la soluzione dei nostri problemi e' quella di uscire dalla UE.

Insomma, vorrei che i fenomeni venissero inquadrati per quel che sono. Tutto li'

Inquadrare i problemi per quel che sono,mi sembra ovvio,utilizzare al meglio l'eurozona mi sembra necessario.Quindi parlare di massimi sistemi dimenticando i nostri problemi mi sembra deleterio.

L’euro ha superato quota 1,39 dollari e toccato un massimo da oltre due anni a questa parte arrivando a 1,3915 dollari. Questo significa una perdita di competitività per le imprese europee che esportano negli Stati Uniti. A monte dell’accelerazione, spiegano gli operatori, la lettura ampiamente superiore alleattese della statistica Bce sui rimborsi di fondi “Ltro” che la banche della zona euro effettueranno la prossima settimana, pari a 11,401 miliardi. La Bce aveva infatti varato le ”Ltro” per alleviare la crisi di liquidità che stava serpeggiando il sistema bancario europeo.

Questo fondo del corriere riprende esattamente quanto ho detto nelle pag.precedenti,se ti annoia ci fermiamo,se invece vuoi continuare sceveriamo.

il fatto è che il problema di oggi non è affatto l'euro forte, altrimenti avremmo difficoltà di esportazione, e non è così!

l'Italia tra l'altro sarebbe danneggiata da un rafforzamento dell'euro, perchè ha un bilancio molto dipendente dall'estero per le fonti energetiche. quindi da un lato un minimo vantaggio per l'export extra UE (ma minimo, perchè l'Italia esporta prodotti di qualità, non fa battaglie sul prezzo al ribasso) ma un danno enorme a livello energetico (costi della produzione, costi per le famiglie).

bisogna inquadrare i problemi per quello che sono, individuare i falsi problemi non aiuta a trovare le risposte giuste ai bisogni attuali.

i problemi dell'Italia, e dell'europa, sono ben altri.