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L’attribuzione di Tommaso Padoa Schioppa a Giovanni Sabatini diincarichi di indagine sui rischi connessi ai derivati è solo l’ultimo segnale(e un po’ tardivo) delle istituzioni pubbliche al mondo del credito italiano e internazionale. L’allarme derivati di cui in Italia Italease costituisce l’esempio più eclatante è infatti senza dubbio un problema globale. A più riprese diverse autorità internazionali hanno richiamato gli operatori finanziari a una certa cautela sull’uso di strumenti spesso molto rischiosi e quindi anche difficili da controllare.Già nel 2005 Alan Greenspan (che in passato aveva avuto posizioni diverse), nel suo ultimo anno di presidenza della Fed, aveva richiamato l’attenzione sui pericoli di un eccessivo ricorso a questi strumenti. Ben Bernanke l’anno dopo prese la sua poltrona e ribadì questa posizione. Lo scorso aprile anche Jean Claude Trichet ha messo in guardia il mercato dagli eccessi di rischio a volte connessi a questi strumenti. Il pericolo, come poi ha detto lo stesso Mario Draghi (numero uno della Banca d’Italia), non è solo per i malcapitati investitori ma persino per la stessa stabilità del sistema in quanto può capitare (come è successo a Italease) che la banca che, in buona o in cattiva fede, vende questi strumenti comprandoli da altri finisca per esporsi tanto verso le grandi banche internazionali che li confezionano, da rischiare l’insolvenza e la bancarotta. Le dimensioni del fenomeno sono senza dubbio allarmanti: a fine 2006, il controvalore nazionale delle posizioni in derivati (ossia il capitale investito a strumenti derivati) era pari a più di 6 mila miliardi di euro ed era concentrato quasi interamente sui primi dieci gruppi bancari italiani. In termini reali oggi come oggi gli indebitati sarebbero circa 50 mila imprese per totali 4 miliardi del saldo passivo delle amministrazioni pubbliche giungeva a 6,5 miliardi già nel 2003. Proprio sui rischi delle esposioni in derivati delle pubbliche amministrazioni ha richiamato l’attenzione recentemente anche la Corte dei Conti. Certo in sé gli strumenti derivati non sono né un bene né un male, ma ciò che è emerso nel caso di Italease è qualcosa di molto grave, è una truffa. Una truffa raccontata da molti clienti sulle meritevoli pagine web del sole dedicate all’argomento.E la cosa più grave è che tutti mormorano e pian piano stanno dimostrando che non si tratta affatto di un fenomeno isolato, anzi. La prima a salire sul banco degli imputati è stata Unicredit, che ha sentito la necessità di ribadire per bocca di Alessandro Profumo la correttezza del proprio operato. Peccato che qualcuno abbia raccontato episodi anche su questa banca. Altri nomi da aggiungere alla lista di coloro che hanno comprato degli strumenti rischiosi (magari per assicurarsi dalle oscillazioni dei tassi di interesse!) senza neanche saperlo sarebbero quello di Ubi (vedasi un articolo finito sull’ultimo numero del mondo a pagina 17) e quello della Cassa di risparmio di Parma e Piacenza (c’è una lettera in proposito sul sito del Sole 24 Ore).In realtà però è assai più probabile che tutti i principali gruppi bancari siano coinvolti in queste operazioni e che molti di essi abbiano consapevolmente speculato sulla buona fede dei loro clienti e sulla loro incomprensione (legittima) di strumenti tanto complessi. Magari facendogli dichiarare nel contratto di essere “operatori qualificati” in modo da avere meno doveri informativi nei loro confronti. Il bubbone Italease adesso è scoppiato, si spera che gli altri reagiscono sgonfiandosi o scoppiando prima che tutto, come sembra temere lo stesso Draghi, vada a gambe all’aria.

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E' ovvio che le Banche speculano,questo avviene già da un pò di tempo però essendo coperte ad alto livello(magistratura compresa) le loro malefatte non vengono mai a galla e se ne fregano dei poveri risparmiatori.Giocano sporco e poi fanno credere che i clienti erano a conoscenza del rischio.E basta per favore!!!Ricordatevi quando andrete a votare che esiste un legame indissolubile tra politica,banche,giustizia e il cerchio si chiude.Vedete voi se è il caso di continuare a dare fiducia ad un sistema del genere.Meditate,meditate.

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A volte la vita ci "spezza le costole"....a me è accaduto! Accettare peròdi sentire qualcuno affernare che tutti i politici ed i magistrati sono ugualimi fa un pò adirare : Francesco Greco e Luigi de Magistris (l'uno checontinua a fare il magistrato, l'altro che ha scelto la politica) dove licollocate?

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Plevo sono daccordo con te, ma è agli occhi di tutti, che la classe dirigente che ci governa, destra o sinistra che sia, hanno un unico fine comune, il POTERE, e cioè i SOLDI! Io ho vissuto a l'estero, in Francia, e ti posso garantire che la corruzione c'è come da tutte le parti, ma il sistema è veramente ad un altro livello, sia in termini di banche, sia sociale, sia dal punto di vista del rispetto della legge da parte di tutti.Un esempio: in Francia non esistono i DOMICILIARI, se ti devi fare 5 giorni di carcere, ti prendono e ti sbattono dentro come gli altri. Anche solo per una guida in stato di ebbrezza! Se in Italia funzionasse il sistema, vedremmo sicuramente politici, giornalisti, magistrati ecc. ecc. alsarsi la mattina per andare a lavorare per stipendi ben più modesti, pagherebbero i parcheggi, niente auto blu, e sicuramente meno presunzione di appartenere alle caste dei potenti, mentre il popolo muore!

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Scusate l'errore "alzarsi"

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