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Sono indeciso se inviare via mail o meno questa lettera di contestazione alla sede centrale della mia ex banca, poiché ho avuto una pessima esperienza con il direttore della filiale. Più che altro non vorrei che ci fossero ritorsioni legali nei miei confronti riguardo alla parte finale del mio scritto, dove faccio presente che altre persone di mia conoscenza si sono lamentate del suddetto direttore. In ogni caso ve la faccio leggere, in modo che voi possiate esprimere un parere.--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Spett.le "Banca di S#####"chi vi scrive è un ex correntista dell'agenzia 18 ubicata in via #####à in Roma, con la quale ho intrattenuto rapporti per oltre tre anni circa. In realtà io e mia madre siamo stati Vostri clienti, e per un breve periodo di tempo anche mia sorella. Premetto che con il Vostro istituto bancario ci siamo sempre trovati benissimo, sia per la squisita cortesia dei Vostri impiegati, sia per i prezzi competitivi da Voi offerti, ma sopratutto per una larga disponibilità e affabilità del direttore di filiale e vice direttore. Questo però fino all'anno 2008, quando il direttore della nostra filiale è stato sostituto da quello che, molto probabilmente (anche se non ne sono certo) dirige tutt'ora l'agenzia 18 di Roma (ma sicuramente fino a dicembre 2009 era presente). In ogni caso da quando tale persona si è messa alle redini della banca, la nostra esperienza è purtroppo peggiorata sotto tutti i punti di vista, sopratutto quello umano, lato ritenuto da noi sempre eccellente. Quando mia madre si è recata nell'ufficio nella direzione incontrando per la prima volta il nuovo capo, le cose hanno iniziato a girare storte fin da subito: mia madre venne infatti a contestare, ovviamente in modo cortese e civile, un fatto relativo a una fidejussione bancaria per un'attività lavorativa che, da qualche anno, era stata chiusa. Il Vostro direttore si è approcciato immediatamente in maniera, se non proprio aggressiva, quanto meno poco affabile nei confronti di mia madre, la quale aveva semplicemente chiesto come poter risolvere un problema. Qualche mese dopo mia madre torna in ufficio e, poiché il problema non era stato risolto, chiede nuove delucidazioni. Il signore in questione esordì con l'infelice esclamazione: “Lei signora viene sempre qui a borbottare!”. Ovviamente mia madre non ha gradito tale reazione, visto che non si attendeva uno sgarbo del genere sapendo che lo staff della Banca di Sondrio si è sempre contraddistinto per gentilezza. Purtroppo questo è stato solo l'inizio dei problemi, perché anch'io ho iniziato a “subire” il modus operandi del direttore in questione. Essendo l'anno della crisi, io, avendo perso il lavoro, a volte andavo in rosso sul c/c. Premetto che non voglio giustificare questa mia condotta, senz'altro sbagliata, ma ciò che, francamente, non ho mai digerito è l'interpretazione farisaica e, in sostanza, pregiudizievole nei miei confronti che il vostro direttore ha applicato su questa faccenda. Episodio principe che riassume questa linea di condotta tenuta nei miei confronti è stato quando mi fu ritirata la carta bancomat per uno scoperto di 20 euro. Infatti ho sempre guardato dallo non sconfinare in maniera eccessiva, e sopratutto ho sempre provveduto a coprire gli scoperti in maniera veloce. Nonostante questo, il direttore, trattandomi alla stregua di un ladruncolo, ha ritenuto opportuno togliermi la carta bancomat per una cifra irrisoria. Il bello è che, secondo me, lo stesso direttore si è trovato imbarazzato nell'aver preso questa misura: infatti quando sono andato in ufficio a chiedere spiegazioni, dapprima mi ha rassicurato che non era sua la responsabilità ma della sede centrale, ma subito dopo ha smentito tale affermazione dicendo che “se io dai tabulati vedo certe cose, è logico che prendo provvedimenti”. La carta comunque mi è stata restituita, segno che lo stesso soggetto aveva capito, in fondo, di aver agito in maniera imbarazzante. Purtroppo però la situazione, anziché appianarsi, non ha fatto altro che peggiorare ulteriormente: quando infatti mi è ricapitato di sconfinare (ovviamente sempre per poche decine di euro), gli impiegati chiamavano a casa riferendo a mia madre che io, suo figlio, ero sotto di 10 euro. Come potete vedere, questo atteggiamento, oltre che a essere puerile per via delle cifre irrisorie in questione, riveste nello stesso tempo una certa gravità poiché veniva sistematicamente violata la mia privacy. Da notare che gli impiegati fecero la stessa cosa con mia sorella, e una volta telefonò il direttore stesso per riferire a mia madre che la figlia era in rosso. Eloquente la risposta di mia madre: “I miei figli sono maggiorenni, chiami loro”. A causa di questo episodio, premettendo di aver agito male, per rivalsa nei confronti di un direttore scorretto e prevenuto ormai nei confronti verso la nostra famiglia, decisi di prelevare “l'ingente somma” di 250 euro e di lasciare il c/c in rosso, con conseguetne ritiro della carta bancomat. Passano diversi mesi, e io chiedo un finanziamento che però mi viene negato. Motivo: in Banca d'Italia lo scoperto da me causato era passato a sofferenza. Questo ovviamente senz ache il direttore in questione mi avesse avvertito in nessuna maniera, né in forma telefonica né scritta. Quando mia sorella poi andò a parlarci per risolvere un problema, caso strano non gli disse nulla riguardo al pericolo che il mio c/c sarebbe stato segnalato in CAI. Questo nonostante per cose molto più futili sia stato tartassato dagli impiegati (spinti ovviamente dal direttore) per saldare debiti dalla portata veramente modesta. Per una segnalazione del genere invece, per cui, come voi sapete, dal marzo 2011 vige l'obbligo di avvertire l'interessato prima di essere iscritto al CAI. Il Vostro direttore invece non si è nemmeno preso la briga di farmi una telefonata, nemmeno per spiegarmi la situazione e che magari poteva essere risolta in maniera tranquilla e non “estrema”. Tuttavia saputo di questo “scherzetto”, sono andato subito a saldare la mia posizione.Concludo questa lettera dicendo che, nonostante la mia sia un'opinione soggettiva, altre persone che conosco e che erano (almeno all'epoca) clienti dell'agenzia 18 si sono lamentate dell'operato del Vostro direttore: in particolar modo anch'esse venivano chiamate dagli impiegati per scoperti di modesti importi, e tale atteggiamento, a mio avviso, infastidisce non poco i correntisti. Un tabaccaio da cui vado spesso, cliente anch'esso della suddetta banca, mi ha dato un riscontro negativo del Vostro responsabile, asserendo che, se non ci fossero impedimenti logistici, cambierebbe banca.Con questo colgo l'occasione per porgervi i più cordiali saluti, complimentandomi per il Vostro operato. Avrete capito che tale lettera di contestazione non è di certo indirizzata a colpevolizzare il Vostro Istituto, ma una persona di certo poco idonea nel gestire i rapporti umani con i clienti.

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Un parere te lo do volentieri, anche a me è accaduto di dover scrivere lettera di reclamo, ma con toni ben più accesi (li ho chiamati ladri, ma ladri erano, almeno lo era Fiorani)1.- Troppo lunga, spiegazioni troppo articolate.Esponi i fatti nei punti salienti, senza commenti2.- Ti lamenti che ti tatassavano per 10 euro di scoperto3.- Nel finale commetti da una parte la comprensibile beffa dei 250 euro, ma a quel punto pretendevi la telefonata.4.- Non devi parlare di tabaccai o lattai, ma in generale di clientela comune e commercianti.5.- Il punto 3 ti fa saltare tutte le buone ragioni,da prova che il direttore ti aveva inquadrato "bene" e agiva di conseguenza.


Ciao!

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Blues, sono consapevole del fatto che anch'io ovviamente ho delle responsabilità, ma sono anche certo che il direttore in questione sia un balordo: primo perché altre persone mi hanno detto di trovarsi male con quella banca da quando c'è lui, secondo quando ho raccontato quell'episodio dei 20 euro, tutti (compreso un ex direttore di banca, orai n pensione) mi hanno risposto la stessa cosa ("Il direttore è uno str..."). Tra l'altro, sempre riferendomi a quel episodio, ho scritto che lo stesso tizio non aveva il coraggio di ammettere che era stato lui, sapendo di aver fatto una figuraccia.

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