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Il rimborso dell'Iva pagata sui rifiuti e' una questione ancora irrisolta, nonostante la sentenza della Corte Costituzione (n.238/09) ci sia da tempo e sia stata molto esplicita: e' un'imposta e non il corrispettivo di un servizio, per cui l'Iva non e' dovuta. Il Governo le ha provate di tutte per reintrodurre l'Iva, ma ad ora non gli e' riuscito. Intanto, mentre alcuni Comuni (pochi, tra cui Roma) hanno levato il balzello illecito, la maggior parte dei Comuni continuano a farlo pagare e rispondono negativamente a chi chiede loro il rimborso.Rimborso che pero' e' possibile, solo che il contribuente si deve dar da fare (e non poco) per far valere le proprie ragioni. In genere questo accadeva davanti alle commissioni provinciale tributarie, con meccanismi articolati e poco malleabili da parte del cittadino, ragion per cui i ricorsi sono stati pochi.Ma oggi, una sentenza a sezioni unite della Cassazione (n.2064/2011) mette una pietra sopra le difficolta' di ricorso riscontrate fino ad oggi: il giudice da adire non e' quello tributario ma quello di pace. Una differenza enorme tra i due giudici, vista la semplicita' del ricorso a quello di pace.Una situazione che apre uno squarcio sul telone che Comuni e Stato hanno finora provato a mantenere su questo diritto al rimborso. Uno squarcio in cui ai cittadini e' piu' facile inserirsi per renderlo piu' ampio, spingendo amministrazioni comunali a non continuare a difendersi dietro le difficolta' dell'accesso alla giustizia per continuare ad incamerare proventi illeciti.Il metodo per chiedere il rimborso e' semplice: si cominci con una raccomandata A/R di messa in mora al gestore dei rifiuti, intimando il rimborso per gli ultimi 5 ani dell'imposta illecitamente pagata. A fronte del rifiuto o della non risposta, si potra' andare dal giudice di pace della propria zona e, visto che mediamente si tratta di importi inferiori ai 512 euro, lo si potra' fare senza avvocato. (Fonte:aduc)

"quando non si sa attaccare il ragionamento, si attacca il ragionatore"
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