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Martedì 02 Dicembre 2008 Scrivi alla redazione Sostieni il legnostorto Disclaimer Walter e Massimo, alla fine resterà in piedi solo uno Scritto da Peppino Caldarola martedì 02 dicembre 2008 Poche frasi di D’Alema - «mi occuperò del partito», «avete polemizzato contro di me quando ero assente» - hanno rilanciato l’idea che l’eterno duello con Veltroni conoscerà nuove puntate. L’unico errore che non si deve commettere, nell’interpretare la disfida, è quello di consegnare il tutto all’antipatia reciproca. Fra Walter e Massimo da tempo non scatta la chimica. Si detestano. L’uno pensa che l’altro sia un incapace gonfiato dai media (tesi D’Alema), l’altro racconta che il suo rivale è un politico di vecchio conio (Veltroni). Fino a che sono stati insieme nei Ds le differenze sembravano sormontabili. L’uno, D’Alema, politico di lungo corso, l’altro, Veltroni, sognatore con gli artigli. In fondo sembravano riprodurre l’antico schema fra riformisti e massimalisti, ovvero fra socialisti pragmatici e anarco-socialisti. Entrati entrambi nel partito, il Pd, che avrebbe dovuto riscattarli dall’antica origine comunista, i due hanno scoperto che le differenze non erano più caratteriali, relazionali, umorali ma interamente politiche. L’uno, Walter, ingolfato nell’idea del partito unico democratico che dovrebbe salvare il Paese dal berlusconismo trionfante. L’altro, Massimo, che pensa di costruire una forza socialista mascherata in grado di competere, ma anche di dialogare, con il capo del centrodestra.Ma che cosa ha creato la scintilla che scatenerà nel Pd la più dura battaglia? Veltroni ha lanciato il sospetto che il gruppo dalemiano sia colluso con il nemico. I dalemiani hanno un sospetto più corposo. Temono che il caso Latorre e la vicenda Villari stiano scatenando una sorta di epurazione dei dalemiani. C’è del vero nelle paure dei seguaci di Massimo.Il dalemismo è una delle correnti più identitarie della sinistra. Nel nome del leader si è aggrumata una vasta area che ha lasciato il comunismo con convinzione ma con dolore, che considera la politica l’arte delle alleanze, che pensa che c’è del vero in quello che mobilita l’avversario. D’Alema oggi è la sinistra. Dopo la caduta di Bertinotti, nell’impossibilità di fare di Luxuria l’icona della sinistra, quel mondo si è avvinto a D’Alema e lì trova le ragioni della propria sopravvivenza. Il veltronismo è l’«oltrismo» più scatenato. È la politica disegnata all’incontrario sul volto dell’avversario. Ciò che piace a lui, non piace a noi. Di qui l’alleanza con Di Pietro, le simpatie giustizialiste, il movimentismo portato all’estrema potenza.Due anime che potrebbero convivere, ma l’idea di D’Alema è che Veltroni non voglia la convivenza e lavori per la soluzione finale. D’Alema ha capito, o crede di aver capito, che il nuovo corso veltroniano vuol trasformare il dalemismo in una riserva indiana, in una specie di Bantustan dove si radunano i nostalgici di ogni risma, socialisti, ex comunisti, democristiani con senso pratico, per poterli più facilmente isolare e decimare.L’attacco a Latorre è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, l’incidente di Sarajevo che trasforma la guerriglia in guerra totale. Latorre è una persona simpatica, un uomo intelligente senza il quale D’Alema non riuscirebbe a gestire un complesso reticolo di rapporti. Latorre è D’Alema. L’attacco a Latorre viene vissuto da D’Alema come un attacco diretto. E l’attacco a Latorre è stato duro, definitivo, delegittimante. Assieme all’attacco a Latorre c’è stata l’infamia di far passare l’elezione di Villari come una manovra combinata fra il centrodestra e i dalemiani. Per Massimo si è varcato il segno. D’Alema ha capito che era in gioco la propria onorabilità politica, che con l’attacco a Latorre e il caso Villari si voleva far introiettare nel mondo dell’opposizione l’idea di inaffidabilità della sua leadership. Qui si è chiuso il cerchio. Massimo ha troppa voglia di politica per farsi chiudere in un Bantustan o in una riserva indiana. Pensa che la strategia di Veltroni, dissipatore degli alleati, conflittuale oltre ogni soglia con Berlusconi, fomentatore di agitazioni scomposte, può portare la sinistra oltre ogni sconfitta immaginabile. D’Alema si è fatto due conti e ha capito che con il partito veltroniano la sinistra non andrà mai più al governo. Ma, soprattutto, ha intuito che nel partito che lui ha fondato si stanno restringendo gli spazi di agibilità democratica. Con questo Veltroni il dalemismo rischia di diventare la caricatura che ne fa Travaglio. Di qui la reazione. Vedrete! Nelle prossime settimane ci sarà un alternarsi di scontri e di finte paci, ma la guerra definitiva è cominciata. Se Walter vuole mettere D’Alema nella riserva indiana, l’altro ha capito che deve dissotterrare l’ascia di guerra.il Giornale, 1 dic 2008

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mah! forse la rissa a sinistra è un fatto congenito, ereditario.io che mi sento di sinistra democratica a volte non capisco veltroni. dall'articolo pare di capire che l'esigenza prima di veltroni è di isolare i "comunisti", cioè, veltroni ha l'esigenza di liberarsi del fattore K (ronkey)! aveva ragione ronkey!!!!?? ciò equivale ad affermare che il vecchio PCI era un partito antidemocratico! contro tante affermazioni dei dirigenti vecchi e nuovi che affermavano invece che il PCI era un partito democratico che difendeva le istituzioni, lo stato italiano ecc... basta pensare che terracini firmò la nostra attuale costituzione!!! e che Enrico Berlinguer dichiarò di preferire "l'ombrello della nato piuttosto che quello del patto di varsavia"!!!!!francamente non capisco queste "fibrillazioni" all'interno del PD! non si potrebbe fare una battaglia politica senza arrivare ad espulsioni che hanno come unico scopo, ripeto, come unico scopo d'indebolire la sinistra! veltroni agendo come agisce significa che ritiene che costruendo una verginità anticomunista pensa di conquistare il ceto medio. può funzionare al momento attuale per la disperazione in cui si trova oggi la middle class. ma se, veltroni, pensa di conquistarsi come dato stabile i favori della middle class, secondo me sbaglia perché il ceto medio pensa più con la tasca che con il "cuore".o forse veltroni crede che nel momento contingente è utile "abbracciare" la classe media anche a costo di perdere parti del PD? o forse veltroni si arrabatta tra mille difficoltà per far comprendere ai militanti questa strategia che però non viene capita?zorro

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comunque, sono favorevole ad un partito senza -ismi! gli -ismi sono un retaggio del '900, grande secolo! tante tragedie! epperò, mai il "i popoli" sono stati così vicini a realizzare il paradiso in terra!!! è che purtroppo, ci siamo resi conto che il paradiso non ci sarà mai! né in terra né nell'altro mondo! uno strano animale, apparso sulla terra qualche migliaio di anni fa, si rivolta contro la natura ma, essendo naturale lui medesimo non può sfuggire a questa sua condizione. l'uomo è un predatore e, come tutti i predatori, continuerà ad uccidere, e a massacrare nei secoli!zorro

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E se si diffonde l'aviaria?.....di cui il bisaccino Antonio, furbo è vaccinato......

Saluti Leonardo


"E' più facile giudicare un uomo dalle Sue domande, che non dalle risposte....."
D.d.L.

Leo

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Intendiamoci su una cosa: se è vero che la rissa a sinistra sembra e forse è ereditaria, anche la destra non ne è esente. E ora come ora chi è il più estraneo agli -ismi?Di Pietro Tonino, l'antitutto!

C'è bancario e bancario. Anche in banca, val più la pratica che la grammatica.
Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo (Goethe)

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E no Di pietro non è estraneo agli "ismi",e isuoi isterismi non li consideriamo?

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