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Luciano Violante, colui che sa ma non racconta Italia - Italia Scritto da Benny Calasanzio Lunedì 03 Agosto 2009 00:00 Quando il generale Mario Mori gli chiede, non una ma per ben tre volte e sempre con maggiore insistenza, di incontrare colui che i magistrati definirono «la più esplicita infiltrazione della mafia nell'amministrazione pubblica», ossia Don Vito Ciancimino, uomo all'Avana dei corleonesi già arrestato nel 1984, lui, Luciano Violante, non sente il bisogno di dirlo a nessuno, nè ai magistrati nè alla Commissione Antimafia che presiede dall'anno prima. Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani erano già saltati in aria a Capaci, e, a quanto dice lui, anche Borsellino e la sua scorta erano stati già ammazzati in Via D'Amelio. Questo solo a quanto dice Violante, confermando la teoria, già sconfessata dal figlio di Ciancimino, secondo cui la trattativa... sarebbe iniziata dopo le due stragi e non in mezzo. Il docente di Diritto Pubblico, tra i padri della nascente associazione antimafia Libera, ritenne corretto fare solo una piccola domanda a colui che gli chiedeva di incontrare l'anello tra mafia e politica: "L'autorità giudiziaria è stata informata di questa disponibilità del Ciancimino a parlare?", chiese l'etereo Violante. "Si tratta di una cosa politica... di una questione politica", gli risponde Mori. Poi, quando l'oscuro generale gli spiega che Ciancimino vorrebbe incontrarlo privatamente, dettaglio ancora più inquietante, Violante ritenne ancora una volta di tenerlo per sè e di liquidare Mori con un "non faccio colloqui privati". Non pensò decoroso correre dai suoi ex colleghi che indagavano sulla strage di Capaci ed eventualmente su quella di Via D'Amelio, e non lo raccontò mai fino a quando Massimo Ciancimino lo chiama in causa direttamente nel corso di un interrogatorio ad Ingroia e Di Matteo nei giorni scorsi: Ciancimino Jr ha raccontato come suo padre volesse solo ed esclusivamente Violante come interlocutore garante. Proprio lo stesso incontrollabile legalitario che nel 2003, alla Camera, protestò per il comportamento irriconoscente di Berlusconi (già indagato come mandante occulto di quelle stragi), cui, parole sue, il centrosinistra aveva dato nel 1994 garanzia a Berlusconi e a Letta che le "televisioni non sarebbero state toccate" qualora la sinistra avesse vinto le elezioni, recriminando come "loro" non avessero mai fatto nulla riguardo al conflitto di interesse e avessero dichiarato eleggibile Berlusconi la legge sui concessionari dello Stato. Grazie a loro, proseguì Big Luciano, Mediaset aveva potuto aumentare di 25 volte il fatturato. Antimafioso peculiare il nostro Violante: la mafia lo chiama in causa per un equo scambio e lui non informa i magistrati, nè subito nè dopo 17 anni. La domanda inquietante che ci si pone è: esiste altro? Violante è contenitore di altri fattacci mai raccontati in sede giudiziaria? Si rese in seguito disponibile a quella trattativa? Non lo sapremo mai. Dovremo aspettare che qualcuno lo chiami di nuovo in causa. Nel frattempo lui continuerà a fare l'antimafioso, a presentare libri e a tenere per sè piccolissimi ed insignificanti dettagli che potrebbero fare luce su quel fondamentale passaggio che riguarda la trattativa Stato-mafia. Noi continueremo a rimanere orfani di Falcone, di Borsellino e della verità sul 1992. Un piccolo grazie va anche a te, Big Luciano. Benny Calasanzio

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