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Buongiorno a tutti.Per motivi professionali sono costretto ad assistere ad una consuetudine procedurale , tutta Italiana, nella quale vengono penalizzati gli utenti del prodotto leasing allorchè si verifica la restituzione dei beni per morosità.Il bene restituito dal cliente impossibilitato al pagamento dei canoni, viene venduto generalmente ad importi assai piu' bassi del valore di mercato, con somma soddisfazione degli acquirenti ( generalmente commercianti volponi). La differenza tra l'importo della vendita ed il debito residuo, viene richiesta al cliente.Le società di leasing , prima della vendita , inviano un telegramma al cliente il quale viene edotto della imminente vendita in suo danno e per la quale puo' trovare opposizione solo fornendo un cliente ad equal o maggior valore, il tutto entro 5/8 gg.Generalmente cliente che versa in una condizione di indigenza finanziaria, non riesce a trovare soluzione in cosi' poco tempo e la vendita viene conclusa, per l'appunto, in suo danno.Migliaia di clienti si trovano poi sotto la morsa delle azioni legali delle società di leasing che pretendono il residuo importo e, dagli esiti delle quali, ne escono spesso distrutti e con conseguenze disastrose per la propria attività, con ripercussioni pesanti anche a livello pesonale e famigliare.Mi viene immediatamente da pensare che se il bene fosse stato venduto ad un prezzo "giusto", moltissime posizioni si sarebbero estinte o notevolmente ridimensionate nella consistenza debitoria, riducendo contestualmente il monte sofferenze della società di leasing e l'esposizione del cliente.Cosi' non è, ed Assilea tace difronte a riguardo e tutto ciò è eticamente scorretto.Il volume delle vendite beni e delle penali post-vendita, supera in Italia i 100.000.000,00 di euro.Vorrei conoscere le posizioni di Adusbef a tale riguardo.Giancarlo Valentini

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quello che so io, è che in una società di leasing che conosco bene, si mette sul mercato il cespite al capitale residuo (canoni attualizzati) o ad un valore ricavato in base a perizia.per i cespiti da contratto regolarmente estinto, si chiede il valore di riscatto, che quasi sempre è di molto inferiore al prezzo di mercato.se poi avviene che ci siano anche beni da contenzioso venduti all'asta dopo diverse sedute, o comunque in stato così gramo da valere molto meno del loro comune valore di mercato, questo è un altro discorso, e comunque non giustifica un' eventuale rottamazione o quant'altro.

... e continuavano a chiamarlo l'ineffabile...

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