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L'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Antitrust), nella sua adunanza del 30 marzo 2010 ha condannato Posteshop S.p.A. al pagamento di una sanzione dell'importo di euro 100.000 per aver diffuso messaggi pubblicitari ingannevoli circa le caratteristiche della rete in franchising denominata Kipoint appartenente al Gruppo PosteItaliane.(Provvedimento n. 20951)In particolare, i profili di ingannevolezza che l'AGCM ha rilevato sono i seguenti:** I messaggi che quantificano il fatturato medio annuo realizzabile dai punti vendita Kipoint in circa 200.000 euro **A) Le informazioni acquisite in fase istruttoria, evidenziano il carattere ingannevole, ai sensi degli artt. 1 e 3 del Decreto, dei messaggi diffusi da Posteshop sulle riviste AZ Franchising e Millionaire nel 2008 e 2009 e tramite le brochure e i dépliant diffusi negli stessi anni. A tal fine, giova brevemente ricordare che:1) in relazione ai 29 punti vendita aperti tra il 2003 e il 2005 (quindi operanti “a pieno regime”), di cui è stato esaminato il fatturato, soltanto 7 (cioè meno di uno su quattro) possono vantare un fatturato superiore a 200.000 euro, mentre tutti gli altri registrano fatturati inferiori, a volte anche di molto, alle previsioni di Posteshop. A ciò si deve aggiungere, che 52 punti vendita, sui 95 aperti nello stesso arco temporale, hanno già chiuso.2) dei 12 punti vendita aperti nel 2006 solo uno ha avuto come fatturato per l’anno 2009 (cioè “a regime”) una cifra superiore a 200.000 euro; in tutti gli altri casi, il fatturato sia per il 2008, sia per il 2009 si attesta in media su una cifra che è pari a circa la metà di quella pubblicizzata (da Posteshop, ndr). In sostanza, si direbbe che, una volta raggiunta la soglia degli 80.000-90.000 euro, i punti vendita non siano in grado di registrare ulteriori incrementi del proprio fatturato.B). Analoga difformità viene riscontrata con riguardo ai punti vendita aperti nel 2007 e nel 2008, che riportano fatturati tali da far presagire l’impossibilità di raggiungere, a regime, le soglie prospettate da Posteshop: essi infatti registrano un fatturato medio annuo pari alla metà delleproiezioni di fatturato per il primo e secondo anno fatte da Posteshop (rispettivamente 64.400 e 179.000 euro, come risulta dalle ipotesi di economics presenti sulle slides del 2007). C). Inoltre, i punti vendita intervenuti nel procedimento hanno evidenziato “l’assoluta inconsistenza dei business plan presentati loro al momento dell’affiliazione, tanto da aver dovuto …chiudere i rispettivi punti vendita molto tempo prima della scadenza naturale del contratto”.D). Inoltre, l’attività informativa svolta dal franchisor in fase precontrattuale non attenua in alcun modo l’ingannevolezza dei claim con cui l’aspirante franchisee viene inizialmente agganciato: anzi, il materiale utilizzato dal promoter nel corso del primo incontro con il candidato ne rafforza la credibilità, indicando specificatamente costi, margini e utili dell’attività. Né risulta plausibile che Posteshop ignorasse la circostanza che le soglie prospettate non erano, in realtà, quasi mai raggiunte, dal momento che essa riceveva, e riceve tuttora, dai propri affiliati una scheda mensile di rilevamento fatturato, utilizzata per il calcolo delle royalties; nonostante ciò, Posteshop non ha mai provveduto a rivedere le stime pubblicizzate, e la comunicazione pubblicitaria utilizzata nel 2008 e 2009 risulta del tutto simile a quella diffusa nei primi anni di funzionamento della rete.** I messaggi che presentano la rete Kipoint come una rete di franchising solida e in grande crescita ** A). Le considerazioni sopra svolte valgono anche a dar conto dell’ingannevolezza dei claim relativi alla solidità e alla crescita della rete Kipoint.(omissis)C). Profili di ingannevolezza risultano, altresì, riscontrabili in rapporto ai claim che si limitano ad indicare il numero di punti vendita in apertura, omettendo di menzionare la contestuale cessazione di attività da parte di un numero non trascurabile di punti vendita: di fatto, la crescita totale della rete per il 2008 non può essere correttamente descritta con l’espressione “20 punti vendita affiliati di prossima apertura (AZ Franchising, aprile 2008)”, tacendo invece del numero di punti in chiusura. Parimenti ingannevole è il claim “Il nostro obbiettivo è di raggiungere quota 130 punti affiliati entro il 2008. Il mercato italiano ha ancora enormi potenzialità di sviluppo per la nostra rete” (AZ Franchising, novembre 2008): a fine 2008, infatti, risultavano aperti 116 punti vendita, ed era dunque del tutto irrealistico prospettare, nell’arco di soli due mesi, cioè entro la fine del 2008, l’apertura di altri 14 punti vendita.D). Alla luce delle considerazioni sopra svolte, i messaggi pubblicitari diffusi da Posteshop integrano, pertanto, una violazione degli artt. 1 e 3 del Decreto in quanto idonei a indurre in errore le persone fisiche o giuridiche alle quali essi sono rivolti e a pregiudicare il loro comportamentoeconomico.L'Autorità Garante ha, inoltre, respinto per tre volte gli impegni presentati da Posteshop S.p.A poiché ha rilevato una condotta di quest'ultima caratterizzata da “manifesta scorrettezza e gravità”. Infatti, come osservato nei precedenti paragrafi, i messaggi pubblicitari contestatipresentano un elevato grado di ingannevolezza, con riferimento all’entità del fatturato realizzabile dai soggetti affiliati, nonché alla solidità e allo sviluppo della rete Kipoint.

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Anche alcuni affiliati ed ex alla catena Mail Boxes Etc. ci siamo rivolti all'Antitrust per ricevere un parere circa le comunicazioni del franchisor attraverso i media riguardo la ricerca di nuovi imprenditori, come da sentenza vs Ki Point PB455, attendiamo con vivo interesse l'apertura dell'istruttoria.

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