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Svolta dei conservatori inglesi «Contro la crisi più tasse ai ricchi»Aliquota al 45% per i redditi superiori alle 150 mila sterline: i Tory di David Cameron infrangono il tabù e scelgono la extra tassa per i ricchi come cavallo di battaglia per vincere le prossime elezioni. «Gli abbienti - ha annunciato Cameron - devono accollarsi una quota appropriata del fardello». Traduzione: non siano solo i poveri e i ceti medi a pagare il costo della grande crisi.La posizione del leader dei Conservatori - stando al 'Daily Telegraph' - promette di suscitare non pochi mal di pancia all' interno del suo stessopartito, tradizionalmente favorevole a un fisco «leggero». Eppure per Cameron non c'è altra via di uscita: lo stato dell'economia del Regno Unitorende necessarie «decisioni drastiche». «I più poveri della nostra società - ha spiegato Cameron - non devono pagare un ingiusto prezzo per glierrori commessi da alcuni dei più ricchi».Ecco allora che per far quadrare i conti del Paese, sempre più indebitato, la coperta questa volta va tirata verso il segmento più benestante della Gran Bretagna. «Io sono un Conservatore e credo nelle tasse basse. Ma viste le circostanze, la priorità va alla riduzione del debito pubblico. E ripagare il nostro debito non si deve tradurre nell'affossare i poveri». «Noi non abbiamo a che fare con un deficit in linea con quello dei nostri pari - ha concluso Cameron - ma con un indebitamento che, stando ad alcune previsioni, potrebbe essere il più alto tra i paesi del G20. E potrebbe toccare il 10%». A mali estremi, dunque, estremi rimedi. «Non ci piace, ma non possiamo fare altro», ha detto al 'Telegraph' un «colonnello» Tory. Al momento l'aliquota maggiore è ferma al 40% e viene applicata a coloro che guadagnano più di 39.825 sterline annue, circa 4 milioni di persone. La tassa «extra» andrebbe invece a colpire quei 400 mila contribuenti che hanno uno stipendio superiore alle 150 mila sterline. E porterebbe nelle casse dello stato circa due miliardi di sterline l'anno. Essenziali, dicono fonti dei Conservatori, per tenere in linea i conti dello Stato e, allo stesso tempo, garantire standard ottimali nei servizi pubblici, in primis istruzione e sanità.Cameron, con il suo discorso londinese, si è quindi allineato al progetto dei laburisti. Pure il New Labour ha infatti annunciato di voler portare l'aliquota massima al 45% in caso di vittoria alle prossime elezioni. Si rassegnino dunque i «Paperoni» britannici: a partire dal 2011 non importa se a Downing Street siederà un premier di destra o di sinistra, per loro le tasse dovrebbero comunque aumentare. 20 marzo 2009

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peccato che la pressione fiscale da noi sia più alta e la priorità non è tassare ulteriormente chi già paga ma far pagare chi non paga!

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lotta all'evasione fiscale senza tregua! ma, come può questo governo fare la lotta all'evasione fiscale quando il premiere dichiara che evadere è un dovere morale??? e non è vero che in italia la pressione fiscale è la più alta d'europa. escludendo i paesi scandinavi ben tre paesi hanno la pression più alta dell'italia: 1) la francia, la G. and B. e la germania e forse anche il belgio.

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RAPPORTO SULLA PRESSIONE FISCALE IN EUROPA NEL 2008di Lorenzo Bachschmid - G&A - ConsultantQuesto rapporto si prefigge l’obiettivo di sottolineare alcune evidenze del sistema di tassazione dei Paesi membri dell’Unione Europea nel 2008, al fine di indicare Paesi attraenti per il tipo di trattamento fiscale garantito su redditi individuali e societari. Per redigerlo sono stati utilizzati come parametri l’imposta sul reddito delle persone fisiche, l’imposta sul reddito delle società e l’imposta sui dividendi pagati dalle società. Come termine di raffronto sono stati utilizzati i Paesi appartenenti al G8 (tabella 1),in quanto rappresentativi delle economie più sviluppate al mondo, i Paesi dell’area-euro (tabella 2) e i Paesi membri dell’Unione Europea1 (tabella 3). I dati contenuti nelle tabelle si riferiscono, laddove non sia previsto un flat-rate, alle aliquote relative alle fasce di reddito (individuale e societario) più elevate.L’aliquota sui dividendi presenta alcune peculiarità che meritano di essere brevemente descritte. Esiste una sostanziale difformità tra Stati nello schema di applicabilità/deducibilità di tale posta in base al periodo di detenzione del titolo azionario e in base alla quota detenuta.2 Per questo motivo si è fatto riferimento al valore massimo, spesso espressione di aliquote praticate su quote azionarie relative a partecipazioni rilevanti.Tabella 1PAESI MEMBRIDEL G8IMPOSTE SULREDDITO DELLEPERSONEFISICHEIMPOSTE SULREDDITO DELLESOCIETA'IMPOSTA SUIDIVIDENDI I.V.A.CANADA (Ontario) 40,16 33,5 30 6FRANCIA 48 33,33 25 19,6GERMANIA 47,5 38,36 20 19GIAPPONE 40 40,69 10 5ITALIA 44,8 31,4 1.57 - 12,5 20REGNO UNITO 40 28,5 32,5 17,5RUSSIA 30 24 9 18STATI UNITI 35 39,25 15 d.n.i.**Tasso medio 40,68 33,63 17,88 15,01Fonte: Commissione Europea e OCSEFacendo un confronto tra i Paesi membri del G8 e i Paesi dell’Area-euro appare subito evidente come vi sia, mediamente, uno scarto di ca. quattro punti percentuali (rispettivamente, 40,68% e 43,53%) nelle imposte sul reddito delle persone fisiche a favore dei Paesi del G8, controbilanciato da uno scarto di oltre sei punti (33,63% contro 27%) nel tasso medio sulle imposte sul reddito societario. Invece l’aliquota media praticata sui dividendi differisce di circa mezzo punto (17,88% contro 17,34%). Taledivergenza, ancora più evidente se si guarda alle differenze esistenti tra i singoli Stati, risulta difficile da commentare, soprattutto alla luce di quanto affermato nella nota 2. Oltre a ribadire che considerevoli divergenze sono attualmente presenti tra gli schemi per la definizione delle aliquote nei diversi Stati, si1 In questa analisi si intendono i Paesi membri non adottanti la moneta unica al 31 dicembre 2008.2 In Italia, per esempio, esiste una discriminazione basata sul tipo di azionista e sul tipo di soggetto destinatario del dividendo. Infatti se il dividendo è pagato ad un privato lo schema di tassazione previsto è il seguente: se la quota detenuta dal soggetto è qualificata, il 60% dell’ammontare è esente e il restante 40% è soggetto come reddito allealiquote progressive previste dallo schema della tassazione sui redditi; se invece il dividendo è pagato ai soggetti detentori di una quota non rilevante l’ammontare è soggetto alla tassazione sostitutiva pari al 12,5%. Infine se il dividendo è pagato a società, il 95% dell’ammontare è esentasse e il restante 5% è soggetto alla tassazione sull’attività d’impresa ( il che corrisponde, data la tassazione vigente, ad un’aliquota sul dividendo pari al 1,57%).2può asserire che oggi è comunque presente una maggiore uniformità grazie alle riforme attuate da molti Paesi nel corso del 2007.3Una sostanziale diversità, oltre sette punti percentuali, si evince paragonando i tassi medi dell’imposta sul valore aggiunto.Tabella 2PAESI AREA EUROIMPOSTA SULREDITO DELLEPERSONEFISICHEIMPOSTA SULREDDITO DELLESOCIETA'IMPOSTA SUIDIVIDENDI I.V.A.AUSTRIA 50 25 25 20BELGIO 53,5 33,99 25,0 21CIPRO 30 10 20 18FINLANDIA 53 26 28,0 22FRANCIA 48 33,33 25,0 19,6GERMANIA 47,5 38,36 20,0 19GRECIA 40 25 10,0 19IRLANDA 41 12,5 12,5 21ITALIA 44,8 31,4 1.57 - 12,5 20LUSSEMBURGO 38,95 30,38 15 15MALTA 35 35 5 18OLANDA 52 25,5 15,0 19PORTOGALLO 40 26,5 20 21SLOVENIA 41 22 20,0 20SPAGNA 38,23 30 18 16Tasso medio 43,53 27,00 17,34 22,20Fonte: Commissione EuropeaDi maggiore interesse, considerate le differenze emerse, risulta il paragone tra i Paesi dell’area-euro e iPaesi membri dell’Unione Europea (tabella 3, alla pag. successiva). Il raffronto, in modo particolare,evidenzia come il tasso medio delle imposte sul reddito delle persone fisiche passi rispettivamente dal43,53% al 30,17% (oltre tredici punti percentuali di differenza) e il tasso medio delle imposte sul redditodelle società si discosti di 7,85% (dal 27% al 20,11%). Il tasso medio dell’aliquota sui dividendi sidiscosta di circa quattro punti percentuali, mentre la differenza tra i tassi medi sul valore aggiunto siattesta a due punti percentuali.Volendo ulteriormente approfondire l’indagine nella tabella 3 si è concentrata l’analisi sui Paesi dell’Europa dell’Est non ancora adottanti la moneta unica, contrassegnati nello schema da un “*”. Tale scelta è motivata dal fatto che proprio in questi Paesi sono presenti concreti ed evidenti vantaggi fiscali.Comparando i tassi medi di questi Stati (evidenziati in giallo) con quelli dei Paesi dell’area-euro, si rileva che: l’imposta sul reddito delle persone fisiche passa dal 43,53% dell’area-euro al 23,22% dei Paesidell’Europa dell’Est (oltre venti punti percentuali di differenza), dove Bulgaria e Romania spiccano con i tassi più bassi (rispettivamente 10 e 16%); l’imposta sul reddito delle società varia, rispettivamente, dal27% al 16,67% (un distacco di oltre dieci punti percentuali). In quest’ultimo caso sono Bulgaria, Irlanda e Lettonia, rispettivamente con il 10%, il 12,5% e il 15%, ad avere le aliquote più basse. Infine, a3 La Corte di Giustizia Europea il 21 gennaio 2007 aveva deferito (il deferimento è il primo stadio della procedura di infrazione) Italia, Spagna, Belgio e Portogallo per incompatibilità dei regimi fiscali in materia di dividendi con i principi relativi alla libertà di stabilimento e alla libera circolazione dei capitali. Tali regimi prevedevano una tassazione deidividendi corrisposti da società dello Stato in oggetto a società residenti in altri Stati membri o in Paesi aderenti allo Spazio economico europeo più onerosa rispetto a quella applicata ai dividendi intersocietari domestici. Alla Lettonia, per le stesse ragioni, è stato inviato un parere motivato ( secondo stadio della procedura di infrazione). Nel corso del 2007 l’Italia [con la ”Legge Finanziaria” 2008 (legge 24 dicembre 2007 n. 244)] e tutti gli altri Paesi coinvolti hanno proceduto a modificare il proprio regime fiscale sui dividendi eliminando tale discriminazione.3 proposito dell’imposta sul reddito delle società, bisogna evidenziare come in alcuni Stati dell’Europa dell’Est4 siano previste deduzioni parziali o totali per uno o più esercizi per le società che investano in aree particolarmente depresse o in settori incentivati.Tabella 3PAESI MEMBRIDELLA UEIMPOSTA SULREDDITODELLEPERSONEFISICHEIMPOSTA SULREDDITODELLESOCIETA'IMPOSTA SUIDIVIDENDI I.V.A.BULGARIA* 10 10 5 20DANIMARCA 56,5 25 43 25ESTONIA* 21 21 21 18LETTONIA* 25 15 15 18LITUANIA* 27 18 15 18POLONIA* 40 19 19 22REGNO UNITO 40 28 32,5 17,5REP. CECA* 15 21 15 19REP. SLOVACCA* 19 19 19 19ROMANIA* 16 16 16 19SVEZIA 56,5 28 30 25UNGHERIA* 36 21,28 25 20Tasso medio 30,17 20,11 21,29 20,04Tasso medio deiPaesi dell'Est-Europa (*)23,22 17,81 16,67 19,22Fonte: Commissione EuropeaUna sostanziale difformità è presente nell’aliquota media sui dividendi (da 17,34% a 16,67%), dove la Bulgaria, ancora una volta, ha l’imposta più bassa (5%).Per il 2009 non sono previste radicali modifiche degli schemi negli Stati presi in esame, per cui, il quadro delineato in questo rapporto, salvo qualche piccolo cambiamento, sarà confermato pure nel 2009. Resta tuttavia da valutare il modo con cui i singoli Stati intenderanno reagire al rallentamento dell’economia oggi in atto (per alcuni Stati si parla di recessione). Detto questo, risulta evidente come la possibilità di intraprendere/trasferire attività imprenditoriali nei Paesi dell’Europa dell’Est o anche solo investire in quei mercati risulti particolarmente vantaggioso.nota: purtroppo nel copiare salta il formato ma se chi è interessato può copiare il post in word e con pazienza sistemare i dati in una tabella oltre che ricostruire bene lo scritto. secondo me ne vale la pena.zorro

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PRESSIONE FISCALE IN EUROPA Nell'Unione Europea a 15 la pressione fiscale varia dal 32.2% dell'Irlanda al 48,9% della Danimarca. Il dato si apprende leggendo il "Rapporto sulla fiscalità 2008" dell'OCSE. In questa speciale classifica del prelievo fiscale l'Italia si colloca al 5° posto con il 43,3%. La pressione fiscale 2008 nella Ue1548,9% Danimarca48,2% Svezia44,4% Belgio43,6% Francia43,3% Italia43,0% Finlandia41,9% Austria38,0% Olanda37,2% Spagna36,9% Lussemburgo36,6% Regno Unito36,6% Portogallo36,6% Germania32,2% IrlandaDove trasferire l'azienda o il lavoroTrasferire un'azienda, un'attività economica o lavorativa dall'Italia in Irlanda può quindi consentire un risparmio fiscale di oltre dieci punti percentuali, pur restando nell'ambito dell'Unione Europea stessa. Il risparmio fiscale scende a sei punti percentuali trasferendo l'attività economica dall'Italia in Spagna. Nella classifica sono esclusi molti paesi dell'est europeo, molti dei quali hanno pressioni fiscali inferiori rispetto al nostro paese. Al di fuori dei confini UE, merita d'essere citata la pressione fiscale negli Stati Uniti, soltanto il 28,3%. In quest'ultimo caso si tratta, tuttavia, di paese extraeuropeo e quindi con maggiori difficoltà di trasferimento. La libertà di circolazione di capitali e persone, valida in tutti i paesi europei, rende invece più agevole il cosiddetto voto con i piedi. Ossia andare a lavorare dove conviene di più.08 / 01 / 2009

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ho errato sulla G and B comunque l'italia è al 5° posto. quello che mi chiedo: le famiglie sarebbero in grado di sostenere, se si diminuiscono le tasse, le spese in proprio per la sanità privata, le spese per la scuola privata, quanti potranno mantenersi i bimbi all'asilo? ecc... ecc... !!!!???perché, si capisce, epperò, molti non lo capiscono, meno tasse meno sevizi che lo stato eroga. quindi, chi è a favore dell'abbassamento della pressione fiscale è pregato di fare le considerazioni qui esposte.diverso è il discorso sullo spreco di queste risorse questo dipende dall'amministrazione in carica che amministra male, quando non truffa, la truffa in italia è la regola! e, dalle direttive politiche. le direttive di un governo di destra, in generale, è quello di amministrare male per dimostrare l'inefficienza dei servizi pubblici e favorire, in questo modo, gli interessi privati. scuola privata, sanità privata... ecc.... ecc...allora? allora l'unico rimedio è la partecipazione dei cittadini alla vita politica della propria città, del proprio quartiere, della propria scuola del proprio distretto sanitario ecc... ecc.... ricordarsi! la politica diventa tanto più sporca quanto più i cittadini si disinteressano della politica!!!zorro

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