Saltare a piedi giunti nel piatto |
Scritto da Lorenzo Matteoli | |
Wednesday 28 December 2011 | |
Molti mi hanno chiesto: Sì va bene, ma cosa dovrebbe fare secondo te Monti? Con la premessa che il diritto alla critica non comporta il dovere di suggerire soluzioni che sono di competenza degli istituti responsabili, ho fornito un breve elenco: sostanzialmente fatto di tagli di sprechi e spese inutili o gonfiate a livello delle amministrazioni regionali e cittadine. Abolire le province. Liberalizzare le aziende municipalizzate, vendere grandi pezzi del patrimonio immobiliare del demanio. Dettare la riforma del mercato del lavoro e completare il riassetto del debito vitalizio dello Stato. Dedicarsi quindi all’alleggerimento del peso burocratico sulle imprese e rilanciare l’economia con forti incentivi finanziarii per innovazione, sviluppo e promozione sui mercati dell’export. Tagliare i privilegi emblematici anche se poco significativi come ritorno di denaro, ma di enorme importanza psicologica per confortare la frustrazione dei cittadini jugulati dal fisco d’emergenza. Ci sono però volumi scritti da operatori molto più competenti di me sul vasto catalogo di interventi di razionalizzazione della nostra spesa pubblica molti anche vicini al governo (Giarda, Giavazzi, Alesina, Pietro Garibaldi e i giovani de La Voce etc.) e sicuramente noti al professore economista primo ministro. Politicamente Monti deve utilizzare a pieno e con vigore thatcheriano il mandato emergenziale che ha ricevuto e la vasta maggioranza parlamentare che lo sostiene (anche con la perdita di 150 degli originali 556 voti gli resterebbe una maggioranza di 400 contro 200 circa: una maggioranza e un supporto politico e popolare che nessun governo ha mai avuto nella storia della Repubblica). A giudicare dalla lettura dei maggiori quotidiani italiani e dall’ascolto delle televisioni ufficiali. A questa si aggiungono la corale ammirazione della stampa conforme: quasi una stampa di regime e la copertura totale del Quirinale che ha praticamente imbavagliato il PD. Tutti affascinati dal professore tecnico e perbene che parla bene l’inglese. Una cosa in particolare gli consiglierei: far predisporre dalla Banca d’Italia e dai Ministeri competenti un dettagliato piano per l’uscita unilaterale dell’Italia dall’Eurozona verificare bene i plausibili costi e confrontarli con la condanna decennale al pagamento degli interessi al 7% sul debito pubblico venduto al 70% del valore nominale. Con questo piano andare a Bruxelles e, parlando nel suo competente e pacato italiano che è lingua ufficiale della Comunità, impostare un serio e fermo negoziato facendo presente che non è possibile continuare ad addossare al contribuente italiano l’incompetenza della gestione macroeconomica di Bruxelles e i giochini elettorali della diarchia Merkel-Sarkozy. L’interesse dell’Europa al consolidamento macroeconomico dell’Italia credo sia oggi superiore all’interesse dell’Italia a restare a cuocere al fuoco lento e costoso della speculazione che viaggia sulla scia dell’inconcludenza dei decisori europei. Perché del ritorno alla lira e al marco si sta correntemente parlando nei corridoi del potere bancario ed europeo e se se ne parla sottovoce conviene afferrare il vantaggio di essere il primo che salta nel piatto, invece di ritrovarsi a giocare ancora una volta di rimessa. Ultima cosa e forse la più importante: trascinare con passione ed entusiasmo oltre le difficoltà attuali una opinione pubblica stanca, frustrata, intorpidita dallo squallore di una leadership senza volontà di obbiettivi: la prima e indispensabile condizione per raggiungerli. Ce la farà il professore? L’alternativa è molto preoccupante. Ci vogliono le elezioni alla faccia di qualcuno che ha permesso tutto ciò..... |