Occorre una politica salariale di paghe nette e pensioni nette che varino secondo il paese della forza lavoro. Per contro i contributi e le spese sociali inerenti ai lavoratori devono provenire da una cassa comune europea. Quindi nei paesi dell'est il costo del lavoro dovra' garantire il salario,
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hannibal, per fare ciò che auspichi tu serve esattamente quanto dicevo nel post di stamane, ovvero più Europa, non il "via dall'Europa (o dall'euro) come sostiene qualcuno. Ma per fare questo serve uniformarsi, ristrutturasi e riformarsi al fine di raggiungere standard accettabili per una più stretta integrazione. E tocca a noi farlo, non puoi chiedere a Paesi virtuosi di retrocedere fino a diventare "viziosi" come noi e i Piigs in generale. Puoi chiedere un aiuto solidaristico, certo; ma entro determinati limiti e secondo regole preordinate (tipo l'ESM). Se un mio parente viene a chiedermi un prestito perché gli si è ammalata la moglie e per curarla ha speso i soldi del mutuo e delle bollette io glielo do volentieri perché so che, guarita la moglie, un po' alla volta sarà in grado di restituirmelo. Se invece so che quei soldi li spende in alcool e puttane col cavolo che lo aiuto. E noi, come paese, stiamo andando a puttane: è questo che sfugge a chi ciancia di egoismo europeo.
Quanto al resto, sarò breve e didascalico. il disallineamento della concorrenza interna dei paesi dell'Est è ben nota ai vertici UE, ma è tollerata poiché strumentale alla competitività del complesso: se tu tieni paesi come la Polonia, la Romania ecc. a un livello basso di salario e alto come liberismo, eviti che le imprese scappino fuori dalla UE. invece di andare in Cina o India, si fermano all'interno della UE e questo aiuta le dinamiche generali. Lo so che se vai a fare un discorso così ai lavoratori della Electrolux o della Merloni ti corrono dietro col badile; ma chi amministra entità sovra-nazionali, com'è la 1° potenza economica del mondo, questi calcoli deve farli. Fa parte di quelle misure che si prendono ma non si possono dire di cui accennavo stamane
La Fiat ha spostato la sede a Londra ma così facendo rispermierà solo sulla tassazione dei dividendi, non sulle tasse della produzione italiana, che rimarrano totalmente appannaggio del nostro erario.
Marchionne e la fam. Agnelli non si sono spostati per passare la mano o per speculare di più. E' vero il contrario. Come più volte ha ripetuto o stesso Marchionne, la Fiat già da anni sopravviveva in Italia grazie ai guadagni fatti all'estero. Praticamente, con i guadagni barsiliani, polacchi e Usa copriva le perdite italiane. Quasta fusione serve proprio ad attrezzarsi alla competizione globale per poter avere un ruolo da protagonista e non continuare a vivacchiare. Ciò detto, ricordo che 9 anni fa, quando Marchionne arrivò alla guida, la Fiat era praticamnete fallita e la GM pago' 1,5 miliardi pur di NON RILEVARLA .
...son tutti bravi a pontificare e, sulla carta, criticare Marchionne. Ma senza di lui l'Italia già avrebbe perso l'industria automobilistica. Oppure sarebbe in mani straniere. Che alla prima difficoltà fanno come la Electrolux...