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ebbene si sono un borghese medio o almeno mi credo tale. Ogni tanto faccio le mie considerazioni. A destra ci stanno rubando in tasca, Prelievo fiscale fuori di ogni misura, poi l'iva del 20% su tutto quello che si acquista, distruzione sistematica di ogni risparmio, inflazione reale molto superiore al remunerato.A sinistra non fanno altro che appoggiare il ladrocinio della destra, per storia antica la sinistra va a braccetto con i poteri finanziari forti.In vista della mia crociera invernale sempre che ci si arrivi, assisto al crollo della fiducia di chi produce in tutto quanto riguarda lavoro, assistenza, politica di sinistra e di destra.Non vedo la possibilita' di un'altro risorgimento italiano, quando in una democrazia chi campa sulle spalle di chi produce e' oltre il 50% non hai scampo. Oggi la baracca si mantiene artificiosamente sulle spese del reddito fisso/statale ma contro ogni notizia dei media ritengo che il fiume della raccolta tasse scemera'.Aggiungo che siamo oggi impegnati in missioni all'estero e ci stiamo occupando degli arrivi libici tunisini ecc.A giugno ci sara' un responso dato dagli acconti 2011.Fosse che fosse che i borghesi sono i piu fessi??

Hannibal
www.palombarimotociclisti.it


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...no, hannibal. Quella che dici tu si chiama delocalizzazione. Ed è cosa diversa dalla globalizzazione: fenomeno ben più complesso e di ampio respiro.Ad ogni modo, questi sono discorsi basati sul nulla.Il succo è che noi, in Italia, globalizzazione o non globalizzazione non reggiamo il confronto competitivo con nessuno. Siamo alla frutta. E, mentre sindacati e associazioni imprenditoriali si rimpallano le colpe, mentre destra e sinistra si accapigliano sull'aria fritta, da qui chi può se ne scappa....resteranno i burocrati e gl'ispettori del fisco a controllarsi a vicenda

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non vorrei esser scortese o ribattere. ma precisonell'esempio che ho citato sono coinvolte aziende e persone di paesi diversi che uniscono diverse competenze e settori di mercato per il fine ultimo di accorciare al massimo la filiera e massimalizzare gli utili. E' l'esempio piu chiaro di globalizzazione. diverso e' il caso dell'azienda italiana che sposta la produzione la e la fatturazione laggiu.Comque si il risultato e' uno solo, fino a che il sistema non crolla chi si impoverisce sono tutti quelli fuori dal sistema , quelli che potrebbero non subire la concorrenza per motivi di impossibilita' a praticare quel tipo di mercato trovano le disponibilita' di spesa della potenziale clientela depauperate.Non ci vedo un rimedio, anni addietro le cose si sistemavano con una guerra ,ci mancherebbe anche questo adesso.buona serata

Hannibal
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per carità, nessuna scortesia. Né da parte tu e né, tanto meno, da parte mia. Si fa per parlare e si ribadisce laddove si ritiene utile farlo. Dunque, fermo restando che sulla sostanza del problema italiano siamo in perfetta sintonia, ribadisco a mia volta che quanto sopra descrive la delocalizzazione, ovvero uno tra i vari effetti, e non la globalizzazione, che ne è invece la causa. Delocalizzazione vuol dire appunto spostare produzione, investimenti e interessi economici laddove il mercato globale offre le migliori condizioni (io sono appunto uno che sta delocalizzando sempre più i propri interessi).La globalizzazione non è solo questo. Globalizzazione vuol dire anche apertura dei mercati a miliardi di persone a cui prima erano inibiti. E vuol dire soprattutto redistribuzione dei redditi, con riequilibrio dei medesimi che, ahimè, allargandosi a dismisura la platea dei beneficiari, precipita necessariamente verso il basso il punto di equilibrio. (rispetto alle medie di riferimento occidentali, of course). Peraltro, visto che si fa per parlare del più e del meno e sul punto cruciale del disatro italiano siamo tutti d'accordo, allargo il discorso e apro una piccola parentesi.La globalizzazione, intesa nell'accezione concettualmente autentica, non è affatto un fenomeno recente ma antichissimo. La globalizzazione, sia pure in ambito e confini più ristretti, è sempre esistita.Faccio un esempio. Nelle prima metà del '900 i mie nonni materni erano 2 insegnanti (scuola elementare lei e superiori lui). Si permettevano di avere una domestica fissa, una casa in città e una di villeggiatura, dove passavano tutta l'estate, e i 6 figli avuti li hanno portati tutti chi alla laurea e chi alla maturità. Il tutto senza problemi. Nel frattempo, maggior parte della popolazione viveva di stenti. Le donne andavano a lavare al fiume e gli uomini possedevano sì e no un vestito per l'inverno e uno per l'estate. Di questi 6 figli, uno ha seguito le loro orme e ha sposato a sua volta un'insegnate (entrambi di scuola superiore). Di figli ne hanno avuti 2. Li hanno fatti laureare entrambi, ma non senza qualche sacrificio. Di villeggiatura facevano solo un mese all'anno e come domestica avevano una donna per qualche ora a settimana.Nel frattempo, però, nel resto della popolazione tutte le donne avevano, o stavano acquistando, la lavatrice, la Tv e gli uomini accedevano alla motorizzazione di massa con la fiat 500 .Oggi, una coppia d'insegnanti è già molto se riesce ad acquistare casa e pagarsi il mutuo senza farsela pignorare. Altro che mesi villeggiatura eo domestiche. Anzi, è facile che la domestica debba andarla a fare lei come secondo lavoro...Tuttavia, nelle case degli italiani adesso c'è una tv ogni camera, lavatrici e lavastoviglie, ogni membro della famiglia ha un auto e se nel week end vai nella spiaggia libera di fronte a viale Ceccarini di Riccione non trovi neppure un mq. libero per mettere giù l'asciugamano.Questo ch'è successo, altro non è che una "globalizzazione" ristretta ai confini nazionali. Poi siamo passati a quelli europei. Ora mondiali. Ma è un fenomeno da sempre in essere e, soprattutto, inarrestabile. Lo si può chiamare anche diversamente: livellamento.E' sempre esistito.Fin dai tempi dei faraoni. Anzi, ecco, forse la prima forma di globalizzazione la fece Mosè quando fece scappare il popolo d'Israele dalla schiavitù egizia. Si fossero richiuse le acque del mar rosso mentre scappavano, sarebbe abortita la globalizzazione e oggi avremmo tutti gli schiavi e la piramidina. Magari una in città e una la mare....se non vi piace la globalizzazione, prendetevela con Mosè, non con Prodi e l'euro. Ché non c'entra una cippa.Scherzi a parte, e per concludere... mentre la delocalizzazione è sempre un aspetto deleterio per le società avanzate occidentali, la globalizzazione non lo è affatto e rappresenta anzi un'enorme opportunità. Perché, a chi è capace di produrre e stare sul mercato, gli si aprono spazi enormi di espansione e una platea di clientela potenzialmente infinita.Serve però che il Paese sia in grado di reggere e competere. Come per esempio la Germania: Paese con costo del lavoro persino superiore al nostro ma con fiscalità, burocrazia e apparati all'altezza della situazione, che oggi lo portano infatti a crescere a livelli di tigre asiatica.E allora, gira che ti rigira, siamo tornatio al punto di partenza: l'Italia non è la Germania e da noi il sistema è al collasso....ma questo l'abbiamo già detto. E siamo pure tutti d'accordo.Dunque, di che parliamo?

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Siamo partiti dai borghesi-che-non-lo-sono-piu e siamo finiti al livellamento. Mi piace!Citaz:... mentre la delocalizzazione è sempre un aspetto deleterio per le società avanzate occidentali, la globalizzazione non lo è affatto e rappresenta anzi un'enorme opportunità. La delocalizzazione non e' deleteria se rappresenta una migliore allocazione di risorse. Es. se vuoi fare ceramica da pavimenti e' meglio localizzarti dove hai materie prime...La delocalizzazione Italiana e' dovuta a quello che dice Hannibal, cioe' NON alla mancanza di luoghi opportuni, ma da una burocrazia statale talmente vessatoria che rende inutile l'avere risorse e mercato vicini.Citaz: Perché, a chi è capace di produrre e stare sul mercato, gli si aprono spazi enormi di espansione e una platea di clientela potenzialmente infinita.Serve però che il Paese sia in grado di reggere e competere. Posso dire che c'e' un errore di fondo senza che te la prendi? Quel "gli si aprono spazi enormi" e' sbagliato. Dove si aprono? Vedi che in molti Paesi non fanno entrare neppure Internet, figurati se fanno entrare il tuo prodotto! Figurati se l'apertura dei mercati potenzialmente infiniti dipende dalle capacita' imprenditoriali!!!Vedi che la realta' della globalizzazione e' che Pechino e' la citta piu' inquinata la mondo, lo Stato Cinese finanzia le aziende esportatrici certificando la sottofatturazione all'esportazione (che rimborsa con l'eccesso di valuta straneira che non puo' collocare altrimenti), l'India recupera acciai radioattivi e li sparge in tutto il mondo, ecc., ecc.. Il fioraio all'angolo e' un ingegnere edile pachistano clandestino (che ha affisso sulla porta del chiosco le foto del ponte che ha progettato).Citaz: E allora, gira che ti rigira, siamo tornati al punto di partenza: l'Italia non è la Germania e da noi il sistema è al collasso....ma questo l'abbiamo già detto. E siamo pure tutti d'accordo.Dunque, di che parliamo? Del futuro che lasciamo ai nostri figli. Premesso che i problemi miei sono miei e quelli degli altri sono problemi degli altri, il futuro non si fa scappando.
------------------------------------------------------- Olim, Hortacius, dedisti filii nam ignotam. Per quanto riguarda me: So cosi de legno che si me rifa' Geppetto, ce tira fora Pinocchio.

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E lo vieni a dire a me che la delocalizzazione italiana è dovuta ad una burocrazia oppressiva e un fisco ancora peggiore?Come ho già scritto in passato, io ho avuto un'impresa di costruzioni per quasi 20 anni, che poi ho chiuso proprio perché asfissiato dalla burocrazia. Adesso mi limito all'immobiliare e tuttavia, complice il fatto che mia moglie è straniera, sto spostando tutti i miei investimenti nel suo Paese.Sto appunto delocalizzando.E lo faccio perché lì pago meno della metà di tasse pagate qui e di burocrazia ne ancora meno di metà....pensa un po' se non mi rendo conto di cosa sia la delocalizzazione à l'italiana.Quanto al resto, ovvero alla globalizzazione, vedo che è sfuggito completamente il senso di quanto intendevo esprimere.Ma il discorso è complesso. Forse troppo...Direi di lasciar perdere

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