Leggo di professionisti e commercianti imbufaliti per l'intenzione del Governo di aggiornare gli "studi di settore" per renderli un po' più significativi.Da ex lavoratore dipendente ed oggi imprenditore, mi chiedo come i miei colleghi possano sopravvirere, per non dire campare dignitosamente, guadagnando solo quello che risulta dagli studi di settore. Se il mio reddito fosse così basso, tornerei subito a fare il dipendente ...
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07/10/2004, ore 18:26
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05/11/2004, ore 00:48
Ehm ... sarò breve:1. la distizione tra impreditore e lavoratore autonomo o "parasubordinato" è chiara: l'imprenditore organizza i fattori produttivi (lavoro, capitale, conoscenza) per trarre profitto dall'impresa, il lavoratore autonomo vende semplicemente sé stesso;2. tanto per chiarire, sono un imprenditore e non un lavoratore autonomo, anche se è evidente che non produco tondini di ferro ma vendo servizi;3. il fatto che alcuni dipendenti guadagnino più di molti imprenditori non giustifica il fatto che alcuni imprenditori sostengano di guadagnare meno dei LORO dipendenti;4. se si ha la pazienza di "smanettare" un po' con il software dell'Agenzia delle Entrate, è possibile verificare che gli standard minimi di congruità sono molto, molto "prudenziali" (spesso inferiori allo stipendio lordo di un tramviere);5. se un'impresa non produce ricchezza (su un arco di tempo ragionevole, è ovvio) ha fallito il suo obiettivo e non vedo perché dovrebbe sopravvivere, men che meno perché dovrebbe avere qualche forma di agevolazione fiscale. |
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13/11/2004, ore 15:35
Caro Andrea, non capisco perché ogni volta che qualcuno esprime un'opinione diversa dalla tua tu ci sciorini la spiegazione del corretto significato di certe cose. Non penserai mica che siamo tutti scemi?Vengo al dunque e sarò brevissima : mi astengo dal commentare i punti da 1 a 4 che francamente sono suggerimenti che non servono granchè, vistoche chiunque abbia una partita Iva è automaticamente obbligato a smanettare con il software dell'Agenzia delle Entrate per obbligo di legge, ma mi soffermo sull'ultimo punto : il fatto che un'impresa sia in perdita è talvolta fisiologico e non significa che abbia fallito i suoi obiettivi. A volte questo tuo immolarti sopra un piedistallo è un po' irritante, potresti scendere tra noi comuni mortali, please? Thanks. |
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11/03/2005, ore 15:05
Un'azienda davvero privata (individuale o società, singola o holding) non può permettersi di stare in perdita in maniera "fisiologica", perchè l'imprenditore deve sopravvivere.Analogamente, se un prestinaio guadagna meno del suo garzone, farà meglio a fare il garzone in un supermercato.O a finanziarsi con altre attività illecite.E' evidente la differenza con un'azienda pubblica che può coprire le perdite con le tasse e talvolta funziona così per sempre perchè, per dirla semplice, pagare l'indennità di disoccupazione anche solo a una parte dei dipendenti statali avrebbe costi economici e sociali non indifferenti. |
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11/03/2005, ore 16:08
Alla base di tutto putroppo c'è il fallimento, volontario o involontario che sia, dello stato nei confronti dei controllo fiscale. Si parla sempre del sistema americano da imitare ma sembra che nessuno voglia affrontare con serietà il problema. Ogni politico che occupa la poltrona "fiscale" dichiara sempre guerra sia all'evasione che elusione ma alla fine del mandato ho sempre visto scarsi risultati!!! |
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11/03/2005, ore 16:15
Nickname, non so se ti rendi conto dell'enormità che hai detto : "Analogamente, se un prestinaio guadagna meno del suo garzone, farà meglio a fare il garzone in un supermercato.O a finanziarsi con altre attività illecite".Il problema di Andrea Lucchesi (scusa Andrea se continuo a chiamarti in causa!, e scusa per questi miei vecchi post molto antipatici!) era l'aria condizionata, il tuo qual è? Il riscaldamento nel tuo ufficio funziona male?Fosse per te, una buona fetta dell'imprenditoria italiana andrebbe a farsi fottere. Stai incitando a passare "dall'altra parte"? |
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