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Inside the News Chi fa previsioni finanziarie avvelena anche te, digli di smetteredi Salvatore GazianoLa capacità di previsione degli analisti finanziari, delle principali istituzioni o degli economisti si era già rivelata inconsistente e basata sulla “fuffa” ben prima della crisi finanziaria.E’ statisticamente provato, infatti, che nessuna delle recessioni piccole o grandi sia stata prevista dagli economisti come nessuna banca d’affari nel tempo ci ha azzeccato in maniera significativa nel fornire in maniera non casuale target price o giudizi sensati sui titoli oggetto di analisi. E all’argomento personalmente ho dedicato un intero capitolo di un mio libro (“Bella la Borsa, peccato quando scende” ) con dati e statistiche che nessuno ha mai confutato… Il crollo dei mercati e le ancora più ridicole previsioni di chi aveva formulato target price a questo punto sideralmente lontani o aveva previsto già in questo trimestre l’avvio della ripresa economica non deve assolutamente però far ritenere che l’analisi finanziaria basata sulle previsioni economiche o sui target price sia morta e seppellita nel ridicolo. Non sarà così. Le banche d’affari (e anche quelle di malaffare visto che esistono anche quelle come appare sempre più evidente) hanno spesso bisogno dell’analisi finanziaria come elemento “liturgico” indispensabile. Analisti, economisti, uffici studi affollati di decine e decine di teste d’uovo servono a dare l’idea che si è depositari di una qualche conoscenza particolare tale da giustificare all’investitore comune il proprio valore aggiunto e la stessa esistenza. Si va dal mago o dallo stregone perché questi ci racconta di avere dei poteri speciali. Così i moderni banchieri per catturare risparmiatori e sguinzagliare venditori e acchiappa-risparmi allo stesso modo hanno bisogno di lanciare un messaggio chiaro: affida i soldi ai nostri esperti! Loro sono bravi, sanno quello che accadrà, seguono i mercati 24 ore su 24 e sono specializzati più di Vanna Marchi con le alghe sciogli-pancia perché hanno studiato nelle più prestigiose università del mondo, hanno fatto i master, hanno bollini e riconoscimenti incredibili…Bla, bla, bla.. Tu dai i soldi a loro (come al Gatto e alla Volpe…) che gestiranno poi bene come nessun altro i tuoi 200 euro al mese o la vincita della lotteria miliardaria. E pazienza se poi tutti questi super esperti non ci beccheranno quasi mai… basti vedere i risultati di fondi e gestioni composti da comitati di gestioni formati da tutti queste “beautiful mind” che alla fine in oltre il 95% dei casi osservati (e il restante 5% è random) riescono pure a fare peggio del mercato! Questo aspetto nessuno lo andrà più di tanto a sviscerare e analizzare… o ci presterà tanta attenzione. Le soft commission…queste sconosciuteIn più l’analisi finanziaria inutile negarlo serve anche (ma questo lo sanno pochi addetti ai lavori) anche in taluni casi a giustificare commissioni e ristorni di dubbia liceità in alcuni casi. Se io come Salvatore Gaziano apro un conto con una banca online pago il 2 per mille con massimo 19 euro per operazione indipendentemente dal transato. Anche se acquisto 1 milione di euro in una botta pagherò per quella cifra 19 euro di commissioni. Punto. Se invece do i miei soldi a un fondo questi magari faranno pagare ai loro clienti a tutti i loro sottoscrittori (me compreso) commissioni più elevate di quello che pagherebbe un privato! Per esempio il 3 o 4 per mille (ovvero lo 0,3-0,4%) senza massimi commissionali. Può il fondo pagare simili commissioni (che spesso peraltro paga a una sim dello stesso gruppo…per spartirsi la “catena del valore” tutta in casa)? Certo perché il gestore dirà che ha scelto quel broker non solo per le commissioni e il servizio fornito ma anche per gli “studi” e la “ricerca” che gli ha reso disponibile. E siccome nessuno può giudicare se uno studio di Pinco Pallo sia in effetti migliore di quello di Pinco Pollo con questa “furbata” tutto diventa giustificabile e non c’è quindi broker che non si doti di qualche analista attaccando a una porta il cartello “ufficio studi” per produrre carta dal valore ma magari discutibile non necessariamente eccelso. Ma molto prezioso… Estremizzo chiaramente ma così forse ci capiamo e capiamo anche perché parte dell’analisi finanziaria (fondamentale e non) è “fuffa” (così mi confessava chiaramente un analista che lavorava dentro una banca d’affari che produceva simile materiale “organico”) ma ha un valore importante per il sistema. Ma sarebbe errato e distorto voler dare solo addosso agli intermediari e a tutti. Anche perché conosco e frequento amici analisti che fanno questo mestiere in buona fede, con coscienza e competenza, e non vorrei che mi levassero il saluto per colpa di questo articolo male interpretato.E perché credo fermamente che il ruolo dell’analista non sia da demonizzare o rottamare.E’ importante certo che ci sia chi studia il giusto valore di una società quotata, soppesi le strategie di un management, lo confronti con quello dei concorrenti. E’ un ruolo molto importante e può autenticamente costituire lo spartiacque fra una gestione attiva e passiva. E creare veramente valore nel tempo. Quello che contesto invece è il ruolo “ancillare” di buona parte degli analisti nei confronti delle società di gestione. Diciamolo francamente: quanto contano gli analisti (fondamentali o tecnici) nelle scelte operative di gestione? Francamente molto poco poiché altrimenti non si spiegherebbe come mai poi molti gestori operino quasi totalmente a benchmark, con uno stile di gestione passivo. Un ricordo personale…Quando ho iniziato nel 1985 a lavorare in questo settore mi ricordo che dopo poco tempo passai dall’attaccare bolli sui contratti di borsa (allora c’erano i fissati bollati) al ruolo di analista grazie (mi illudevo) alla mia perspicacia e bravura. Quando arrivava un cliente ricco il proprietario e gestore della commissionaria di Borsa mi chiamava e mi presentava come “il responsabile del nostro ufficio studi” nonostante la giovanissima età. Mi faceva allora fare un piccolo show dove mostravo i primi grafici in Metastock (mi ricordo allora che giornali come “Il Mondo” o Turani scrivevano che da noi in Italia l’analisi tecnica non avrebbe mai preso piede…perché noi italiani eravamo diversi), spiegavo perché una società mi sembrava anche interessante in base al p/e o al prezzo/cash flow, consegnavo al potenziale cliente qualche bozza di studio che avevo realizzato dopodiché quando il gestore si era “lavorato bene” il cliente, facendogli aprire il conto a quel punto gli rifilava le peggiori operazioni. Altri tempi, si dirà. Ma ho il sospetto che qualcosa del genere in forma certo più sofisticata accada tuttora a guardare i risultati della maggior parte di fondi e gestioni patrimoniali. Certo gli attuali analisti sono estremamente più bravi e preparati di quelli di un tempo ma temo che contino lo stesso come il due di picche quando la briscola è denari nonostante l’ottima visibilità che hanno conquistato e il lavoro egregio di alcuni. Per il Sistema però vengono utilizzati ancora troppo spesso come un “distaccamento” al servizio del marketing alla faccia del conflitto d’interesse e dei “muri cinesi”. D’altra parte provate a immaginare cosa accadrebbe se il capo ufficio studi analista di una banca importante dicesse che i titoli del proprio istituto (o dei clienti più importanti) sono sopravvalutati e che quindi i fondi d’investimento detenuti dalla banca farebbero bene ad azzerare tutte le posizioni, annullando il rischio. E’ molto probabile che dopo poche settimane un simile analista “kamikaze” dovrebbe trovarsi un altro lavoro….(vi dice nulla in Italia il caso dell’analista finanziario Andrew Sentance?) e che il suo “alert” non verrebbe nella sostanza seguito sui conti della clientela (magari per il conto proprietà…). Così assistiamo da anni a questi report dove gente anche con grande talento è costretta a fare rapportini edulcorati dove non si esprime chiaramente una posizione decisa: vendere o comprare. Ma ci si rifugia in più diplomatici: farà come il mercato, in line, overweight, underperform, mantenere….con target price che salgono e scendono in funzione dell’andamento del mercato. Se un titolo vale 10 il target price è 12. Se crolla a 4 il target price scende 5. Se un’azione sale ..il target price si alza; se scende il target price si abbassa. Ecco perché il circo delle previsioni andrà comunque avanti…Certo mi piacerebbe un giorno vedere un gestore o un fondo dichiarare che non sa dove andrà il mercato ma forse io come l’amico Paolo Sassetti chiediamo troppo. In conclusione, il sistema ha bisogno ancora degli “sciamani”. E anche i risparmiatori. Se a 10 risparmiatori presenti 2 presunti esperti e fra questi uno si dichiara sicuro di dove andranno i mercati mentre l’altro gli dice che non lo sa (e preferirà adeguarsi di volta in volta) la maggior parte (almeno 8 o 9) si rivolgerà al primo. E pazienza se il primo distruggerà poi il patrimonio dei propri clienti, avendoli fatti investire massicciamente poco prima di un crollo interminabile. L’esperto viene percepito nel mondo della finanza come colui che sa, prevede e ha una risposta a tutto. E pazienza se non ci prende… Da anni l’analisi finanziaria si è (per evidenti ragioni di marketing) di farla passare per una scienza quasi “esatta” per circuire forse meglio investitori e risparmiatori (e anche i consumatori) ed è dura ora ritornare di colpo indietro e abbattere le credenze diffuse. Sui giornali va e funziona colui che “spara” target price, consiglia i titoli da acquistare “forever”, dichiara di sapere quando la crisi finirà o ha notizie di dove sarà il cambio euro dollaro nel 2014. Il Sistema tutto si auto-alimenta e trae linfa da questo tipo di “pre-visori”. Banchieri, gestori, analisti, economisti... Una marea di prodotti finanziari sempre più sofisticati è legata a questo “circo” e se i direttori dei giornali finanziari decidessero di non pubblicare questa “rumenta” si troverebbero probabilmente presto senza notizie da pubblicare e anche senza … sponsor e inserzionisti pubblicitari. Personalmente è da 10 anni che scrivo che sui mercati vince chi non fa previsioni (e sa adeguarsi alle Borse piuttosto che pensare che queste si adegueranno ai…nostri pensieri) e alcuni miei lettori li avrò bombardati su questo argomento con centinaia di articoli, libri (prodotti a mie spese e regalati anche agli abbonati), report speciali. Eppure non mi vergogno ad ammettere che almeno una o due volte alla settimana ricevo ancora e-mail di persone che vogliono “previsioni”. Se mantenere un titolo o un fondo (nonostante magari un anno fa avevamo detto di liquidare le posizioni e ho sempre spiegato che sono per una gestione attiva e flessibile) o che accadrà sui mercati la prossima settimana, mese, anno, lustro o decennio. Se la crisi attuale ha raggiunto il punto minimo e i prezzi “non possono più scendere ancora” (questa frase in particolare è nella hit annuale). Certo il mio (e di tutto il mio team) approccio “anti-previsioni-categoriche” si è rivelato azzeccato e salvifico per i patrimoni dei nostri clienti visto che i portafogli consigliati di BorsaExpert.it negli ultimi 7 anni (da quando ha fondato questa società) sono raddoppiati di valore a fronte di un mercato che si è dimezzato (e siamo fra le pochissime società che pubblicano online i track record dei propri portafogli e quindi non racconto bischerate). In pratica i portafogli consigliati (di azioni italiane, europee, fondi, etf…) non solo hanno battuto il mercato ma sono riusciti a farlo con un valore aggiunto del 16,5% rispetto a una gestione passiva, anno dopo anno. E senza bisogno mai di fare previsioni sul mercato ma replicando delle strategie (fondamentali o quantitative) che ho elaborato in questi decenni, seguendole sempre con disciplina.Non per questo ho la fila di risparmiatori dietro l’uscio e anzi io (come altri bravi colleghi analisti, consulenti, promotori o specialisti indipendenti) ho il problema in questo momento che devo convincere magari qualcuno che non gli sto “rubando” dei soldi perché preferirebbe ancora avere a che fare con un “guru”. E il fatto che gli abbia consigliato di vendere massicciamente non è che porta particolare riconoscenza (chiedetelo anche a Emilio Tomasini di LombardReport.com ) e agevoli i rinnovi: molti risparmiatori sembrano essere più fedeli con chi li hai “inguaiati” per bene. La classica Sindrome di Stoccolma in salsa borsistica: molti risparmiatori si innamorano irresistibilmente dei loro carnefici (i fondi e le gestioni con le peggiori performance spesso contano comunque su un numero impressionante di clienti...fedeli). Morale: parliamo pure degli pseudo-analisti, dei pseudo-guru e delle pseudo-previsisoni finanziarie. Ma non illudiamoci che le cose cambieranno più di tanto. C’è ancora gente che crede nell’astrologia, nei maghi e negli oroscopi… Sparare previsioni rende. Se ci azzecchi ti fai bello e ti ricorderanno come un guru; se “toppi” nessuno si ricorderà più di tanto visto che hanno sbagliato tutti e potrai invocare le “condizioni eccezionali dei mercati”.. Ammettiamolo: il mercato di massa lo si conquista con la rete di vendita sguinzagliata sul territorio, le brochure patinate, le indubitabili certezze e previsioni e i comitati degli esperti… Se si continua a fare così è perché ancora ci sono coloro che abboccano! E per questo motivo vi dico che entro il giugno di quest’anno….

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finalmente! a mio parere, infatti, non sono in grado di giudicare in tutto e per tutto l'articolo, un ragionamento serio. peccato che la serietà e la sincerità venga fuori e neanche tanto, a causa che questo articolo appare in un organo informativo non ha grande tiratura credo, in maniera eclatante. comunque, sempre troppo tardi, sempre, come si dice "quando i buoi sono scappati dalla stalla".zorro

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da "l'ascesa della finanza" di silvano andriani. roma"l'enorme attività di trading non aumenta il rendimento medio del capitale finanziario, che dipende da fattori macroeconomici ma, ridistribuisce la quota di reddito nazionale assegnata al capitale fra i suoi detentori. così gli investitori istituzionali fungono da ulteriore fattore di ridistribuzione del reddito a favore dei più ricchi. costoro infatti possono permettersi gestioni più sofisticatee consulenze più aggressive. sono i loro fondi che si concentrano negli hedge fund che operano con criteri fortemente speculativi e che, potendo operare anche contro i mercati, cioè potendo giocare al ribasso, consentono di ridistribuire non solo i guadagni, ma anche le perdite e addirittura di guadagnare anche quando i mercati perdono. del resto, come già osservato in precedenza, è ormai generalizzata fra le banche e gli investitori istituzionali la pratica di segmentare la clientela per livelli di reddito e dedicare alla clientela più abbiente i servizi più sofisticati. questo senza contare comportamenti illegali tipo quelli emersi dalla vicenda della banca popolare di lodi, ma già oggetto di intervento negli usa da parte di spitzer contro dozzine di gestori che premiavano i clienti più ricchi con operazioni segrete e altamente lucrose. così i più ricchi non guadagnano di più solo perché possiedono più capitale, ma anche in quabto il loro capitale rende di più".

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