E' da oggi pomeriggio che mi sto "crepando si risate" da quando ho ascoltat la notizia ad un radiogiornale, che la Fiat ha disdetto i ctr a Melfi, perchè, partendo dalle variazioni della pause lavorative, vuole applicare quello firmato a Pomigliano. Forumisti (alcuni) vi ricordate cosa avete scritto nella discussione di alcuni mesi fa postata su questo forum sull'accordo di Pomigliano? Beh!! Andatela a rileggerla che è meglio!!!!!!!!!!! Meno male che sono pensionando, tra non molto i lavoratori saranno incentivati a lavorare, non pù con i soldi ma con la FRUSTA, la Cisl ed Uil già hanno dato l'alto là lla Fiat a Melfi, cari cislini e uillini non è tardi???????????
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23/10/2010, ore 19:01
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23/10/2010, ore 19:55
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23/10/2010, ore 20:33
Risparmio!! Mi sai dire quanti stabilimenti ha in serbia il gruppo Ww o la Mercedes o il gruppo BMW, gruppi che producono auto molto più costose della Fiat pagndo gli operai dalle due e tre volte lo stipendio di uno italiano in Italia? Ma tu pensi che il differenziale di cost tra una produzione in serbia o in italia vada in tasca a chi acquista le auto fiat, no!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Tutte in tasca agli azionisti. Succede come nell'agragazione della banche, sempre più grosse, sempre più unite, sempre meno concorenza, sempre più risparmi (veramente le chiamano efficientismi), chiusura di quella d.g., chiusura di quelli uffici, aggragazioni di quello e quell'altro e che ci va in tasca ai cliente UNA MAZZA DI NIENTE |
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23/10/2010, ore 20:36
Risparmio!! Mi sai dire quanti stabilimenti ha in serbia il gruppo Ww o la Mercedes o il gruppo BMW, gruppi che producono auto molto più costose della Fiat pagando gli operai dalle due e tre volte lo stipendio di uno italiano in Italia? Ma tu pensi che il differenziale di costi tra una produzione in serbia o in italia vada in tasca a chi acquista le auto fiat, no!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Tutto in tasca agli azionisti. Succede come nell'aggregazione della banche, sempre più grosse, sempre più unite, sempre meno concorrenza, sempre più risparmi (veramente le chiamano efficientismi), chiusura di quella d.g., chiusura di quelli uffici, aggregazioni di quello e quell'altro e che ci va in tasca ai cliente UNA MAZZA DI NIENTE tutto quello guadagnato in più in tasca agli azionisti ed hai top dirigenti, hai letto l'ultima polemica su sto fatto? |
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24/10/2010, ore 12:18
certo, e ti pare che abbiamo gli stessi costi del lavoro, le stesse infrastrutture, lo stesso livello di competitività, la stessa certezza del diritto e la stessa velocità della giustizia di germania e francia? tant'è che toyota è andata in francia a produrre e noi invece rischiamo di perdere seriamente anche le nostre aziende. le aziende straniere qui da noi non voglio investire.se poi ci vogliamo ingessare dietro alla parola "diritti" avremo sempre meno lavoro per non voler modificare nulla, vedremo i risultati. |
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24/10/2010, ore 19:24
...il gruppo Volkswagen, che per produzione è assimilabile alla Fiat, produce all'estero come e più della Fiat stessa (Rep. Ceka, Messico e ultimamente anche India).La delocalizzazione produttiva è una tendenza ormai dilagante, una necessità concorrenziale ineludibile che riguarda tutto il mondo occidentale (una delle più recenti proposte legislative di Obama è appunto quella di premiare le aziende (usa) che, invece di delocalizzare, investono in Patria). Le conseguenze sociali sono ovviamente devastanti e le masse operaie hanno tutte le ragioni per protestare: ma sbagliano completamente il bersaglio. Non è prendendosela con la Fiat, o peggio con l'imprenditoria in genere, che potranno ottenere qualcosa.A livello generale, il discorso è quanto mai semplice: qualcuno, tra coloro che decidono i destini del mondo, a un certo punto ha deciso di globalizzare il mercato. Se prima la torta mondiale prodotta erano i 5 o 600 milioni dei Paesi industrializzati a dividersela, oggi ci sono all'incirca altri 2 0 3 miliardi di persone dei Paesi emergenti che reclamano la loro parte.La conseguenza è evidente. Non serve un genio della matematica per capire che, come dicevano i nostri vecchi, dividendo ricchezza si produce povertà.La si giri pure come si vuole, ma la nostra parte di torta si assottiglierà sempre di più. Presto ci rimarranno sì e no le briciole. A livello nazionale, invece, il discorso è ancora più tragico.Noi, come Paese, siamo completamente fuori dal Mercato. Non siamo competitivi sotto nessun aspetto: né economico, né fiscale, né normativo e né di sistema generale.Non è che non siamo paragonabili alla Serbia, alla Cina o alla Romania, quello potrebbe anche andare; noi non siamo più competitivi neppure rispetto ai nostri confinanti, Paesi europei e industrializzati come noi come l'Austria, la Svizzera o a Slovenia (dove sempre più imprese stanno emigrando).Al punto in cui siamo, non dovrebbe destare sorpresa le imprese che delocalizzano ma piuttosto quelle che resistono.Di questo passo, prima o poi emigreranno tutte o, quelle che non lo faranno, saranno costrette a chiudere.Se non si capisce questo, tentando di correre immediatamente ai ripari, presto saremo un ex Paese industriale e a emigrare saremo noi (i nostri giovani lauerati già lo fanno)....continuando di questo passo, invece, tra barricate sindacali e accuse reciproche tra classi lavoratrici e imprenditoriali, faremmo la fine dei capponi di Renzo Tramaglino. |
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