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Pd, la strategia di Veltroni: via le mele marce e nuovi dirigenti Commenti Invia Stampa di Nino Bertoloni MeliROMA (8 dicembre) - Fedele alla massima, esiziale in politica, che “chi si ferma è perduto”, Walter Veltroni avanza e rilancia. Guai a rinchiudersi nel fortino assediato della montante questione morale, è il momento di reagire. Come? Rilanciando la classica ricetta veltroniana di un Pd tutto Lingotto, Circo Massimo e rapporto con popolo ed elettorato democratico. Più che una mossa del cavallo un salto con l’asta.Sono giorni che al Nazareno sede del Pd piovono le martellate della questione morale, il leader finora ha taciuto pubblicamente (tranne una circostanziata lettera al Corriere) ma non riservatamente. Con i suoi, con la cerchia ristretta, Veltroni ha già messo a punto la controffensiva. Due i cardini, uno rivolto all’esterno, al Pdl e al premier; l’altro interno al Pd, il più succulento. Al centrodestra che spinge preme sollecita una riforma della giustizia bipartisan, Veltroni ha già fatto rispondere dai dirigenti più in vista e ribadirà nei prossimi giorni che il Pdl non può usare la situazione creatasi per far passare una riforma della giustizia fatta contro i giudici, quindi no alla separazione delle carriere e no alla sospensione dell’obbligatorietà dell’azione penale, sì invece al confronto in Parlamento che, come dire, non si nega a nessuno e con quelle premesse non porterà molto lontano.Ma è sul fronte interno che si annunciano le maggiori novità. L’analisi veltroniana condivisa al vertice è che dalla palude si esce non con meno ma con più innovazione, rilanciando il rinnovamento della proposta politica e soprattutto della classe dirigente. «Il Pd si trascina troppe scorie del passato», è il ragionamento già emerso quando si affrontò il nodo delle correnti, altra eredità (negativa) del passato, in un Pd che Walter il rinnovatore non concepisce come retaggio e appannaggio di rutelliani, dalemiani, popolari, prodiani e, perché no, veltroniani. Nossignori, il Pd non può continuare a essere in prevalenza retaggio di ceti politici del passato. Come spiega l’altro Walter del Nazareno, Verini, «la sfida del Pd di Veltroni è impedire che il vecchio afferri e sotterri il nuovo». Dunque?Quando mercoledì si presenteranno al Nazareno i dirigenti democrat di Firenze, Napoli e Campania convocati al cospetto del vertice del partito, si sentiranno fare questi discorsi: giusto e sacrosanto difendere l’onorabilità di Domenici, la solidarietà non verrà meno, ma non avrebbe guastato se il sindaco avesse incatenato il suo assessore Cioni che non ne vuol sapere di fare un passo indietro. Della successione a Domenici si appresta a essere investito Lapo Pistelli, anche se in serata il segretario toscano rilancia la candidatura di Vannino Chiti che finora ha nicchiato. Più facile la situazione fiorentina visto che il sindaco è in scadenza, più complicata assai quella campana, oltre che per il merito, perché non in scadenza immediata (nel 2010 Bassolino, nel 2011 la Iervolino). Per Napoli la soluzione ancora non si vede, don Antonio resiste da par suo, sta nel bunker e non molla, quanto a Rosetta grida la propria probità e anche lei quanto a osso duro non sfigura. La soluzione dei ”magnifici 7”, altrettanti super assessori che dovrebbero entrare nelle rispettive giunte per azzerarle e di fatto commissariare sindaco e governatore, allo stato non avrebbe ancora fatto breccia nei pensieri e nelle intenzioni di Bassolino, quantunque la soluzione super commissari appaia e venga presentata come benedetta propugnata suggerita o molto più verosimilmente vista con interesse dal Colle. Quel che è certo è che Bassolino non verrà candidato alle Europee, Claudio Velardi suo assessore ha già minacciato di dimettersi se lo facesse, e al Pd non ci pensano proprio: «Se deve fare un passo indietro come presidente della Campania non si capisce perché dovrebbe farlo avanti come eurodeputato».

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questo mi sentirei di confdividerlo con ginsborg......."Inoltre ci sono cose, nella denuncia generale di Ginsborg, da non prendere sottogamba. Vale a dire, la polemica contro il Pd come «partito degli eletti». Partito di «staff» al centro, e di intermediatori di risorse» in periferia. Di consulenti e clienti. Chiuso alla società civile, malgrado la retorica delle primarie e del maggioritario".zorro

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tranquillo anche vuolter s incatenerà davanti a "Repubblica"

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Diodato accusa il sindaco"Volle una corsia veloceper il Global Service""Un assessore mi disse che l´imprenditore Romeo avrebbe vinto la gara"di Angelo Carotenuto Una storia di due anni e mezzo fa era rimasta chiusa nei cassetti. «Un assessore comunale mi ha detto che, secondo voci correnti, la gara per l´affidamento del Global Service del patrimonio stradale verrà vinta dalla Romeo. Alcuni consiglieri sarebbero perciò stati invitati ad avere un atteggiamento "morbido"». Così disse il 30 marzo del 2006 Pietro Diodato, all´epoca consigliere comunale di An e attuale consigliere regionale. L´ha rivelato ieri, 981 giorni dopo, a una settimana dal suicidio di Giorgio Nugnes. Nell´ultima seduta prima delle elezioni amministrative, Diodato chiese di rendere una dichiarazione in aula a porte chiuse, esclusa dal resoconto scritto ufficiale della riunione. Le sue parole, in seduta segreta, vennero raccolte dal presidente del Consiglio d´allora, Giovanni Squame, invitato poi a inviare l´estratto del verbale alla Procura. «Credo che vi siano altri componenti del consiglio comunale - raccontò Diodato quel giorno - a conoscenza di tale circostanza. Sono disponibile a inserire il nome della ditta in una busta chiusa e sono certo che sarà la aggiudicataria». La Romeo, intendeva. Perché Diodato ricorda l´episodio? Intanto per negare l´esistenza di un patto trasversale fra centrodestra e centrosinistra. «Semmai - questo il suo parere - ci sono singoli soggetti che hanno relazioni. Sono associazioni temporanee d´impresa che si formano». Ma soprattutto «per richiamare il sindaco Iervolino alle sue responsabilità politiche e morali: l´unica che non l´abbia ancora fatto. Come mai riteneva così urgente discutere del Global Service? Bassolino, da sindaco, non permetteva a Romeo di mettere piede a Palazzo San Giacomo. Possibile che un sindaco dalla formazione giuridica come la Iervolino non abbia verificato certe voci?». La delibera in questione fu approvata dalla giunta il 24 marzo 2006, superò l´esame del collegio dei revisori dei conti il 29 e arrivò in aula il giorno successivo. Senza passare in commissione, come ricordò Squame in aula, perché lo statuto lo consente alle proposte dichiarate urgenti dal sindaco. Quella lo era. Per Diodato no. Che a porte chiuse aggiunse l´episodio delle pressioni ricevute da un assessore. Non ne fece il nome, non lo fa adesso. «È tuttora in giunta. Quando parlai, sbiancò». Il verbale secretato giunse davvero in Procura. Il fascicolo venne affidato al pm Novelli, dal quale Diodato è stato pure ascoltato. Di quell´incontro però non racconta molto: «Sì, mi sembra che mi abbia sentito lui. Cosa gli dissi? Si rivolga a qualche assessore. Il nome? Mi pare che il nome di chi premeva, lo fece proprio lui». Tutto però si fermò. L´istruttoria non aveva motivi di fare passi avanti perché quel consiglio comunale chiuse lì il suo mandato. Di Global Service non discusse mai: dinanzi alla denuncia di Diodato, l´allora capogruppo ds Giuseppe Balzamo trovò opportuno fermarne il percorso per approfondire la vicenda in commissione. Nugnes, che era capogruppo della Margherita, suggerì di trovare un´altra data in agenda prima delle elezioni per discuterne in aula. Non fu possibile. Alla luce degli ultimi eventi, gli atti di Novelli potrebbero essere trasmessi al pool composto dai pm D´Onofrio, Falcone e Filippelli, coordinati dal procuratore aggiunto Roberti, che indaga sulla seconda fase della discussione intorno alla delibera Global Service, approvata in aula nell´aprile 2007. Con giunta e consigli nuovi. La giunta di cui Nugnes era assessore.Ancora Diodato: «Perché nella consiliatura successiva la delega alle strade fu affidata proprio a lui? Il rapporto di affetto tra Giorgio e il sindaco era noto a tutti, tanto da spingerlo a mollare De Mita. Non vorrei che abbia indotto Nugnes ad abbassare le difese e diventare destinatario di certi interessi. Potrebbe essersi fidato di ciò che gli passava il sindaco, come se fosse una madre o una sorella. È possibile che sia stato vittima di un ingranaggio più grande. Qui stanno le responsabilità politiche e morali della Iervolino: non se ne è ancora fatta carico. Mi ha già querelato una volta, quando le chiesi perché il numero legale in aula cadesse sempre, eccetto che per l´acquisto del palazzo di via Verdi. Sono stato assolto».(07 dicembre 2008)

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ma se vai dietro alle voci, alle mezze parole, a quello che c'era o cì sarebbe nei cassetti....... è tutto un blah bla blah e non si capisce niente.lo sli che quando ci sono di mezzo i soldi e una variante al prg significa decidere dove si costruisce e dove no, le gare c'è chi le vince e chi no!! devi comprendere che ti stai "spendendo" su un campo minato pieno di trappole e trabocchetti.....!!!!!money money money money te cpiiiiii!!!???zorro

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pardon! mi riferivo a firenze...

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