Oh, vedi che, sviluppato su questi binari, il discorso diventa interessante?
Sgombriamo subito il campo dall'aspetto mio personale e del Governo Monti, poi analizziamo il resto.
Monti. Come ho già ripetuto un'infinità di volte, Monti ha fatto quel che doveva (ovvero mettere in pratica gli impegni assunti dal precedente esecutivo controfirmando la famosa lettera della BCE), con in più quel po' che la politica gli ha permesso. Se il discorso va su come il Paese dovrebbe orientarsi in futuro, lasciamo stare il passato.
IO. Come anche in questo caso già detto, non ho chiuso qui per andare a fare le stesse cose in Polonia. Qui ho avuto un'impresa edile fino ai primi anni 2000, poi ho deciso di chiudere. Come chiudono tantissime altre imprese. Da lì in poi, mi sono limitato a fare investimenti immobiliari (la differenza è sostanziale, perché mentre prima costruivo o ristrutturavo direttamente, sia per conto proprio che per terzi, ora mi limito ad acquistare, affittare e, se del caso, faccio costruire o ristrutturare ad altri), e lo faccio sia qui in Italia che in Polonia (anche se ormai qui, con l'immobiliare in crisi, non si fa quasi più nulla).
E veniamo al concreto. Proprio perché l'eventuale uscita dall'euro non implicherebbe automaticamente la insolvenza del debito, visto che il medesimo ci resterebbe comunque sul groppone con i relativi interessi, una volta in balia di una rediviva liretta questi ultimi schizzerebbero alle stelle. Così come il costo delle materie prime e dell'energia (non dimentichiamo, per tornare ai tuoi esempi precedenti, che la Svizzera ha il nucleare e la GB è Paese produttore di petrolio. Noi siamo invece dipendenti in tutto e per tutto), quindi l'accresciuta competitività per l'export si trasformerebbe in un clamoroso autogoal sia per l'import che per la massa degli interessi da pagare. Questo senza contare che: a) dubito seriamente che i nostri partner europei, una volta che decidessimo di uscire per ragioni di mera competitività, ci lascerebbero far loro concorrenza senza imporre dazi; b) tutto il valore dei nostri beni, sia mobiliari che immobiliari, verrebbe di colpo deprezzato: una sorta di patrimoniale monstre applicata per vie traverse e senza risolvere nulla (se patrimoniale dev'essere, usiamola almeno per abbassare il debito; anche se io preferirei evitare patrimoniali); c) accrescere la competitività mediante svalutazione è un drogare il mercato, un po' giocare con le carte truccate.
Non sarebbe meglio invece varare quelle benedette riforme come ha fatto la Germania nei primi anni 2000 e accrescere la nostra competitività usando la via maestra? Chi l'ha detto che noi non siamo in grado di fare quel che hanno fatto loro e competere a armi pari?
Le aziende e i marchi italiani vengono acquistati da stranieri? Be', un po' dispiace, è vero. Ma è il Mercato. E poi succede anche l'opposto: la Aston Martin, storico marchio inglese, è diventata di recente italiana ( a proposito, la grande Inghilterra fuori-dall'euro ha ormai perso del tutto la sua industria). Così pure gli occhiali ray-ban, acquistati già diversi anni fa da Del Vecchio e la stessa Chrysler, oggi della Fiat. E così tante altre ancora. Finché lo scambio è reciproco, va bene così. L'importante è che resti attiva la produzione. Del resto, qualche anno fa la stessa Ducati fu acquistata da un fondo d'investimento americano: la risanarono un po' nei conti poi la rivendettero - guadagnadoci - a un italiano. Nulla esclude che possa sucecdere anche stavolta.
Infine, dici che di polacchi lì da te ne vedi pochi? Al di là del fatto che i paesi emergenti non si esauriscono certo con la Polonia, ma prova a venire qui da noi in Riviera Romagnola di questi tempi e, fino a settembre inoltrato, prova a contarli. A occhio e croce, sono ormai tanti quasi quanto i crukki. E lo scambio è reciproco. E soprattutto fruttuoso. Prova a leggerti questo recentissmo articolo, se vuoi farti un'idea ( riguarda proprio la mia zona):
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/05/03/w...